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Wednesday, June 1, 2011

Nasa: celle a combustibile al metanolo al posto dell’idrogeno

E’ l’opzione proposta dagli scienziati del Jet Propulsion Laboratory (JPL) della Nasa che dopo anni di ricerca, hanno compiuto un passo avanti importante mettendo a punto un prototipo di ‘fuel cell’ al metanolo da 300 Watt. Siamo all’alba di un’economia al metanolo?
Nasa: celle a combustibile al metanolo al posto dell’idrogeno
Metanolo liquido al posto dell’idrogeno per fare funzionare le celle a combustibile. E’ l’opzione proposta dagli scienziati del Jet Propulsion Laboratory (JPL) della Nasa che dopo anni di ricerca, ha compiuto un passo avanti importante mettendo a punto un prototipo di 'fuel cell' al metanolo con una potenza da 300 Watt. “Questa cella a combustibile potrà diventare una fonte di energia efficiente e non inquinante privilegiata per le applicazioni civili e militari”, ha profetizzato Gerald Halpert, ex supervisore del settore di tecnologie elettromeccaniche del JPL. “Non vediamo l'ora di lavorare a più stretto contatto con il mondo industriale per sviluppare ulteriormente questa tecnologia e venire incontro alle richieste del mercato”, ha aggiunto Erik Brandon, che ricopre attualmente la carica.

Secondo gli scienziati, il metanolo è un’alternativa promettente all’idrogeno in quanto, pur utilizzando la stessa tecnologia, presenta diversi vantaggi a partire da una maggiore facilità di produzione e immagazzinamento. Inoltre, l’innovativa fuel cell realizzata dal Jet Propulsion Laboratory in collaborazione con l'University of Southern California di Los Angeles, molto facile da progettare e costruire, rappresenta, a detta degli studiosi, una fase molto prossima alla commercializzazione. Il meccanismo è lo stesso delle celle a idrogeno: il combustibile viene sottoposto a ionizzazione: in questo modo gli elettroni, separati dalle cariche positive, generano un flusso di corrente elettrica utilizzabile. Nel processo non vengono emesse sostanze inquinanti: i prodotti di scarto sono acqua, come nel caso dell’idrogeno, e CO2, benché in minime quantità. Questo tuttavia potrebbe essere un limite all’utilizzo generalizzato del metanolo in vista di una mobilità a emissioni zero, anche se gli scienziati assicurano che l’anidride carbonica sprigionata dal processo potrebbe anche essere catturata. Un altro limite è il processo di produzione: bisogna ricordare infatti che il metanolo viene prodotto a partire dal metano, o da altri combustibili fossili, come il carbone, in processi che comportano emissioni di CO2. Tuttavia, una parziale soluzione a questo problema potrebbe essere l’utilizzo come materia prima per la produzione di metanolo di biomasse (scarti agricoli, rifiuti organici, legno, deiezioni animali), sottoposte a un processo di gassificazione. Ancora più interessanti sono i processi che prevedono invece l’utilizzo della stessa CO2, che potrebbe essere recuperata dai fumi industriali, dalle centrali elettriche e dalle stesse auto alimentate a metanolo.

Secondo gli scienziati della Nasa, questa fonte di energia potrebbe essere utilizzata per alimentare una vasta gamma di dispositivi, dai generatori di energia elettrica stand-alone per gli edifici ai veicoli elettrici, dai gadget ai dispositivi mobili, dando luogo a un’economia al metanolo, alternativa alla rifkiniana economia all’idrogeno, la cui produzione su vasta scala è ancora massicciamente legata alle fonti fossili, benché anche in questo caso si stiano facendo strada processi di produzione alimentati a fonti rinnovabili. (f.n.)

Fonte: http://www.zeroemission.tv

Commento di Oliviero Mannucci: Volevo avvertire la NASA che in Toscana, in Chianti a 50 metri da casa mia esiste una fonte di energia, che potrebbe essere impiegata per le future missioni spaziali. La fonte di energia in questione, si chiama Roberto, ha 43 anni e se alimentato a dovere con una abbondante fagiolata è in grado di sprigionare gas metano con una pressione e un fragore veramente assordante. Sicuramente utilizzando questa incosueta forma di propulsione si potrebbero portare gli astronauti su Marte non in mesi ma nel giro di poche ore, ma probabilmente arriverrebbero morti, ma non perchè sottoposti ad una pressione gravitazionale troppo forte dovuta alla velocità ( quelle sono quisquilie), ma perchè sarebbero uccisi dal metano stesso, che produrrebbe un effetto devastante sulle capacità olfattive degli stessi malcapitati con conseguente intossicazione, se non opportunatamente protetti. Utilizzando più individui con queste inconsuete capacità, messi in serie, sempre dopo averli nutriti con un abbondante fagiolata, probabilmente si potrebbe far arrivare degli uomini sulle stelle più vicine per poi non farli più tornare indietro però. La proposta è seria ed ecologicamente valida, contattami!

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