Supercomputer sulla Luna per aiutare il costante aumento di "traffico" tra le sonde spaziali e i centri di controllo terrestri. Questo è il suggerimento per la NASA (anche se non esattamente originale) presentato alla AIAA space conference di Pasadena.
Se ne parla almeno dagli anni '50 del secolo scorso e ancora nel terzo millennio sembra che "colonizzare" la Luna sia un argomento fantascientifico. Ma se l'ultima moda della conquista dello spazio vuole robot e droni1 là dove nessun uomo è mai giunto prima, ecco che i primi "abitanti" del nostro Satellite naturale potrebbero essere i supercomputer. L'idea di installare dei supercomputer sulla Luna è naturalmente statunitense ed è stata proposta, almeno come ipotesi alla AIAA Space Conference di Pasadena (California) qualche settimana fa (AIAA è l'acronimo di American Institute of Aeronautics and Astronautics). Il progetto dei calcolatori seleniti è "semplice" quanto ambizioso: un cluster di supercomputer installato in un profondo cratere vicino al polo per godere di una temperatura costante. Sfruttando la posizione polare (e per così dire ridente), i supercomputer si potrebbero raffreddare con il ghiaccio nascosto sotto la superficie. La necessità una base lunare farcita di processori e dischi rigidi ha per gli esperti motivo di essere, non tanto per conservare dati segreti
e "inamovibili" fisicamente (si pensi ai problemi di un "sequestro" di
computer lunari), ma per il controllo e la direzione cibernetica del
"traffico spaziale".
Soprattutto il "traffico" delle sonde molto lontane, come i Voyager e i "robottini" come Curiosity che su Marte,
per motivi non solo scientifici ma anche di marketing, deve
"intrattenere" in "banda larga" i terrestri dotati di smartphone e
sempre più impanati nell'edutainment. Ouliang Chang della USC Viterbi School of Engineering ha proposto quindi alla NASA come dei supercomputer "montati" sulla Luna potrebbero sostituire (o quantomeno aiutare) le infrastrutture terrestri del Deep Space Network (DSN).
Il NASA DSN processa un flusso di dati spaziali in continua crescita,
che potrebbe, secondo le analisi di scenario, diventare presto
"ingestibile" per i sistemi terrestri. Deep Space Network
può contare su enormi ricevitori satellitari in California, Australia
(dove due nuove enormi "padelle" sono in costruzione) e Spagna , ma i
supercomputer seleniti taglierebbero la testa al toro. Ma i problemi
tecnici sembrano lungi dall'essere risolti, dato che, per evitare di
tornare "umanamente" sulla Luna, si preferisce, chissà perché,
organizzare una missione umana su Marte.
Fonte: http://www.mainfatti.it
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