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Thursday, June 27, 2013

Sviluppo insostenibile:l’alba dell’energia atomica


Cinquantanove anni fa in una remota località dell’Urss cominciava l’era dell’energia nucleare a scopo civile. Da allora molte speranze, poca trasparenza e troppi incidenti...
 
 27 Giugno 1954: inizia le sue attività la centrale nucleare di Obninsk, in URSS. Fu la prima centrale nucleare civile nel mondo e venne poi ampliata per diventare una base di addestramento per l'equipaggio del primo sottomarino nucleare dell'Unione Sovietica. Così cominciò l’epoca del nucleare, che fece rapidamente proseliti: Francia e Regno Unito seguirono l'esempio russo due anni dopo, nel 1956, aprendo rispettivamente gli impianti di Marcoule e di Sellafield (e quest’ultimo sta creando tuttora non pochi grattacapi agli inglesi), emulate solo l’anno dopo dagli Stati Uniti con l’accensione del reattore di Shippingport, in Pennsylvania, rimasto attivo fino al 1982.

Fin dal principio, nonostante un rapido sviluppo e diffusione delle forniture nucleari, l’utilizzo dell’atomo come risorsa per produrre energia ha provocato controversie. Scontri anche durissimi tra i fautori del nucleare, che puntavano sulla riduzione delle emissioni di carbonio e la garanzia di un approvvigionamento energetico, e gli avversari, decisi a sottolineare gli enormi rischi per le persone e l'ambiente, legati soprattutto alla generazione e allo stoccaggio delle pericolosissime scorie, oltreché all’eventualità di incidenti con effetti gravi e irreversibili per i territori. 

Non è possibile ricordare le decine di problemi occorsi alle centrali nucleari dal 1954 ad oggi – molti dei quali occultati deliberatamente dai governi –, né calcolarne esattamente i costi economici e sociali per la collettività, ma come esempi da non ripetere basti il dramma di Chernobyl del 1986 e quello di Fukushima nel 2011: le conseguenze di entrambi gli incidenti sono evidenti sulla pelle degli abitanti e nella vita delle regioni interessate, ma stanno condizionando anche le scelte politiche di altre nazioni: la Germania ha deliberato di chiudere tutti i suoi reattori entro il 2022.

Corrado Fontana

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