Una nota di Marco Ligi, ricercatore dell’Istituto di scienze marine (Ismar) del Cnr su una spedizione geofisica promossa dal Dipartimento scienze del sistema terra e tecnologie per l’ambiente del Cnr e l’università Sapienza, che rivela la natura geologico-strutturale dell’area tra le più sismicamente attive in tutto il Mediterraneo. La ricerca è pubblicata su Scientific Reports.
La campagna ha coinvolto ricercatori Cnr degli Istituti di scienze marine, ambiente marino costiero (Iamc) e di geologia ambientale e geoingegneria (Igag).
Lo Stretto di Messina è una delle zone
più sismicamente attive di tutta l’area Mediterranea. I risultati di una
recente spedizione geofisica, sponsorizzata da Dta/Cnr, forniscono un
nuovo quadro dell’assetto geologico-strutturale della regione. La
ricerca è pubblicata su Scientific Reports (Nature Publishing Group)
La mattina del 28 Dicembre del 1908, un
violento terremoto seguito da tsunami devastò la regione adiacente lo
Stretto di Messina causando più di sessantamila vittime. Quale sia stata
la sorgente sismica che causò il terremoto del 1908 ed il successivo
tsunami, è ancora motivo di dibattito. Nel corso dei secoli diversi
forti terremoti si sono succeduti in quest’area, oggi densamente
popolata e dove imponenti infrastrutture sono in via di pianificazione.
Risulta dunque evidente la necessità di comprendere al meglio l’assetto
strutturale dell’area per una corretta valutazione del rischio sismico e
geologico.
Un passo in avanti verso la comprensione
delle strutture attive che interessano l’area dello Stretto di Messina è
stato fatto grazie ad uno studio geologico-geofisico condotto con la
nave oceanografica Urania (campagna TIR10, ottobre 2010), da un gruppo
di ricerca dell’ Università La Sapienza di Roma, degli Istituti di
Scienze Marine (Ismar), di Geologia Ambientale e Geoingegneria (Igag) e
per l’Ambiente Marino Costiero (Iamc) del Cnr, e dell’ Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Durante la campagna di ricerca,
sponsorizzata dal Dipartimento di Scienze del sistema Terra e tecnologie
per l’ambiente (Dta/Cnr) per un rilancio del Progetto Crop (Crosta
Profonda), sono stati acquisiti nell’area dello Stretto e del margine
tirrenico orientale nuovi profili di sismica a riflessione multicanale e
dati batimetrici multifascio. Lo studio, pubblicato su Scientific
Reports (www.nature.com/srep),
ha messo in evidenza che la regione dello Stretto di Messina è
interessata da un complesso sistema di faglie dove coesistono su brevi
distanze, regimi tettonici diversi: estensionali, trascorrenti e
compressivi. Infatti, diverse faglie attive sono state individuate anche
nel settore settentrionale dello Stretto che si affaccia sul Mar
Tirreno, dove inoltre è presente una vasta struttura ad anticlinale,
anch’essa attiva, che interessa l’intera crosta superiore. Queste
strutture sono interpretate dagli autori come dovute a traspressione
destra, lungo una direttrice orientata WNW-ESW al largo della costa
della Sicilia nord-orientale, che coesistono con quelle estensionali o
trastensive del settore meridionale dello Stretto.
Questo complesso quadro strutturale sembra essere controllato dalla presenza di una zona di trasferimento diffusa tra la zona di subduzione di litosfera ionica al di sotto dell’arco calabro, che arretra velocemente verso SE, e la zona di subduzione al di sotto della Sicilia, che arretrando più lentamente in direzione N-S, si muove in moto relativo verso WNW. (Marco Ligi)
Questo complesso quadro strutturale sembra essere controllato dalla presenza di una zona di trasferimento diffusa tra la zona di subduzione di litosfera ionica al di sotto dell’arco calabro, che arretra velocemente verso SE, e la zona di subduzione al di sotto della Sicilia, che arretrando più lentamente in direzione N-S, si muove in moto relativo verso WNW. (Marco Ligi)
Fonte: http://www.reset-italia.net
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