Sin dalla sua scoperta nell’Aprile del 2004, l’asteroide 99942 Apophis
ha rappresentato una seria preoccupazione per la Terra. I calcoli
preliminari ipotizzarono addirittura una collisione con il nostro
pianeta per il 2029, ma il rischio successivamente fu ampiamente
declassato, sino a giungere alla conclusione definitiva che Apophis nel
2029 non impatterà con la Terra. Tuttavia, il passaggio di tale data
sarà determinante per capire il reale rischio del 2036, quando “ancora oggi – affermano gli scienziati del Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA – c’è ancora una piccola possibilità di impatto”.
Negli anni seguenti, tuttavia, la roccia spaziale di 270 metri potrebbe
sfiorare il nostro pianeta, e le prababilità che possa colpirci, seppur
remotissime, non sono nulle. Secondo gli scienziati della NASA,
la possibilità che l’asteroide ci colpisca nel 2068 sono di circa 2,3
su un milione. Sulla base di misure radar e ottiche effettuate tra il
2004 e il 2012, si è scoperto che l’asteroide il 13 Aprile 2029 si
troverà a una distanza così ravvicinata da raggiungere una magnitudine
pari a 3,3, tanto da poter essere visibile ad occhio nudo dall’Europa,
dall’Africa e dall’Asia occidentale. Questo passaggio ne modificherà
l’orbita, rendendo le previsioni per il passaggio del 2036 ancora
incerte.
Condizione fondamentale per colpire il nostro pianeta, sarà il suo passaggio all’interno del cosiddetto “buco della serratura”,
un’area di spazio molto piccola nella quale un passaggio di Apophis
vorrebbe dire collisione futura con il nostro pianeta. Una delle grandi
incognite è rappresentata dall’effetto Yarkovsky, un
fenomeno scoperto da un ingegnere russo del XX secolo. La superficie
illuminata degli asteroidi (giorno) viene riscaldata dal Sole e si
raffredda nella fase di non esposizione ai raggi solari (notte). A causa
di questo fenomeno gli asteroidi tendono ad emettere una maggiore
quantità di calore dalla zona superficiale che si trova a “pomeriggio”.
Praticamente la parte più calda dell’oggetto cosmico irradia maggiore
energia rispetto alla parte più fredda. Su un corpo sufficientemente
piccolo tale spinta ha direzione opposta a quella dell’emissione termica
e provoca una leggera accelerazione che finora non si era mai riusciti a
misurare. La quantità di forza rilasciata è incredibilmente piccola,
soprattutto considerando la massa complessiva degli asteroidi, ma nei 12
anni di osservazioni condotte su Golevka, la piccola forza osservata ha
causato una deviazione di 15 chilometri. Applicando la stessa forza per
decine di milioni di anni l’effetto sull’orbita dell’asteroide è
immenso. La domanda che ci si pone, quindi è se, nel corso del tempo,
l’effetto Yarkovsky sta fornendo un’accelerazione ad Apophis, alterando
le stime per i futuri contatti.
Renato Sansone
No comments:
Post a Comment
Note: Only a member of this blog may post a comment.