A proposito di astronavi aliene, dal momento che abbiamo parlato della
presunta ed enorme formazione che sarebbe in arrivo, mi viene in mente
che un paio di mesi fa Massimo Fratini sul sito “Segnali dal cielo” ha
affrontato un tema interessante: quello della possibile natura delle
navicelle extraterrestri. Commentando un filmato su Youtube di David
Adair (che qui vi propongo: è in inglese, avverto), ha spiegato quanto
sostiene il consulente che ha lavorato nell’Area 51. Desidero pertanto,
chiedendo il permesso a “Segnali dal cielo”, rilanciare la maggior parte
di quello scritto. Alla fine del testo troverete anche le ragioni che
mi hanno spinto a farlo.
David Adair, consulente tecnologico, ha lavorato presso il sito
S3 di Groom Lake – Area 51 ed è uno dei pochi testimoni che durante
un’intervista video ha confermato i suoi incontri con un’astronave
aliena e di averne visionato la struttura del motore. Lui stesso ammette
che era giovanissimo e ragazzo prodigio, quando fu messo al servizio
del generale Curtis Lemay dell’Air Force nel 1971 a Groom Lake, Nevada
(Area- 51). Ascoltando la sua testimonianza di prima mano circa
l’avanzata tecnologia aliena e segreti più gelosamente custoditi dai
nostri militari, vi viene la pelle d’oca. Adair spiega come all’età di
17 anni ha costruito un sistema elettromagnetico al plasma, un vero e
prorpio motore di contenimento di fusione a razzo ed è stato invitato
successivamente da pezzi grossi della Air Force per lanciarlo a White
Sands. Questo lo ha portato ad essere un pezzo importante del puzzle
all’interno del team di scienziati che opera presso il sito S3 dell’
Area 51 nel Nevada, dove lui stesso vide un motore che era anni luce al
di là di qualsiasi cosa sulla Terra. David dichiara che le astronavi
extraterrestri sono sofisticate, si comportano come “biomacchine”
reagendo ai pensieri e alle emozioni dei suoi piloti.
Queste
astronavi sembrano dunque veri e propri apparati viventi: come persone,
riescono a captare ogni minima emozione e la nostra energia dell’amore.
“Sono un ex rapito dagli alieni e sono stato preso a bordo di una nave
ET – così dichiara Adair -. Loro stessi mi hanno detto, che la nave era
un organismo vivente e possiede un vero e proprio ciclo di vita. Queste
navi spaziali hanno lo scopo unico di effettuare viaggi interstellari.
Ci sono moltissimi modelli e tipologie, oltre al fatto che, essendo
biomacchine, possono anche trasformarsi. Quindi, possono cambiare la
loro forma, diventando addirittura invisibili”. I nativi americani hanno
una conoscenza approfondita di queste navi e hanno dato loro un nome
per queste: le Manisolas. In primo luogo sono astronavi che si possono
interfacciare tra le dimensioni, creando tunnel spaziali o Wormholes
(Stargate). Una volta creato il tunnel ecco che la biomacchina si
interfaccia con le tre o quattro dimensioni e con con la forza della
vita stessa, la forza dell’Amore. Le Manisolas hanno anche a che fare
con quelle forze che cercano di imprimere le loro forme di pensiero
nella coscienza della Terra e dei suoi esseri collettivi. Rammento che
la Terra è un’entità vivente e la sua forma-pensiero si interfaccia con
le bioastronavi e con l’equipaggio che si trova a bordo. In questo caso è
da rammentare che quello che succede all’interno dell’astronave e
all’equipaggio è ciò che la fisica moderna definisce un “entanglement
quantistico”, ovvero la correlazione e la gestione di una procedura di
“imprinting” che diventa molto più potente di qualsiasi altra cosa al
mondo. Ma solo per quegli esseri che la possono controllare…”
Fin
qui Fratini e, soprattutto, Adair. immagino che sarà un tema molto
controverso di discussione. Ma c’è un aspetto che mi preme sottolineare e
che mi ha spinto a parlare di tutto cià: le famose sfere intelligenti
che tanti – inclusi alcuni partecipanti al nostro blog – hanno osservato
e con le quali hanno interagito, paiono proprio avere queste
caratteristiche. E solo a determinate condizioni questo contatto può
avere luogo.
(immagini tratte da rankavv.wordpress.com e da cristytepes.wordpress.com)
Fonte: http://misterobufo.corriere.it
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