La Fondazione SEJF denuncia la mancanza di un’adeguata legislazione contro i reati ambientali.
-Redazione- 22 giugno 2013- I reati ambientali
non sono meno gravi semplicemente perché non coinvolgono l'essere
umano; anzi dovrebbero essere considerati reati più gravi perché a
rischio c'è la vita di milioni di persone. Sono le sciagure che hanno
devastato e ancora devastano il nostro pianeta, ma che al momento rimangono impunite perché non esiste una regolamentazione.
Per questo motivo, da diversi anni, la Fondazione SEJF – Supranational Environmental Justice Foundation, si è concentrata per ampliare le competenze della Corte Penale Internazionale dell’Aja anche ai più gravi reati ambientali, in quanto da considerarsi crimini contro l’umanità. Ma non solo. L’impegno della Fondazione SEJF è indirizzato anche a istituire il Tribunale Penale Europeo dell’Ambiente,
teso a uniformare il contrasto, l’applicazione delle pene e delle
sanzioni. Questo il focus del convegno internazionale di oggi dal titolo
“Ambiente e salute: verso una giustizia globale”, facendo il punto sugli "ecocidi" nel mondo, presentando un dossier dei 12 maggiori crimini contro la Terra e l’umanità che sono rimasti impuniti, rinominandolo: la "sporca dozzina". Nessun tipo di risarcimento per i danni provocati e i colpevoli non sono stati assicurati alla giustizia.
Ecco la lista nera dei peggiori crimini contro la Terra e l'umanità.
L'elenco non è esaustivo, purtroppo, ma costituisce di certo un prezioso
spunto di riflessione.
Canada e le sabbie bituminose minacciano i nativi. Lo sfruttamento delle sabbie bituminose canadesi viene considerato da molti organismi interazionali come l'attività industriale più dannosa del pianeta.
Per ottenere un barile di petrolio si usano fino a cinque litri di
acqua. E i liquami tossici vengono scaricati in vasti laghi colmi di
residui di benzene, composti policiclici aromatici, mercurio, piombo e
arsenico.
Kiribati, Maldive e le isole a rischio global warming.
Il presidente delle Kiribati sta negoziando l'acquisto di terreni nelle
Fiji per consentire la migrazione dei 113 mila abitanti che rischiano
di perdere la casa per l'innalzamento dei mari. E verso l'Australia
contano di emigrare i 350 mila abitanti delle Maldive minacciati dal
cambiamento climatico.
Nigeria e i fuochi che avvelenano il delta. Durante
l'estrazione e il trasporto del petrolio ogni anno viene bruciato
l'equivalente di 2 miliardi e mezzo di dollari di gas. Il fumo che
proviene dal gas flaring contiene grandi quantità di sostanze pericolose per la salute e per l'ambiente:
anidride carbonica, ossidi di zolfo e di azoto, tuolene, xilene e
benzene. Gli effetti sulla salute vanno dalle malattie
cardio-respiratorie alla silicosi, dall'avvelenamento del sangue al
cancro.
Indonesia e la devastazione dell polmone del pianeta. L'Indonesia ha il più alto tasso di deforestazione
nel mondo: ogni anno perde 1.871.000 ettari di foreste pluviali. La
distruzione della foresta per la produzione della carta si deve
soprattutto al gigante cartario asiatico Asia Pulp & Paper (APP).
Dopo anni di campagne di protesta, nel febbraio di quest'anno la APP ha
annunciato l'immediata moratoria dell'abbattimento di alberi nelle
foreste naturali. Ma per i danni prodotti fino ad oggi non pagherà
nessun risarcimento.
Giappone: Fukushima. Ancora oggi, a oltre un anno
dall'esplosione della centrale nucleare (11 marzo 2011), più di 21.000
non possono tornare a casa per i livelli di radioattività. E centinaia
di migliaia di persone restano esposte alla contaminazione radioattiva a
lungo termine causata dall'incidente.
Golfo del Messico e la marea nera. Il disastro della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon della BP, il 20 aprile 2010, è stato il più grave danno ambientale marino
della storia statunitense: 11 morti e gravissime conseguenze ambientali
per le coste della Louisiana. La BP si è accordata con il governo
americano per un fondo risarcimento alle vittime per complessivi 20
miliardi di dollari, ma i reali danni del disastro ambientale sono tutti
da valutare e la certezza della pena ancora da stabilire.
Romania e l'onda di cianuro del Danubio. L'onda di
cianuro partita il 31 gennaio 2000 dalla miniera d'oro Esmeralda, ad
Auriol, in Romania, ha devastato il corso del Danubio fino alla foce, la
più grande zona umida d'Europa.
Ecuador contaminati 2 milioni di ettari. La
multinazionale Chevron-Texaco, durante le operazioni di esplorazione e
sfruttamento delle risorse petrolifere in Ecuador nell'area del Lago
Agrio, è accusata di aver inquinato pesantemente oltre due milioni di
ettari, contaminando gravemente la foresta amazzonica e riversando 60
miliardi di litri di reflui tossici nell'acqua utilizzata dalle
popolazioni locali. Due popoli indigeni, i Tetes e i Sansahuaris sono
scomparsi, mentre le tribù dei Cofan e dei Siona Secoya sono state
costrette a migrare dalle terre ancestrali.
Mediterraneo e la petroliera Haven. L'affondamento
davanti ad Arenzano della petroliera Haven, una carretta del mare,
nell'aprile 1991, provocò la morte di 5 uomini dell'equipaggio e lo sversamento sui fondali del Mar Ligure di oltre 134 mila tonnellate di petrolio. Petrolio che continuerà a danneggiare l'ecosistema marino per almeno altri 10 anni.
Bielorussia: Chernobyl. Il disastro avvenuto il 26
aprile 1986 provocò la fusione del nucleo del reattore e la creazione di
una nube radioattiva che ha raggiunto molti paesi europei. Non esistono
ancora oggi dati ufficiali e definitivi sui morti ricollegabili alla
tragedia.
Argentina e la montagna di piombo ad Abra Pampa. Una
montagna di 30.000 tonnellate di piombo – residuo delle lavorazioni
dell'impianto minerario di Huasi chiuso negli anni '80 – costituisce una
bomba ecologica e sanitaria per la cittadina di Abra Pampa, nel nord
dell'Argentina.
India: Bhopal, 30 anni di ingiustizia. Nella città
indiana di Bhopal nel dicembre 1984 allo stabilimento della Union
Carbide India Limited, consociata della multinazionale americana Union
Carbide specializzata nella produzione di pesticidi, si verificò la fuoriuscita di 40 tonnellate di isocianato di metile. La nube uccise in poco tempo 2.259 persone e ne avvelenò decine di migliaia.
Fonte
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