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Saturday, June 22, 2013

Un tribunale per i reati ambientale: se ne parla a Venezia

Convegno della Fondazione Sejf: Venezia si candida a sede del diritto internazionale sull'ambiente. I casi più noti: da Bhopal e Fukushima al massacro delle foreste indonesiane


VENEZIA. Sono trascorsi 30 anni dalla tragedia di Bhopal. Eppure l’esplosione nello stato indiano di Madhya Pradesh della fabbrica di pesticidi della «Union Carbide» è rimasta impressa nella memoria collettiva come il primo incidente ambientale di portata mondiale. È meno noto forse che le famiglie delle 15mila vittime di quel disastro ricevettero come risarcimento l’equivalente ciascuna di 500 euro. Reati ambientali e giustizia negata. Sono questi alcuni esempi tratti dalla «sporca dozzina», dodici storie esemplari, fra le centinaia possibili, scelte dalla Fondazione Sejf, (Supranational Environmental Justice Foundation) per rendere evidente come molte delle più gravi sciagure ambientali che hanno devastato o stanno ancora devastando il Pianeta, in presenza di una legislazione internazionale più efficace, potevano essere evitate, oppure (in altri casi) dovevano essere risarcite in modo adeguato al danno provocato.
Di questo si è parlato a Venezia nel convegno internazionale «Ambiente e salute, verso una giustizia globale», nel quale la Fondazione Sejf ha fatto il punto sugli «ecocidi» nel mondo, presentando un dossier dei 12 maggiori crimini contro la Terra e l’umanità. Un elenco che parte dall’avvelenamento della città indiana di Bhopal nel 1984, passa per la marea nera della Bp nel Golfo del Messico (2010), il disastro di Chernobyl (1986), ed arriva ad altre catastrofi ambientali che si perpetuano nel tempo, come quello delle isole Kiribati e delle Maldive, dove l’innalzamento dell’oceano dovuto al cambiamento climatico sta costringendo alla migrazione oltre 350mila abitanti. O ancora lo sfruttamento delle sabbie bituminose ai piedi delle Montagne Rocciose in Alberta (Canada), nelle quali sono contenuti 2 trilioni di barili di petrolio sporco: per portarli alla luce si è arrivati a distruggere una regione grande quanto la Florida.
Ecco i dodici reati ambientali più gravi al mondo.  Disastri nucleari, fondali marini distrutti dal petrolio, esplosioni in fabbriche gestite in spregio ad ogni sicurezza. La Fondazione Sejf (Supranational Environmental Justice Foundation) ha censito in un dossier i 12 più gravi "ecocidi" della storia. Ecco i più significativi:
- CANADA: Lo sfruttamento delle sabbie bituminose ai piedi delle Montagne Rocciose canadesi è ritenuto l’attività industriale più dannosa del pianeta. Nelle sabbie bituminose dell’Alberta sono contenuti 2 trilioni di barili di petrolio sporco: per portarli alla luce si è arrivati a distruggere una regione grande quanto la Florida.
- NIGERIA: Nel delta del Niger, grande come l’Irlanda, tra il 1976 e il 1998 sono stati estratti miliardi di barili di petrolio, con sistemi però devastanti per gli ecosistemi e le popolazioni. Per l’estrazione e il trasporto di questo ’oro neorò ogni anno viene bruciato l’equivalente di 2 miliardi e mezzo di dollari di gas, secondo i calcoli della Banca Mondiale.
- INDONESIA: Le foreste pluviali dell’Indonesia stanno scomparendo, abbattute da imprese senza scrupoli che producono la carta. Sono uno dei più importanti ecosistemi del pianeta, essenziali per animali come l’orango e la tigre di Sumatra; ospitano il 12% dei mammiferi e il 17% degli uccelli del pianeta.
- GIAPPONE: L’11 marzo 2011 il Giappone è sconvolto da un terremoto di magnitudo 9, che provoca uno tsunami con onde alte più di 30 metri. Il blackout che ne segue e lo tsunami mettono in ginocchio la sicurezza delle centrali nucleari, tra cui quella di Fukushima, dove esplode il reattore 1; nei giorni successivi si verifica la fusione del nocciolo anche i reattori 2 e 3. Nel raggio di 30 km vengono sgomberate 110.000 persone; più di 21.000 vivono ancora fuori dalle loro abitazioni.
- GOLFO DEL MESSICO: Il disastro della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon della BP è stato il più grave danno ambientale marino della storia Usa. Il 20 aprile 2010, durante la costruzione di un pozzo a 1500 metri di profondità nel Golfo, si verificano un’esplosione e un incendio, con una grande fuoruscita di petrolio dal fondale marino. Si registrano 11 morti e gravi danni ambientali per le coste della Louisiana.
- MAR MEDITERRANEO: L’agonia della superpetroliera Haven durò 4 giorni, dal 11 al 14 aprile 1991. L’affondamento davanti Arenzano provocò la morte di 5 uomini dell’equipaggio e lo sversamento nel Mar Ligure di 134 mila tonnellate di petrolio.
- BIELORUSSIA: 26 Aprile 1986. Chernobyl, l’incidente nucleare più grande della storia, l’unico con Fukushima classificato a livello 7 (il più alto) della scala Ines dell’IAEA. Le cause furono indicate in gravi mancanze da parte del personale, in problemi relativi alla struttura e alla progettazione dell’impianto e nell’errata gestione della centrale. Il surriscaldamento provocò la fusione del nucleo del reattore e l’esplosione del vapore radioattivo; una nube pari a un miliardo di miliardi di Bequerel si disperse nell’aria e ricadde in mezza Europa. Il rapporto dell’Onu contò 65 morti e stimò altri 4.000 decessi dovuti a tumori e leucemie.
- INDIA: 3 Dicembre 1984. Nella fabbrica di pesticidi della Union Carbide India Limited, a Bhopal, avviene una fuoriuscita di 40 tonnellate di isocianato di metile. La nube uccise in poco tempo 2.259 persone e ne avvelenò decine di migliaia. Il governo locale confermò in seguito 3.787 morti legate all’ evento. Otto ex dirigenti dell’impianto sono stati condannati a due anni di carcere e 100.000 rupie (2000 dollari) di multa. Circa 500 euro a vittima, 100 euro per ogni persona contaminata.

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