Convegno della Fondazione Sejf: Venezia si candida a sede del diritto
internazionale sull'ambiente. I casi più noti: da Bhopal e Fukushima al
massacro delle foreste indonesiane
VENEZIA. Sono trascorsi 30 anni dalla tragedia di Bhopal. Eppure
l’esplosione nello stato indiano di Madhya Pradesh della fabbrica di
pesticidi della «Union Carbide» è rimasta impressa nella memoria
collettiva come il primo incidente ambientale di portata mondiale. È
meno noto forse che le famiglie delle 15mila vittime di quel disastro
ricevettero come risarcimento l’equivalente ciascuna di 500 euro. Reati
ambientali e giustizia negata. Sono questi alcuni esempi tratti dalla
«sporca dozzina», dodici storie esemplari, fra le centinaia possibili,
scelte dalla Fondazione Sejf, (Supranational Environmental Justice
Foundation) per rendere evidente come molte delle più gravi sciagure
ambientali che hanno devastato o stanno ancora devastando il Pianeta, in
presenza di una legislazione internazionale più efficace, potevano
essere evitate, oppure (in altri casi) dovevano essere risarcite in modo
adeguato al danno provocato.
Di questo si è parlato a Venezia nel convegno internazionale «Ambiente e
salute, verso una giustizia globale», nel quale la Fondazione Sejf ha
fatto il punto sugli «ecocidi» nel mondo, presentando un dossier dei 12
maggiori crimini contro la Terra e l’umanità. Un elenco che parte
dall’avvelenamento della città indiana di Bhopal nel 1984, passa per la
marea nera della Bp nel Golfo del Messico (2010), il disastro di
Chernobyl (1986), ed arriva ad altre catastrofi ambientali che si
perpetuano nel tempo, come quello delle isole Kiribati e delle Maldive,
dove l’innalzamento dell’oceano dovuto al cambiamento climatico sta
costringendo alla migrazione oltre 350mila abitanti. O ancora lo
sfruttamento delle sabbie bituminose ai piedi delle Montagne Rocciose in
Alberta (Canada), nelle quali sono contenuti 2 trilioni di barili di
petrolio sporco: per portarli alla luce si è arrivati a distruggere una
regione grande quanto la Florida.
Ecco i dodici reati ambientali più gravi al mondo. Disastri
nucleari, fondali marini distrutti dal petrolio, esplosioni in
fabbriche gestite in spregio ad ogni sicurezza. La Fondazione Sejf
(Supranational Environmental Justice Foundation) ha censito in un
dossier i 12 più gravi "ecocidi" della storia. Ecco i più significativi:
- CANADA: Lo sfruttamento delle sabbie bituminose ai piedi delle
Montagne Rocciose canadesi è ritenuto l’attività industriale più dannosa
del pianeta. Nelle sabbie bituminose dell’Alberta sono contenuti 2
trilioni di barili di petrolio sporco: per portarli alla luce si è
arrivati a distruggere una regione grande quanto la Florida.
- NIGERIA: Nel delta del Niger, grande come l’Irlanda, tra il 1976 e il
1998 sono stati estratti miliardi di barili di petrolio, con sistemi
però devastanti per gli ecosistemi e le popolazioni. Per l’estrazione e
il trasporto di questo ’oro neorò ogni anno viene bruciato l’equivalente
di 2 miliardi e mezzo di dollari di gas, secondo i calcoli della Banca
Mondiale.
- INDONESIA: Le foreste pluviali dell’Indonesia stanno scomparendo,
abbattute da imprese senza scrupoli che producono la carta. Sono uno dei
più importanti ecosistemi del pianeta, essenziali per animali come
l’orango e la tigre di Sumatra; ospitano il 12% dei mammiferi e il 17%
degli uccelli del pianeta.
- GIAPPONE: L’11 marzo 2011 il Giappone è sconvolto da un terremoto di
magnitudo 9, che provoca uno tsunami con onde alte più di 30 metri. Il
blackout che ne segue e lo tsunami mettono in ginocchio la sicurezza
delle centrali nucleari, tra cui quella di Fukushima, dove esplode il
reattore 1; nei giorni successivi si verifica la fusione del nocciolo
anche i reattori 2 e 3. Nel raggio di 30 km vengono sgomberate 110.000
persone; più di 21.000 vivono ancora fuori dalle loro abitazioni.
- GOLFO DEL MESSICO: Il disastro della piattaforma petrolifera
Deepwater Horizon della BP è stato il più grave danno ambientale marino
della storia Usa. Il 20 aprile 2010, durante la costruzione di un pozzo a
1500 metri di profondità nel Golfo, si verificano un’esplosione e un
incendio, con una grande fuoruscita di petrolio dal fondale marino. Si
registrano 11 morti e gravi danni ambientali per le coste della
Louisiana.
- MAR MEDITERRANEO: L’agonia della superpetroliera Haven durò 4 giorni,
dal 11 al 14 aprile 1991. L’affondamento davanti Arenzano provocò la
morte di 5 uomini dell’equipaggio e lo sversamento nel Mar Ligure di 134
mila tonnellate di petrolio.
- BIELORUSSIA: 26 Aprile 1986. Chernobyl, l’incidente nucleare più
grande della storia, l’unico con Fukushima classificato a livello 7 (il
più alto) della scala Ines dell’IAEA. Le cause furono indicate in gravi
mancanze da parte del personale, in problemi relativi alla struttura e
alla progettazione dell’impianto e nell’errata gestione della centrale.
Il surriscaldamento provocò la fusione del nucleo del reattore e
l’esplosione del vapore radioattivo; una nube pari a un miliardo di
miliardi di Bequerel si disperse nell’aria e ricadde in mezza Europa. Il
rapporto dell’Onu contò 65 morti e stimò altri 4.000 decessi dovuti a
tumori e leucemie.
- INDIA: 3 Dicembre 1984. Nella fabbrica di pesticidi della Union
Carbide India Limited, a Bhopal, avviene una fuoriuscita di 40
tonnellate di isocianato di metile. La nube uccise in poco tempo 2.259
persone e ne avvelenò decine di migliaia. Il governo locale confermò in
seguito 3.787 morti legate all’ evento. Otto ex dirigenti dell’impianto
sono stati condannati a due anni di carcere e 100.000 rupie (2000
dollari) di multa. Circa 500 euro a vittima, 100 euro per ogni persona
contaminata.
Fonte
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