Il Guardian pubblica le rivelazioni di una nuova "talpa". Poi l'articolo sparisce dall'edizione online. Telegraph: "Non è attendibile". Intanto il governo tedesco parla di “guerra fredda“. Lo Spiegel: "Sotto controllo ogni mese circa mezzo miliardo di comunicazioni internet e telefoniche". Schulz: "Se l'accusa fosse vera sarebbe un fatto grave"
L’Unione Europea chiede spiegazioni agli Stati Uniti e ha fatto partire “indagini e controlli”. Il governo della Germania parla di “guerra fredda“. Lo Spiegel parla di “controlli intensi” da parte delle agenzie di sicurezza statunitensi. Un polverone diplomatico internazionale si sta alzando dopo le dichiarazioni di una presunta nuova talpa del Datagate, lo scandalo delle maxi-violazioni della privacy di cittadini (attraverso accesso ai sistemi informatici e controlli sulle conversazioni telefoniche) deflagrato dopo le rivelazioni di Edward Snowden, ex agente della Nsa, la National Security Agency. Ad aggravare la situazione infatti sono state le parole di Wayne Madsen, talpa “presunta”, si diceva, visto che il Guardian che ha pubblicato una sua intervista salvo poi affrettarsi a cancellare l’articolo dalle sue pagine web, mentre il Telegraph lo ha indicato più o meno come uno che non è nuovo a spararle grosse.
Madsen: “L’Italia passa dati personali all’Nsa”
Cos’ha detto Madsen? Ha detto che Italia, Gran Bretagna, Francia, Germania, Spagna, Danimarca e Olanda più gli Stati Uniti hanno accesso al Tat-14, il sistema di telecomunicazioni transatlantico via cavo che consente loro di intercettare un’enorme quantità di dati, incluse telefonate, email e la la storia di accesso a internet degli utenti. E soprattutto che hanno accordi segreti con gli Stati Uniti per il passaggio di dati personali alla Nsa. In base agli accordi in vigore – spiega Madsen – ogni Paese è classificato in base al livello di fiducia ed è obbligato a passare dati, incluse conversazioni telefoniche e informazioni internet alla Nsa se richiesto. Gli accordi risalgono a dopo la seconda guerra mondiale e quindi prima dell’era internet. Madsen spiega di essere uscito allo scoperto perché stanco della “mezza verità” offerta dai politici europei che fingendo shock sono rimasti in silenzio sui loro accordi con gli Stati Uniti. L’ex della Nsa è particolarmente critico nei confronti della Germania, che ha accusato la Gran Bretagna di spiare il paese quando anche Berlino ha accordi con gli Stati Uniti. “Non riesco a capire Angela Merkel che chiede assicurazioni a Obama e alla Gran Bretagna, quando ha gli stessi rapporti” di Londra sui dati con gli Stati Uniti, afferma Madsen.
L’intervista, più precisamente, a Madsen era stata pubblicata dal blog PrivacySurgeon.org e poi ripresa dal Guardian. Tuttavia il presunto scoop dura solo qualche ora. Il Guardian ha fatto un passo indietro rimuovendo la pagina, comparsa ieri sera sulla sua pagina web. A segnalarlo, peraltro, è il Telegraph su un blog sottolineando che ciò sarebbe accaduto in quanto “la fonte della notizia non risulta affidabile”. Il blogger del Telegraph rileva come la fonte citata dal Guardian, Madsen, sia un personaggio dalle singolari convinzioni che in passato sembra aver fatto sue teorie del complotto e in un’occasione addirittura diffuso voci sulla presunta omosessualità del presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
Lo Spiegel: “Sotto controllo mezzo miliardo di comunicazioni”
Ma oltre alle dichiarazioni di Madsen ci sono i documenti pubblicati in esclusiva dallo Spiegel che raccontano che la Nsa ha tenuto sotto controllo ogni mese circa mezzo miliardo di comunicazioni internet e telefoniche, molto più di quanto finora noto. Secondo quanto scrive il giornale tedesco l’Nsa considera la Germania come un obiettivo sensibile del terrorismo internazionale e per questo sarebbe stata spiata dai servizi Usa come nessun altro Paese nell’Unione Europea, circa dieci volte di più della Francia. A passare sotto la lente d’ingrandimento dell’agenzia per la sicurezza Nsa non solo telefonate e mail, ma anche chat e sms.
Sotto particolare osservazione era stata posta la città di Francoforte, sede della Bce, di Bundesbank e dei più grandi istituti di credito tedeschi. Stando alle statistiche che ha potuto controllare il settimanale di Amburgo, l’Nsa avrebbe mediamente controllato ogni giorno circa 20 milioni di collegamenti telefonici e 10 milioni di dati internet. In giornate particolarmente “calde”, come il 7 gennaio del 2013, solo le intercettazioni telefoniche sarebbero state circa 60 milioni. A Fort Meade, quartier generale della Nsa, venivano conservati i metadati relativi alle comunicazioni telematiche e telefoniche, cioè quando e quali utenze sono entrate in contatto diretto. C’è di più: la Germania è considerata un partner “di terza classe”: ciò significa che il Paese è ritenuto un alleato, ma che l’agenzia si riserva la possibilità di procedere con operazioni di spionaggio. Esclusi dalle attività di spionaggio sarebbero invece stati i partner di seconda classe, tra cui il Canada, l’Australia, la Gran Bretagna e la Nuova Zelanda. “Possiamo intercettare le comunicazioni della maggior parte dei partner stranieri di terza classe. E lo facciamo anche”, si legge in un documento dei servizi in possesso dello Spiegel.
Ad ogni modo le reazioni non si sono fermate anche perché, a prescindere dall’intervista a Madsen, c’è lo Spiegel e i suoi documenti. L’Unione Europea ha avviato “investigazioni e controlli” e ha chiesto immediate spiegazioni agli Stati Uniti: “Abbiamo preso immediatamente contatto con le autorità americane a Washington e Bruxelles, chiedendo loro spiegazioni sulle informazioni di stampa. Le autorità americane hanno detto che verificheranno l’esattezza delle informazioni pubblicate ieri e ci daranno conto”, si legge in un comunicato della Commissione europea.
Schulz: “Se fosse vero, sarebbe grave per i rapporti Usa-Ue”
Il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz chiede “un chiarimento competo”. Schulz si dice “profondamente preoccupato e sorpreso”, anche perché “se le accuse risultassero vere, sarebbe un fatto molto grave che avrebbe un impatto grave sui rapporti tra Stati Uniti e Unione europea”. Ancora più severa l’analisi del ministro tedesco della Giustizia Sabine Leutheusser-Schnarrenberger: “Se le notizie saranno confermate – dichiara – la vicenda ricorda l’atteggiamento che si teneva tra nemici durante la guerra fredda”. “C’è bisogno di trasparenza – conclude John Cooper, legale per i diritti umani – Il problema è che nessuno degli accordi è stato discusso in un’arena democratica. Sono d’accordo con William Hague (ministro degli Esteri britannico, ndr) sul fatto che qualche volta le cose debbano essere fatte in segreto ma non si infrange in segreto la legge”.
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