Affidata all’Università di Trento la realizzazione del più importante
strumento della missione spaziale voluta da Nasa, Esa e Asi. Lo
strumento super tecnologico esplorerà i satelliti di Giove
TRENTO. C’è vita nel sistema solare? La Nasa, l’Esa (l’Agenzia
spaziale europea) e l’Asi (quella italiana) si affideranno
all’Università di Trento per saperlo. Parte da Povo, infatti, il
progetto di un radar super sofisticato che permetterà di realizzare la
più grande missione spaziale internazionale prevista per l’esplorazione
del sistema solare, dei prossimi 20 anni.
Ed è di Roberto Bruzzone, professore ordinario di
Telecomunicazioni presso il Dipartimento di Ingegneria e Scienza
dell'Informazione di Trento, e del suo gruppo di ricerca, l’ideazione
dello strumento più importante della missione. “Si chiama radar sounder –
spiega Bruzzone – ed è un apparecchio capace, tramite onde
elettromagnetiche, di rivelare e fotografare, direttamente da satellite,
quello che avviene al di sotto delle superfici dei corpi celesti. In
particolare il nostro strumento sarà utilizzato per analizzare Callisto,
Europa e Ganimede, le lune ghiacciate di Giove. In queste vi sono alte
probabilità che ci sia la presenza di acqua, ghiacciata in superficie e
liquida in profondità. E l’acqua è la principale variabile per
ipotizzare la presenza di forme di vita elementari, presenti o passate.
Grazie al nostro apparecchio sarà possibile entrare fino a 9 chilometri
sotto la superficie di questi corpi, analizzandoli in profondità”. La
partenza della missione internazionale, che si chiama Juice (JUpiter ICy
moons Exlorer) ed avrà un costo stimato di 1,1 miliardi di euro, è
programmata per il 2022 dalla base spaziale di Kourou, nella Guyana
francese.
Il radar trentino sarà posizionato dentro un razzo di ultima
dell’Esa, l’Ariane 5, e l’arrivo della sonda europea, nel sistema
gioviano, è atteso nel 2030. A partire da quel momento cominceranno
almeno tre anni di osservazioni durante i quali si andranno a studiare i
diversi processi attivi nel sistema gioviano (resta da chiarire, per
esempio, perchè la quarta luna di Giove, Io, presenta una grossa
attività vulcanica, mentre le altre sono ghiacciate) e si cercherà di
sondare quali condizioni di “abitabilità” abbiano Callisto, Europa e
Ganimede. “E l’Università di Trento sarà protagonista in tutte le fasi
del progetto – aggiunge il professor Bruzzone – poiché siamo noi ad
avere la responsabilità totale sul radar. Fino a ieri lo abbiamo solo
ideato.
Giovedì 21 febbraio l’Esa ha approvato in maniera definitiva
tutto il piano Juice e quindi da domani potremo cominciare a costruire
il nostro apparecchio. Uno strumento che vale tra i 60 e i 70 milioni di
euro e che è l’unico al mondo a poter fare misure dirette
sottosuperficiali. Ma il nostro lavoro non si concluderà con la
realizzazione del radar. Spetterà a noi, infatti, anche la sua gestione
durante il lancio in orbita della sonda e tutta l’attività di
raccoglimento ed elaborazione dei dati. Insomma sarà un lavoro che ci
vedrà impegnati fino al 2035”. Il progetto vede coinvolti oltre che
l’Esa e l’Asi, il Giappone e gli Stati Uniti. E proprio sul sito della
Nasa, nelle “notizie sul sistema solare”, viene celebrata l’importante
decisione dell’Esa di giovedì di rendere operativo Juice e si ribadisce
che “grazie a Lorenzo Bruzzone e all’Italian Space Agency per la prima
volta sarà permesso agli scienziati di analizzare la struttura
sotterranea di questi mondi ghiacciati”. Insomma, una bella
soddisfazione per il nostro mondo della ricerca. Un impegno
entusiasmante che servirà - ai “cervelloni” trentini di fare esperienza.
E, perché no, di farci scoprire che c’è vita fuori dal pianeta Terra.
Fonte
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