Tema:
Siete a capo di una potente organizzazione segreta mondialista che per
portare a termine il suo progetto di lungo periodo, l'instaurazione di
un Nuovo Ordine Mondiale che prevede la creazione di un governo unico
del mondo, ha bisogno di raccogliere le informazioni biometriche,
anagrafiche, fiscali e bancarie della popolazione mondiale e inserirle
in un supporto comodo ed efficace, così da poter avere sotto controllo,
in ogni istante, il comportamento di ogni singolo individuo del pianeta.
Tutto questo senza l'uso della forza, ma della persuasione. Che cosa
fareste?
Il bravo studente che aspira ad entrare nell'organizzazione, per svolgere il suo tema, si ferma a riflettere. Per prima cosa, c'è bisogno di una prima fase nella quale convincere le persone della bontà del progetto: questa prima fase è denominata “persuasione”.
La seconda fase prevederà la collaborazione stessa dei cittadini, i quali, convinti nella fase della persuasione, chiederanno loro stessi ai governi l'attuazione del progetto: la seconda fase è denominata “collaborazione”. In ultimo, bisognerà trovare il supporto più adatto per poter conservare e avere immediatamente disponibili tutte le informazioni raccolte: questa terza e ultima fase sarà detta “supporto”.
Checché ne dicano i “tuttobenisti” (la controparte estrema dei complottisti, cioè quelli che sono convinti che nel mondo in cui viviamo vada tutto bene, che non esistono complotti e movimenti segreti e che il mondo in cui viviamo è il migliore dei mondi possibili), esiste una “storia segreta, dove si trovano le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa”, come scriveva Honoré de Balzac nel 1843, il quale di società segrete se ne intendeva, in quanto appartenente all’ordine dei Martinisti, una società iniziatica di tipo mistico-esoterico. Più di centocinquant’anni dopo, questa considerazione è ancora valida.
L’analisi dei fatti accaduti, il susseguirsi di attentati, complotti, movimenti rivoluzionari dimostra che, in alcuni casi, la storia è stata influenzata da reggitori occulti: non “lobby” democratiche, ma sodalizi prosperati nell’ombra, le cosiddette società segrete. Che, a volte, hanno cambiato la storia di interi Paesi, perchè hanno la forza del denaro.
Nei piani di tali “elite segrete” figura quello di raccogliere i dati personali di tutti gli abitanti del pianeta, così da poter esercitare un controllo totale sui ogni singolo individuo. Questo progetto di medio-lungo termine, come prospettato dal bravo studente massone, sembra prevedere tre fasi: persuasione, collaborazione e supporto.
Persuasione
Innanzitutto bisognerà convincere le persone che il progetto della “carta d'identità biometrica” è una buona idea. Per portare avanti questa prima fase, l'elite ha bisogno di due cose: una potente forza mediatica, garantita dalla concentrazione nelle loro mani dei maggiori quotidiani e televisioni del mondo, e trovare un'emozione sulla quale fare leva per convincere le persone.
Per quanto riguarda il controllo dell'informazione, l'elite si è già organizzata da lungo tempo. A partire dagli anni '60 in poi, grazie alla forza del denaro, i potenti nell'ombra sono entrati nelle proprietà dei media internazionali più autorevoli e influenti, dato che il loro primo obiettivo è quello di orientare l'opinione delle persone.
Ma una volta preso possesso dei media, su quale emozione fare leva per convincere le persone a sposare il piano della carta d'identità biometrica? La risposta è sotto gli occhi di tutti: la paura! La paura è un potente mezzo nelle mani dei potenti, perchè un uomo impaurito chiederà a gran voce di essere aiutato e di essere disponibile a qualsiasi cosa pur di non esserne preda.
Attenzione, non si parla della paura generata dalla brutalità di uno stato di polizia, ma una paura indotta dal continuo senso di insicurezza che pervade le persone: paura della criminalità, paura per la sicurezza dei propri figli, paura del terrorismo, paura del futuro e così via.
Benjamin Franklin, Gran Maestro Provinciale dei Massoni della Pennsylvania, una volta ebbe a dire: "Coloro che sono disponibili a rinunciare alle loro libertà fondamentali per una sicurezza temporanea, non sono degni nè della libertà, nè della sicurezza".
La paura, è questa la grande alleata di questa gente: più la gente è spaventata, più è disponibile a consegnarsi nelle mani del salvatore di turno. Ci chiediamo: quanto incide sulla nostra paura l'informazione televisiva, che sempre più spesso sbatte nelle ore più improbabili, notizie di efferati delitti di sangue? Basta fare caso al vocabolario utilizzato dai giornalisti: trucidato invece di ucciso, accoltellato piuttosto che "ferite da arma da taglio", massacro piuttosto che omicidio). Ma facciamo due esempi.
Il primo è fresco fresco e riguarda il dibattito che sta avvenendo negli Stati Uniti sull'introduzione della carta d'identità biometrica. Apprendiamo da un articolo comparso il 3 febbraio 2013 sulle pagine del Washington Post, secondo alcuni tra le voci più autorevoli dell'elite globale, che uno dei problemi più gravi che l'amministrazione si trova a fronteggiare è quello dell'immigrazione clandestina, cioè di quelle persone che in cerca di fortuna, entrano negli Stati Uniti illegalmente.
Il tema è di quelli sensibili, perchè le persone sono state abituate a pensare all'immigrato clandestino come ad una minaccia per il suo lavoro e per la sua sicurezza. Per risolvere il problema, l'articolista propone quanto segue:
Qualche voce critica si è fatta sentire tra i parlamentari americani di destra e di sinistra, temendo che la “marchiatura” governativa possa essere il primo passo verso l'instaurazione di uno stato “Grande Fratello”. L'autore dell'articolo, con il piglio di chi sa il fatto suo, liquida le voci critiche come “prive di fondamento”. Infatti, da quanto scrive il Washington Post, pare che la settimana prima il presidente Obama e un gruppo bipartisan di senatori si siano incontrati proprio per discutere dell'argomento. Secondo l'articolista si tratta di “un importante passo avanti”.
Collaborazione
Un'altra paura su cui fare leva, molto più potente, è la sicurezza dei propri familiari, soprattutto se si parla di bambini. Il programma propagandato dalla Masonichip International (associazione massonica non-profit, con tanto di sito web e "compasso e squadra") prevede la creazione di un database dettagliato con tutti i dati biometrici ed anagrafici dei bambini, al fine di facilitare le ricerche in caso di scomparsa o di rapimento.
Una volta aderito al programma, ogni famiglia dovrebbe ricevere un kit per raccogliere tutte le informazioni più importanti del bambino, tra cui: foto, video, registrazioni vocali, impronte digitali, impronte dentali, campioni di saliva, DNA e altre informazioni più tradizionali quali la carnagione, l'altezza, il peso, ecc... Dopo di che, le informazioni ottenute passerebbero su un server internet e condivise con le forze dell'ordine.
Inoltre, in alcune scuole americane, francesi e brasiliane, si sta sperimentando l'innesto di un chip nelle uniformi degli studenti. Secondo il progetto, ogni studente è obbligato a tenere sempre con sè una speciale "carta d'identità" (Tracker ID) equipaggiata con un chip a radio frequenza (RFID), consentendo ai sorveglianti scolastici di sapere in ogni momento la posizione di ogni singolo alunno.
La motivazione data dagli educatori a tale provvedimento è da individuarsi nella volontà di arginare il fenomeno dell'assenteismo dilagante (una volta bastava fare l'appello! N.d.r.). “Non devo più passare il mio tempo a riempire il registro con gli orari di ingresso e di uscita di ogni bambino” ha commentato a fine agosto l’insegnante Simone Beauford, zelante fan del progetto. “Io sono favorevole, meno burocrazia e più insegnamento”.
Inizialmente, il progetto di Carta Digitale dello Studente prevedeva la possibilità di iscriversi ai corsi, pagare la mensa scolastica, prendere in prestito i libri in biblioteca. Poi, in un secondo momento, si è pensato di utilizzare il microchip per tracciare e monitorare i movimenti degli studenti in tutti i campus americani.
Facendo leva sul fine "educativo" di tali mezzi, il governo ha costretto i distretti scolastici ad adottare la tecnologia RFID per garantire la sicurezza degli studenti, l'impegno nello studio e una più efficiente gestione burocratica degli istituti scolastici.
Intanto, però, si registrano strani casi di vessazione e di abuso. Da quanto si apprende da alcune testimonianze, pare che i ragazzi che non indossano i Tracker ID, che dovrebbero essere portati in tasca o al collo, siano presi di mira dagli insegnanti, impedendogli di utilizzare alcune strutture della scuola, come le aree comuni quali le librerie e le caffetterie.
Supporto
A questo punto, l'ultima fase del piano prevede l'individuazione di un supporto dove inserire tutti i dati biometrici dei sudditi... ehm, chiedo scusa, dei cittadini. Si potrebbe utilizzare una tessera di plastica tipo bancomat? Sì, però poi c'è il rischio che la persona non la porti sempre son sé, che possa perderla, che possa rompersi.
Bisogna trovare qualcosa di più efficace. Si potrebbe impiantare un microchip a radiofrequenza (RFID) direttamente nel corpo umano! Ottima idea, ma come facciamo a convincere le persone a farsi inserire un oggettino del genere sotto pelle?
Si potrebbe cominciare con un braccialetto, così da far sperimentare alle persone le meravigliose applicazioni del chip RFID. Anche in questo caso, si comincia dai bambini. Secondo quanto riportato dal New York Times, questa primavera il Walt Disney World di Orlando in Florida lancerà “MyMagic+”, un sofisticato sistema di gestione del soggiorno nel parco divertimenti americano, che comprenderà l'utilizzo di un braccialetto di identificazione.
I braccialetti di gomma, corredati di un bel chip RFID, verranno codificati con le informazioni della carta di credito del cliente, consentendo ai visitatori di acquistare i biglietti per le attrazioni, acquistare cibo e bevande, e passare attraverso i tornelli con un semplice movimento del polso.
I MagicBands potranno anche contenere informazioni personali dei clienti, come il nome di chi lo indossa e la sua data di nascita, così da favorire, secondo i piani della Disney, un'esperienza più coinvolgente all'interno del parco.
Gli utenti potranno fornire volontariamente le informazioni personali registrandosi sul sito del parco. In questo modo, i braccialetti fungeranno anche come chiave per accedere alla propria camera d'albergo e per utilizzare il proprio posto auto.
Che idea fantastica! Poi però bisognerà impiantare direttamente questo chip. Come fare? E' semplice, saranno le persone stesse a chiedere di ricevere il chip delle meraviglie. In che modo? Utilizzando uno degli oggetti totem più desiderati e acquistati dai consumatori contemporanei e che più di tutti è considerato come uno status symbol del quale non si può fare a meno: il telefono cellulare, ovviamente. Anzi, oggi si chiama Smartphone (telefono furbo). Eh sì, perchè si tratta proprio di una furbata.
Un articolo pubblicato da uno dei giornali del sistema, il Sole24Ore, ci spiega come, in un futuro molto prossimo, sarà possibile farsi impiantare un microchip cutaneo con tutte le funzioni proprie degli smartphone.
Eppure, il martellamento mediatico ha generato in numerosi giovani il desiderio di acquistarne uno, ad un prezzo è estremamente elevato e senza nessuna reale utilità rispetto ad un telefono cellulare “normale”. La domanda è: sono realmente io a desiderare, o c'è qualcun altro che mi spinge a desiderare?
In una società come la nostra, dominata dai meccanismi della pubblicità, questo dubbio si impone con particolare evidenza: è veramente libero chi, subendo un bombardamento quotidiano di messaggi più o meno subliminali, si trova a desiderare un prodotto di cui non avrebbe alcun reale bisogno, anche a costo del sacrificio di altre cosa, ragionevolmente assai più utili? La questione, ahimè, trova il suo significato solo inserendola nel grande piano che l'elite globale sta portando avanti per l'instaurazione del Nuovo Ordine Globale, una triste società nella quale “l'umano” sarà solo un vecchio ricordo dei tempi passati.
Fonte
Il bravo studente che aspira ad entrare nell'organizzazione, per svolgere il suo tema, si ferma a riflettere. Per prima cosa, c'è bisogno di una prima fase nella quale convincere le persone della bontà del progetto: questa prima fase è denominata “persuasione”.
La seconda fase prevederà la collaborazione stessa dei cittadini, i quali, convinti nella fase della persuasione, chiederanno loro stessi ai governi l'attuazione del progetto: la seconda fase è denominata “collaborazione”. In ultimo, bisognerà trovare il supporto più adatto per poter conservare e avere immediatamente disponibili tutte le informazioni raccolte: questa terza e ultima fase sarà detta “supporto”.
Checché ne dicano i “tuttobenisti” (la controparte estrema dei complottisti, cioè quelli che sono convinti che nel mondo in cui viviamo vada tutto bene, che non esistono complotti e movimenti segreti e che il mondo in cui viviamo è il migliore dei mondi possibili), esiste una “storia segreta, dove si trovano le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa”, come scriveva Honoré de Balzac nel 1843, il quale di società segrete se ne intendeva, in quanto appartenente all’ordine dei Martinisti, una società iniziatica di tipo mistico-esoterico. Più di centocinquant’anni dopo, questa considerazione è ancora valida.
L’analisi dei fatti accaduti, il susseguirsi di attentati, complotti, movimenti rivoluzionari dimostra che, in alcuni casi, la storia è stata influenzata da reggitori occulti: non “lobby” democratiche, ma sodalizi prosperati nell’ombra, le cosiddette società segrete. Che, a volte, hanno cambiato la storia di interi Paesi, perchè hanno la forza del denaro.
Nei piani di tali “elite segrete” figura quello di raccogliere i dati personali di tutti gli abitanti del pianeta, così da poter esercitare un controllo totale sui ogni singolo individuo. Questo progetto di medio-lungo termine, come prospettato dal bravo studente massone, sembra prevedere tre fasi: persuasione, collaborazione e supporto.
Persuasione
Innanzitutto bisognerà convincere le persone che il progetto della “carta d'identità biometrica” è una buona idea. Per portare avanti questa prima fase, l'elite ha bisogno di due cose: una potente forza mediatica, garantita dalla concentrazione nelle loro mani dei maggiori quotidiani e televisioni del mondo, e trovare un'emozione sulla quale fare leva per convincere le persone.
Per quanto riguarda il controllo dell'informazione, l'elite si è già organizzata da lungo tempo. A partire dagli anni '60 in poi, grazie alla forza del denaro, i potenti nell'ombra sono entrati nelle proprietà dei media internazionali più autorevoli e influenti, dato che il loro primo obiettivo è quello di orientare l'opinione delle persone.
Ma una volta preso possesso dei media, su quale emozione fare leva per convincere le persone a sposare il piano della carta d'identità biometrica? La risposta è sotto gli occhi di tutti: la paura! La paura è un potente mezzo nelle mani dei potenti, perchè un uomo impaurito chiederà a gran voce di essere aiutato e di essere disponibile a qualsiasi cosa pur di non esserne preda.
Attenzione, non si parla della paura generata dalla brutalità di uno stato di polizia, ma una paura indotta dal continuo senso di insicurezza che pervade le persone: paura della criminalità, paura per la sicurezza dei propri figli, paura del terrorismo, paura del futuro e così via.
Benjamin Franklin, Gran Maestro Provinciale dei Massoni della Pennsylvania, una volta ebbe a dire: "Coloro che sono disponibili a rinunciare alle loro libertà fondamentali per una sicurezza temporanea, non sono degni nè della libertà, nè della sicurezza".
La paura, è questa la grande alleata di questa gente: più la gente è spaventata, più è disponibile a consegnarsi nelle mani del salvatore di turno. Ci chiediamo: quanto incide sulla nostra paura l'informazione televisiva, che sempre più spesso sbatte nelle ore più improbabili, notizie di efferati delitti di sangue? Basta fare caso al vocabolario utilizzato dai giornalisti: trucidato invece di ucciso, accoltellato piuttosto che "ferite da arma da taglio", massacro piuttosto che omicidio). Ma facciamo due esempi.
Il primo è fresco fresco e riguarda il dibattito che sta avvenendo negli Stati Uniti sull'introduzione della carta d'identità biometrica. Apprendiamo da un articolo comparso il 3 febbraio 2013 sulle pagine del Washington Post, secondo alcuni tra le voci più autorevoli dell'elite globale, che uno dei problemi più gravi che l'amministrazione si trova a fronteggiare è quello dell'immigrazione clandestina, cioè di quelle persone che in cerca di fortuna, entrano negli Stati Uniti illegalmente.
Il tema è di quelli sensibili, perchè le persone sono state abituate a pensare all'immigrato clandestino come ad una minaccia per il suo lavoro e per la sua sicurezza. Per risolvere il problema, l'articolista propone quanto segue:
“Gli Stati Uniti hanno investito decine di miliardi di dollari negli ultimi anni per sventare l'immigrazione clandestina respingendo le persone al confine, mentre si è fatto ben poco per fermare quei datori di lavoro che assumono immigrati privi di documenti. [...]Che dire? Geniale! Chi sano di mente potrebbe non accettare un piano così ben concepito: la tua amministrazione chiede di inserire tutti i tuoi dati biometrici in un chip elettronico, perchè vuole tutelare il tuo posto di lavoro e la tua sicurezza. Chi è sprovvisto di tale carta d'identità biometrica non potrà accedere a nessun posto di lavoro, conto in banca, cure mediche e istruzione: sarà tagliato fuori dalla società (in)civile.
Una soluzione efficace sarebbe quella di emettere una carta d'identità biometrica - impronte digitali e informazioni anagrafiche - a tutti i cittadini e ai residenti regolari, cosicché i candidati ai posti di lavoro possano dimostrare il loro status giuridico e l'identità per “via elettronica non falsificabile”, insieme a misure per proteggere i lavoratori americani, prevenire il furto d'identità e fornire protezione nei processi”.
Qualche voce critica si è fatta sentire tra i parlamentari americani di destra e di sinistra, temendo che la “marchiatura” governativa possa essere il primo passo verso l'instaurazione di uno stato “Grande Fratello”. L'autore dell'articolo, con il piglio di chi sa il fatto suo, liquida le voci critiche come “prive di fondamento”. Infatti, da quanto scrive il Washington Post, pare che la settimana prima il presidente Obama e un gruppo bipartisan di senatori si siano incontrati proprio per discutere dell'argomento. Secondo l'articolista si tratta di “un importante passo avanti”.
Collaborazione
Un'altra paura su cui fare leva, molto più potente, è la sicurezza dei propri familiari, soprattutto se si parla di bambini. Il programma propagandato dalla Masonichip International (associazione massonica non-profit, con tanto di sito web e "compasso e squadra") prevede la creazione di un database dettagliato con tutti i dati biometrici ed anagrafici dei bambini, al fine di facilitare le ricerche in caso di scomparsa o di rapimento.
Una volta aderito al programma, ogni famiglia dovrebbe ricevere un kit per raccogliere tutte le informazioni più importanti del bambino, tra cui: foto, video, registrazioni vocali, impronte digitali, impronte dentali, campioni di saliva, DNA e altre informazioni più tradizionali quali la carnagione, l'altezza, il peso, ecc... Dopo di che, le informazioni ottenute passerebbero su un server internet e condivise con le forze dell'ordine.
Inoltre, in alcune scuole americane, francesi e brasiliane, si sta sperimentando l'innesto di un chip nelle uniformi degli studenti. Secondo il progetto, ogni studente è obbligato a tenere sempre con sè una speciale "carta d'identità" (Tracker ID) equipaggiata con un chip a radio frequenza (RFID), consentendo ai sorveglianti scolastici di sapere in ogni momento la posizione di ogni singolo alunno.
La motivazione data dagli educatori a tale provvedimento è da individuarsi nella volontà di arginare il fenomeno dell'assenteismo dilagante (una volta bastava fare l'appello! N.d.r.). “Non devo più passare il mio tempo a riempire il registro con gli orari di ingresso e di uscita di ogni bambino” ha commentato a fine agosto l’insegnante Simone Beauford, zelante fan del progetto. “Io sono favorevole, meno burocrazia e più insegnamento”.
Inizialmente, il progetto di Carta Digitale dello Studente prevedeva la possibilità di iscriversi ai corsi, pagare la mensa scolastica, prendere in prestito i libri in biblioteca. Poi, in un secondo momento, si è pensato di utilizzare il microchip per tracciare e monitorare i movimenti degli studenti in tutti i campus americani.
Facendo leva sul fine "educativo" di tali mezzi, il governo ha costretto i distretti scolastici ad adottare la tecnologia RFID per garantire la sicurezza degli studenti, l'impegno nello studio e una più efficiente gestione burocratica degli istituti scolastici.
Intanto, però, si registrano strani casi di vessazione e di abuso. Da quanto si apprende da alcune testimonianze, pare che i ragazzi che non indossano i Tracker ID, che dovrebbero essere portati in tasca o al collo, siano presi di mira dagli insegnanti, impedendogli di utilizzare alcune strutture della scuola, come le aree comuni quali le librerie e le caffetterie.
Supporto
A questo punto, l'ultima fase del piano prevede l'individuazione di un supporto dove inserire tutti i dati biometrici dei sudditi... ehm, chiedo scusa, dei cittadini. Si potrebbe utilizzare una tessera di plastica tipo bancomat? Sì, però poi c'è il rischio che la persona non la porti sempre son sé, che possa perderla, che possa rompersi.
Bisogna trovare qualcosa di più efficace. Si potrebbe impiantare un microchip a radiofrequenza (RFID) direttamente nel corpo umano! Ottima idea, ma come facciamo a convincere le persone a farsi inserire un oggettino del genere sotto pelle?
Si potrebbe cominciare con un braccialetto, così da far sperimentare alle persone le meravigliose applicazioni del chip RFID. Anche in questo caso, si comincia dai bambini. Secondo quanto riportato dal New York Times, questa primavera il Walt Disney World di Orlando in Florida lancerà “MyMagic+”, un sofisticato sistema di gestione del soggiorno nel parco divertimenti americano, che comprenderà l'utilizzo di un braccialetto di identificazione.
I braccialetti di gomma, corredati di un bel chip RFID, verranno codificati con le informazioni della carta di credito del cliente, consentendo ai visitatori di acquistare i biglietti per le attrazioni, acquistare cibo e bevande, e passare attraverso i tornelli con un semplice movimento del polso.
I MagicBands potranno anche contenere informazioni personali dei clienti, come il nome di chi lo indossa e la sua data di nascita, così da favorire, secondo i piani della Disney, un'esperienza più coinvolgente all'interno del parco.
Gli utenti potranno fornire volontariamente le informazioni personali registrandosi sul sito del parco. In questo modo, i braccialetti fungeranno anche come chiave per accedere alla propria camera d'albergo e per utilizzare il proprio posto auto.
Che idea fantastica! Poi però bisognerà impiantare direttamente questo chip. Come fare? E' semplice, saranno le persone stesse a chiedere di ricevere il chip delle meraviglie. In che modo? Utilizzando uno degli oggetti totem più desiderati e acquistati dai consumatori contemporanei e che più di tutti è considerato come uno status symbol del quale non si può fare a meno: il telefono cellulare, ovviamente. Anzi, oggi si chiama Smartphone (telefono furbo). Eh sì, perchè si tratta proprio di una furbata.
Un articolo pubblicato da uno dei giornali del sistema, il Sole24Ore, ci spiega come, in un futuro molto prossimo, sarà possibile farsi impiantare un microchip cutaneo con tutte le funzioni proprie degli smartphone.
“Oggi il monitor della nostra vita digitale è lo smartphone. Presto l'interfaccia potremmo essere noi. Diventeremo
persone connesse con i chip sottopelle? «Penso di sì. Per chi soffre di
alcune patologie croniche, come il diabete e l'ipertensione, sarà parte
del trattamento. Ovviamente con il loro consenso. In generale credo che
i chip per la comunicazione, così come quelli biometrici, potranno
diventare un'opzione "interna" per molto persone nella misura in cui
rappresenteranno un vantaggio», spiega Guido Jouret, responsabile del
dipartimento Emerging technologies di Cisco, una delle aziende leader
nella fornitura di apparati di networking.
Il telefono cellulare fa parte di uno di quei “desideri indotti”
promossi dalla logica del consumo e dello status symbol. L'esempio più
eclatante di tale fenomeno è il clamore suscitato dal lancio dell'ultimo
modello di Iphone, che rispetto ai suoi predecessori ha veramente poche
novità.Eppure, il martellamento mediatico ha generato in numerosi giovani il desiderio di acquistarne uno, ad un prezzo è estremamente elevato e senza nessuna reale utilità rispetto ad un telefono cellulare “normale”. La domanda è: sono realmente io a desiderare, o c'è qualcun altro che mi spinge a desiderare?
In una società come la nostra, dominata dai meccanismi della pubblicità, questo dubbio si impone con particolare evidenza: è veramente libero chi, subendo un bombardamento quotidiano di messaggi più o meno subliminali, si trova a desiderare un prodotto di cui non avrebbe alcun reale bisogno, anche a costo del sacrificio di altre cosa, ragionevolmente assai più utili? La questione, ahimè, trova il suo significato solo inserendola nel grande piano che l'elite globale sta portando avanti per l'instaurazione del Nuovo Ordine Globale, una triste società nella quale “l'umano” sarà solo un vecchio ricordo dei tempi passati.
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