Umberto Mazzantini
Da giorni circola la notizia che, a causa dell'ondata di freddo senza precedenti, la Germania ha riavviato alcuni dei reattori nucleari che aveva chiuso nel 2011 dopo la catastrofe nucleare di Fukushima Daiichi. Chi ha diffuso (anche in Italia) questa vera e propria bufala, spesso la condisce con un'altra falsità: la riapertura degli obsoleti reattori nucleari tedeschi sarebbe la dimostrazione che solo il nucleare può contrastare le ondate di freddo e caldo causate dai cambiamenti climatici (che poi tra i teorici di tutto questo ci siano anche eco-scettici a gettone è un altro problema...).
La storiella che la Germania fosse pronta a riavviare le centrali nucleari spente, soprattutto nel sud "congelato" del Paese, è stata pubblicata per la prima volta da "Handsblatt", è stata ripresa subito da diversi media europei e poi rilanciata dall'autorevolissima agenzia France Presse, subito citata con entusiasmo da alcuni giornali russi. Per esempio, Vladimir Slivyak, co-presidente dell'associazione ambientalista russa Ecodefence, cita il caso della radio Ekho Movsky che ha detto esplicitamente che in Germania si stavano rimettendo in linea parecchi reattori nucleari e che questa era «Una misura precauzionale resa necessaria, tra l'altro, dalle temperature insolitamente basse».
Ma che qualcosa non quadrava era chiaro fin dall'inizio: una parte dei media ha detto che la decisione di riavviare i reattori era stata presa dagli operatori di rete tedeschi, ma la cosa può avvenire solo con l'autorizzazione e la supervisione del governo federale, delle quali non c'è traccia. Jan Haverkamp, un esperto di nucleare di Greenpeace ha spiegato che «Le 8 centrali nucleari chiuse in Germania dopo Fukushima non hanno più le licenze e non possono legalmente tornare in funzione» e nemmeno essere utilizzate come "riserva".
Quindi i giornali hanno "abboccato" ad un'esca di notizie fatte circolare attraverso "interpretazioni", probabilmente dalla lobby nucleare tedesca. Ma nessuno dei reattori inattivi è ritornato in rete. E' invece vero che, come successo in Italia, alcune centrali a petrolio e carbone chiuse sono state messe in stand-by in caso di aumento della domanda di elettricità o di altre emergenze. La stessa cosa è successa con una centrale a carbone in Austria.
Handlesblatt scriveva che nel sud della Germania la situazione energetica critica, visto che 5 delle 8 centrali nucleari chiuse si trovano in quell'area, dove la domanda è alta e si temeva per gli approvvigionamenti. Un rischio che secondo Haverkamp non si è mai corso. E' dovuta intervenire la cancelliera Angela Merkel in persona che ha rassicurato: «L'alimentazione in Germania rimane stabile. I consumatori non devono preoccuparsi», escludendo qualsiasi rischio di un blackout causato da un aumento del consumo di energia. La Merkel, che a pochi mesi dalle elezioni non vuole certo infilarsi in una polemica sul nucleare che l'ha già costretta ad un'umiliante marcia indietro, ha anche detto che sono necessari maggiori sforzi per accelerare la transizione verso fonti energetiche rinnovabili. Quindi, nessun cambiamento nella politica della Germania per uscire dal nucleare né del programma di chiusura delle centrali atomiche. Ma, nonostante le dichiarazioni della Merkel, praticamente nessuno dei giornali occidentali e russi che avevano lanciato la notizia del riavvio delle centrali hanno rettificato la bufala.
La cosa più paradossale è che l'ondata di gelo che ha colpito l'Europa non ha messo in difficoltà la Germania che sta uscendo dal nucleare, ma la Francia di Nicolas Sarkozy che non ha nessuna intenzione di farlo. In Francia l'80% dell'energia elettrica domestica è prodotta da centrali nucleari, ma improvvisamente nei giorni scorsi non è stata più in grado di soddisfare la crescente domanda di energia elettrica ed ha dovuto importare energia dalla vicina Germania "anti-nucleare".
Il sistema è andato in tilt per i sui stessi difetti: in Francia sono diffusissimi i riscaldamenti elettrici e i consumi sono schizzati alle stelle con il gelo, e il "rigido" nucleare (che si sostiene economicamente anche grazie all'imposizione del "tutto-elettrico" nelle case francesi) non è stato in grado di reagire.
«È interessante notare - dice sempre Slivyak - che l'anno scorso, quando la Germania, resa sobria dal disastro di Fukushima, ha preso la decisione di chiudere un terzo dei suoi reattori nucleari in un colpo solo, gli esperti più autorevoli e ben pagati del mondo si precipitarono a fare profezie nefaste sull'imminente destino energetico della Germania (non della Francia), per questo inverno».
La bufala della riapertura delle centrali nucleari tedesche è stata rilanciata in grande stile Russia dal monopolista atomico statale Rosatom, che ha messo i sui addetti stampa al lavoro in Tv per far credere ai russi che i "pasticcioni" tedeschi stavano ricredendosi della "pazzia" dell'eolico per ritornare ai vecchi, buoni ed affidabili reattori nucleari. Inoltre, prevedendo un inverno freddo poi puntualmente arrivato, i piazzisti del nucleare russo erano già stati in Germania (ma anche in Francia!) a proporre la vendita dell'energia nucleare prodotta dalle loro centrali pre-Chernobyl.
La Francia nucleare subì simili problemi di carenza di energia anche durante le ondate di caldo degli anni passati, e dovette ricorrere a forniture dall'estero (Germania ed Italia comprese). Secondo Slivyak, «Scopriamo che i problemi energetici che si trova ad affrontare la nazione più pro-nucleare del mondo sono la migliore illustrazione degli ampi rischi della dipendenza eccessiva in materia di energia nucleare che comportano l'Inverno o l'estate, il freddo o il caldo, dato che i reattori nucleari si dimostrano molto sensibili alle condizioni meteorologiche estreme. Tuttavia, condizioni meteorologiche estreme sono solo destinate a diventare più frequenti con il progredire dei cambiamenti climatici. La dipendenza della Francia dal nucleare non aumenta, ma mina la sua sicurezza energetica, e la rende molto più vulnerabili alle sfide del cambiamento climatico. Nel frattempo, il leader della Russia, Vladimir Putin, usa l'esempio della Francia per sostenere il contrario: la pretesa necessità della Russia di aumentare la quota del nucleare nel suo complesso della produzione di energia. La Russia coltiva ancora il progetto di costruire fino a 40 nuovi reattori nucleari, una prospettiva che fa immaginare esorbitanti spese in bilancio, la proliferazione delle reti di corruzione per i nuovi cantieri e un rischio crescente di incidenti, a causa sia delle attrezzature contraffatte che di cattiva qualità».
Il co-presidente di Ecodefence conclude: «L'anno scorso, Germania, Svizzera, Belgio, Giappone, Italia, e molte altre nazioni hanno dichiarato, in un modo o nell'altro, il loro intento di perseguire un'alternativa più sicura ed affidabile. Quest'inverno, la scelta della Germania ha pagato, mentre la Francia è diventata un caso sfortunato. Al punto di dimostrare quanto siano avventate le scommesse sull'energia nucleare. Alla Russia, con un vasto menù di fonti energetiche rinnovabili a sua disposizione, potrebbe servire davvero bene da lezione il fallimento della Francia. In qualche modo, però, il governo russo vuole ancora la sua sicurezza energetica alla francese».
Fonte: http://www.greenreport.it
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