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Saturday, June 29, 2013

Dove diavolo è finita la Voyager 1?



Niente paura, la NASA non ha perso i contatti con la sonda che lanciò nel 1977 per esplorare i margini del Sistema solare e oltre.
I tecnici che la seguono sanno perfettamente dov’è, a circa 123 Unità Astronomiche (oltre 18 miliardi di chilometri) da noi. Il problema è che la sonda non ha trovato quello che si aspettava, un pò come Colombo che credendo di raggiungere l’India incappò invece nelle Americhe.
La sonda dovrebbe essere già nello spazio interstellare. Invece i suoi strumenti rivelano la presenza di una zona finora non prevista, chiamata "heliosheath depletion region", in cui si sente ancora il campo magnetico solare ma sono quasi scomparsi i flussi di particelle cariche e ioni a bassa energia provenienti dal Sole.
Tre studi appena pubblicati su Science Express mettono ordine nei dati trasmessi da Voyager1 e arrivano alla conclusione che la sonda non sia ancora nello spazio interstellare ma che sia entrata in una regione dell’eliosfera finora non prevista dalle teorie. Tra l’Agosto e il Settembre del 2012 Voyager 1 ha attraversato per cinque volte, per effetto della sua traiettoria, il confine che delimita questa zona. [media.inat.it]

Voyager 1 è entrata in questa zona già nel 2004 e gli astronomi si aspettavano che la sonda fosse ormai entrata definitivamente nello Spazio interstellare, e che il campo magnetico del Sole fosse ormai del tutto non rilevabile.
Al contrario, gli strumenti installati sulla sonda hanno trasmesso a Terra segnali non così univoci, impedendo allo staff che si occupa di Voyager 1 di annunciare con certezza che il primo oggetto di costruzione umana avesse lasciato il Sistema Solare.
La sintesi delle rilevazioni è stata appena diffusa attraverso tre diversi studi pubblicati da Science Express arrivando alla conclusione che esiste una zona dell’eliosfera, mai ipotizzata prima da nessuna teoria, dalle caratteristiche impreviste.
Leonard Burlaga del NASA-Goddard Space Flight Center e i suoi colleghi si sono concentrati sulle misure magnetiche, mostrando che ogni volta che Voyager 1 ha attraversato questa linea di confine in precedenza sconosciuta, la forza del campo magnetico misurato dai suoi strumenti aumentava improvvisamente, mentre calava altrettanto evidentemente il numero di particelle cariche misurate.
Gli altri due studi, firmati rispettivamente da Stamatios Krimigis della Johns Hopkins University ed Edward Stone del California Institute of Technology, si concentrano invece sulla conta di particelle provenienti dal Sole e di ioni a bassa energia dell’eliosfera, mostrando che entrambi sono calati drasticamente e bruscamente all’ingresso in questa regione prima sconosciuta, nel’Agosto del 2012, mentre parallelamente saliva il flusso di raggi cosmici misurato dalla sonda.
Il territorio imprevisto dove si trova Voyager sarebbe insomma una interfaccia tra la bolla di plasma solare che delimita il nostro sistema e lo spazio interplanetario. Ora resta solo da vedere quanto ci vorrà a Voyager per uscirne.

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