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Saturday, February 18, 2012

Trovati nel deserto di Atacama batteri «quasi marziani»

A tre metri di profondità in una zona ipersalina

MILANO - Nel luogo più arido della Terra come il deserto di Atacama in Cile, a tre metri sotto il suolo, hanno trovato immersa nel sale un’oasi di microrganismi. Sono archeobatteri, cioè batteri primitivi, individuati grazie a un nuovo microscopico strumento, un biochip, realizzato al Centro di astrobiologia di Madrid che, su questo fronte, lavora in stretto contatto con il centro Ames della Nasa in California.

BIOCHIP - Lo strumento è stato concepito proprio per cercare la vita su altri pianeti, in primo luogo su Marte, ovviamente. E intanto nel suo collaudo l’ha trovata... sul pianeta Terra, però nel luogo più simile al Pianeta Rosso tanto che qui si conducono sperimentazioni di vario genere legate alla futura esplorazione marziana. In uno spessore ipersalino tra i due e tre metri di profondità vive dunque questa colonia della vita «che abbiamo chiamato ‘oasi microbica’», spiega sulla rivista Astrobiology Victor Palo del centro madrileno, «perché i microrganismi hanno creato un habitat ricco di alite (salgemma) e altri composti altamente igroscopici come anidrite e perclorato che assorbono acqua».

CONDENSAZIONE - I substrati in cui prospera l’oasi favoriscono l’acquisizione del vapore acqueo che si condensa sulla superficie in cristalli di sale diventando una risorsa per la vita nascosta. Condensa di acqua in superficie è stata fotografata anche dalla sonda Phoenix della Nasa sbarcata nel polo Nord marziano. Gli archeobatteri trovati non sono diversi da altre specie già rinvenute sulla Terra, ma questi hanno la peculiarità di sopravvivere in profondità senza ossigeno e senza luce. Il loro ambiente è molto simile ad alcune zone individuate dai robot marziani della Nasa Spirit e Opportunity in due aree diverse del Pianeta Rosso.

FORME DI VITA MARZIANA - Il tipo di microorganismi dell’oasi cilena è quello che finora si avvicina di più - dicono gli astrobiologi – alle possibili forme di vita che si potrebbero scoprire proprio nei primi strati del suolo marziano. Tra l’altro – sottolineano – in quelle condizioni le molecole biologiche si preservano al meglio e quindi è possibile anche trovare prodotti biologici magari lasciati da microorganismi vissuti milioni di anni fa. Il nuovo strumento autore della scoperta e battezzato Solid (Signs of Life Detector) è formato da un biochip nel quale sono stivati 450 anticorpi in grado di identificare materiale biologico come zucchero, Dna, proteine. I campioni sono raccolti e processati automaticamente mostrando alla fine la presenza dei vari composti e degli eventuali microrganismi. Solid sarà imbarcato su una delle future spedizioni su Marte sperando che sia altrettanto fortunato come lo è stato sulla Terra.

Giovanni Caprara

Fonte: http://www.corriere.it

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