di Michele Paris
Dopo settimane di accurate indagini e ricerche, il Dipartimento di
Polizia della città di New York qualche giorno fa ha arrestato l’artista
locale Essam Attia, al quale sono stati contestati ben 56 capi
d’accusa. Lo sforzo messo in atto dalla polizia newyorchese sembrerebbe
dover essere giustificato, ad esempio, dalle azioni di un pericoloso
terrorista.
L’unico crimine compiuto dal 29enne originario del Maine è stato
invece quello di avere affisso nelle strade della metropoli una serie di
manifesti satirici che descrivono il possibile uso di droni da parte
del Dipartimento di Polizia per monitorare il comportamento dei
cittadini.
Tra il 14 e il 16 settembre scorso, Essam Attia si è finto un
dipendente del municipio di New York e ha sostituito decine di manifesti
pubblicitari situati nelle apposite teche cittadine con altri di sua
creazione che raffiguravano, tra l’altro, una famiglia in fuga presa di
mira da un missile lanciato da un velivolo senza pilota con la dicitura
“Droni del Dipartimento di Polizia di New York: protezione quando meno
te lo aspetti”.
Le forze di polizia hanno alla fine fermato Attia, infliggendogli
un’autentica lezione che ha tutte le caratteristiche di una vera e
propria vendetta per avere mosso loro delle critiche in maniera così
clamorosa. Tra le numerose accuse a suo carico ci sono quelle di furto e
possesso di arma da fuoco dopo che al momento dell’arresto è stata
rinvenuta nel suo appartamento di Manhattan una vecchia pistola calibro
22 scarica. Dopo il fermo, Attia ha potuto lasciare il carcere su
cauzione.
Fotografo, artista di strada e, secondo quanto riportato dall’Huffington Post,
“ex analista geo-spaziale” per l’esercito americano in Iraq, Essam
Attia aveva spiegato le ragioni del suo gesto in una video-intervista al
sito animalnewyork.com il 24 settembre scorso, mascherando il proprio aspetto e la propria voce per evitare di essere riconosciuto dalla polizia.
I manifesti esposti per le strade di New York, affermava Attia,
sarebbero serviti per “stimolare un dibattito sull’uso dei droni nello
spazio aereo americano”. A suo dire, “alcuni dipartimenti di polizia in
Texas già ne hanno a disposizione ed è solo questione di tempo prima che
arrivino anche a New York”. Attia ha poi ricordato che “in questo
momento i droni vengono utilizzati per uccidere delle persone. Sono
armati e lanciano missili. Stiamo combattendo una guerra illegale in
Pakistan ma nessuno sembra volerne parlare”.
La
provocazione di Essam Attia prefigura uno scenario che potrebbe
diventare reale negli Stati Uniti in un futuro non molto lontano. Lo
scorso mese di febbraio, infatti, il Congresso di Washington ha
approvato una legge che dà il via libera all’impiego fino a 30 mila
droni nello spazio aereo domestico entro il 2020, principalmente con
funzioni di sorveglianza.
I velivoli che la CIA e i reparti speciali dell’esercito operano
regolarmente in paesi come Pakistan, Yemen o Somalia, prendendo di mira
presunti accusati di terrorismo, sono invece già in funzione da qualche
tempo lungo il confine con il Messico per tenere sotto controllo
l’immigrazione illegale. Autorità locali e federali hanno infine già in
dotazione svariati droni, come ad esempio negli stati di California,
North Dakota, Maryland, Florida e Nebraska.
Proprio a New York, poi, sono recentemente emerse le prove di
discussioni tra il Dipartimento di Polizia e l’agenzia federale che
sovrintende all’aviazione civile (FAA) nelle quali il primo ha affermato
appunto di stare valutando il possibile uso di aerei senza pilota come
strumenti di prevenzione del crimine.
La polizia dei New York ha peraltro già istituito un reparto speciale
di intelligence al proprio interno dopo l’11 settembre 2001, deputato
al monitoraggio e alla raccolta di informazioni su individui considerati
potenziali minacce per la sicurezza nazionale, in particolare quelli di
fede musulmana o appartenenti a gruppi di protesta come Occupy Wall
Street.
La diffusione dei droni anche in territorio americano comporta
inoltre la creazione di un mercato che può valere svariati miliardi di
dollari e le aziende produttrici svolgono perciò da tempo un’intensa
attività di lobby per ottenere nuove commesse da parte del governo
federale e delle autorità statali e di polizia.
Alla Camera dei Rappresentanti è addirittura già stato creato un
gruppo parlamentare (House Unmanned Systems Caucus) formato da una
sessantina di deputati che si adoperano per la promozione dei droni sul
suolo nazionale.
L’evoluzione dei droni e l’utilizzo capillare che ne verrà fatto
anche internamente confermano dunque ancora una volta come le tecniche
sviluppate per fronteggiare la cosiddetta guerra al terrore contro
minacce esterne saranno sempre più utilizzate per controllare e
reprimere il dissenso domestico negli Stati Uniti.
Un’arma quella dei droni che, assieme ad altre già consolidate,
risulterà dunque fondamentale per la classe dirigente d’oltreoceano in
un contesto storico caratterizzato dalla crisi strutturale del
capitalismo e dall’aumento delle tensioni sociali in conseguenza delle
politiche sempre più reazionarie messe in atto per salvare l’attuale
sistema e i rapporti di classe esistenti.
Fonte: http://www.altrenotizie.org
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