Sulla stella Dg Tauri scoperto un disco di vapor acqueo
grazie a un team guidato da un'astrofisica italiana
di Enzo Vitale
ROMA
- Per adesso è solo vapor acqueo, ma chissà, fra qualche miliardo di
anni questa “nuvola” cosmica si protrebbe trasformare in acqua. L'acqua
di migliaia di oceani racchiusi in un sistema planetario in formazione
nella stella Dg Tau, un giovane astro nella costellazione del Toro a
circa 450 anni luce dal nostro pianeta.
«E’ una scoperta importante che ha delle implicazioni fondamentali -è stato il commento di Linda Podio, astrofisica dell'Inaf e responsabile di un progetto internazionale che ha sfruttato le osservazioni condotte dal telescopio spaziale Herschel dell’Esa-. Una scoperta che potrebbe spiegare l'origine dell'acqua e della vita sulla Terra».
A dar retta alle ultime teorie, sembrerebbe che alle sue origini il nostro pianeta era completamente asciutto e l'acqua vi sia giunta solo circa 4 miliardi di anni fa, grazie ad asteroidi e comete che si sarebbero formati nelle regioni esterne del primordiale disco. Questi corpi si sarebbero poi schiantati sulla Terra durante la fase che prende il nome di «bombardamento tardivo».
Nella loro lunga ricerca gli studiosi hanno osservato che nel disco di DG Tau, una stella simile al nostro Sole, è contenuta una massa pari a centomila volte la quantità di acqua che è contenuta nei nostri Oceani. Insomma un super serbatoio in grado di riempire i mari di un futuro pianeta.
Al progetto di ricerca, oltre alla Podio (attualmente in forza all'Università di Grenoble e associata Inaf), partecipano anche altri ricercatori italiani: Claudio Codella e Brunella Nisini, rispettivamente degli Osservatori di Arcetri e Roma.
«Siamo riusciti anche a localizzare la posizione di questo enorme serbatoio -ha continuato l'astrofisica italiana-, si trova in una fascia compresa tra 10 e 100 Unità Astronomiche dalla stella (una Unità Astronomica equivale alla distanza Terra-Sole). Ma poiché l'acqua in forma di vapore è solo una piccola parte del totale, ne deduciamo che la quantità d'acqua intrappolata nei mantelli dei grani di polvere sotto forma di ghiaccio potrebbe essere maggiore».
Linda Podio non nasconde un desiderio: quello tornare in Italia.
«Dopo il dottorato -dice- sono stata in Irlanda, Olanda e ora in Francia, però mi piacerebbe ritornare nel mio Paese».
Il Precedente
Già nell'ottobre dello scorso anno, sempre nella costellazione del Toro, un altro team di ricercatori guidato da un'altra italiana, Paola Caselli dell’Università di Leeds, aveva scoperto che nel sistema L1544 si sta formando una stella simile al nostro Sole. Anche in questo caso in quell’ammasso ancora informe di polveri e gas, fu individuato per la prima volta vapor d'acqua
«La sua massa totale -era stato il commento della Caselli dell'Inaf- è corrispondente a circa 2000 oceani terrestri, mentre è presente una ben più grande riserva di acqua ghiacciata, corrispondente a circa 2,6 masse di Giove».
Intanto, per ritornare all'ultima scoperta su Dg Tauri, non conosceremo mai se fra tre o quattro miliardi di anni nel suo sistema di pianeti se ne formerà uno simile al nostro. Quello che sappiamo di certo è che uno degli ingredienti fondamentali per la vita, l'acqua, di certo non mancherà.
«E’ una scoperta importante che ha delle implicazioni fondamentali -è stato il commento di Linda Podio, astrofisica dell'Inaf e responsabile di un progetto internazionale che ha sfruttato le osservazioni condotte dal telescopio spaziale Herschel dell’Esa-. Una scoperta che potrebbe spiegare l'origine dell'acqua e della vita sulla Terra».
A dar retta alle ultime teorie, sembrerebbe che alle sue origini il nostro pianeta era completamente asciutto e l'acqua vi sia giunta solo circa 4 miliardi di anni fa, grazie ad asteroidi e comete che si sarebbero formati nelle regioni esterne del primordiale disco. Questi corpi si sarebbero poi schiantati sulla Terra durante la fase che prende il nome di «bombardamento tardivo».
Nella loro lunga ricerca gli studiosi hanno osservato che nel disco di DG Tau, una stella simile al nostro Sole, è contenuta una massa pari a centomila volte la quantità di acqua che è contenuta nei nostri Oceani. Insomma un super serbatoio in grado di riempire i mari di un futuro pianeta.
Al progetto di ricerca, oltre alla Podio (attualmente in forza all'Università di Grenoble e associata Inaf), partecipano anche altri ricercatori italiani: Claudio Codella e Brunella Nisini, rispettivamente degli Osservatori di Arcetri e Roma.
«Siamo riusciti anche a localizzare la posizione di questo enorme serbatoio -ha continuato l'astrofisica italiana-, si trova in una fascia compresa tra 10 e 100 Unità Astronomiche dalla stella (una Unità Astronomica equivale alla distanza Terra-Sole). Ma poiché l'acqua in forma di vapore è solo una piccola parte del totale, ne deduciamo che la quantità d'acqua intrappolata nei mantelli dei grani di polvere sotto forma di ghiaccio potrebbe essere maggiore».
Linda Podio non nasconde un desiderio: quello tornare in Italia.
«Dopo il dottorato -dice- sono stata in Irlanda, Olanda e ora in Francia, però mi piacerebbe ritornare nel mio Paese».
Il Precedente
Già nell'ottobre dello scorso anno, sempre nella costellazione del Toro, un altro team di ricercatori guidato da un'altra italiana, Paola Caselli dell’Università di Leeds, aveva scoperto che nel sistema L1544 si sta formando una stella simile al nostro Sole. Anche in questo caso in quell’ammasso ancora informe di polveri e gas, fu individuato per la prima volta vapor d'acqua
«La sua massa totale -era stato il commento della Caselli dell'Inaf- è corrispondente a circa 2000 oceani terrestri, mentre è presente una ben più grande riserva di acqua ghiacciata, corrispondente a circa 2,6 masse di Giove».
Intanto, per ritornare all'ultima scoperta su Dg Tauri, non conosceremo mai se fra tre o quattro miliardi di anni nel suo sistema di pianeti se ne formerà uno simile al nostro. Quello che sappiamo di certo è che uno degli ingredienti fondamentali per la vita, l'acqua, di certo non mancherà.
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