(Rinnovabili.it) – Definire le linee di indirizzo per una valida Strategia Energetica Nazionale
è un problema complesso che deve essere affrontato congiuntamente da
almeno cinque prospettive diverse: scientifica, economica, sociale,
ambientale e culturale. Poiché la strategia che l’attuale governo ha
ereditato da quelli precedenti, e che apparentemente ha assunto, non
segue questa strada, un gruppo di docenti e ricercatori dell’Università e
dei Centri di Ricerca di Bologna ha scritto al Governo una lettera
aperta di severa critica, motivandone le ragioni sul sito www.energiaperlitalia.it dove è anche possibile firmare un appello.
La lettera e l’appello sottolineano che ci sono alcuni punti fondamentali dai quali non si può prescindere:
1)
E’ necessario ridurre il consumo di energia, obiettivo che deve essere
perseguito mediante un aumento dell’efficienza energetica e, ancor più,
con la creazione di una cultura della parsimonia, principio di
fondamentale importanza per vivere in un mondo che ha risorse limitate.
2)
La fine dell’era dei combustibili fossili è inevitabile e ridurne l’uso
è urgente per limitare l’inquinamento dell’ambiente e per contenere gli
impatti dei cambiamenti climatici. Ridurre il consumo dei combustibili
fossili, che importiamo per il 90%, significa anche ridurre la
dipendenza energetica del nostro Paese da altre nazioni.
3)
E’ necessario promuovere, mediante scelte politiche appropriate, l’uso
di fonti energetiche alternative che siano, per quanto possibile,
abbondanti, inesauribili, distribuite su tutto il pianeta, non
pericolose per l’uomo e per l’ambiente, capaci di colmare le
disuguaglianze e di favorire la pace.
4)
Le energie rinnovabili non sono più una fonte marginale di energia,
come molti vorrebbero far credere: oggi producono il 22% dell’energia
elettrica su scala mondiale e il 40% in Italia, dove il fotovoltaico da
solo genera energia pari a quella prodotta da due centrali nucleari.
5)
La transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili sta
già avvenendo in tutti i Paesi del mondo. In particolare, l’Unione
Europea ha messo in atto una strategia basata sui punti sopra elencati
(il Pacchetto Clima Energia 20 20 20, l’Energy Roadmap 2050).
6)
L’Italia non ha carbone, ha pochissimo petrolio e gas, non ha uranio,
ma ha tanto sole e le tecnologie solari altro non sono che industria
manifatturiera, un settore dove il nostro Paese è sempre stato
all’avanguardia. Sviluppando le energie rinnovabili e le tecnologie ad
esse collegate l’Italia ha un’occasione straordinaria per trarre
vantaggi in termini economici (sviluppo occupazionale) e ambientali
dalla transizione energetica in atto.
Ignorando questi punti fondamentali, il
decreto Sblocca Italia agli articoli 36-38 facilita e addirittura
incoraggia le attività di estrazione delle residue, marginali riserve
di petrolio e gas in aree densamente popolate come l’Emilia-Romagna, in
zone dove sono presenti città di inestimabile importanza storica,
culturale ed artistica come Venezia e Ravenna, lungo tutta la costa del
mare Adriatico dal Veneto al Gargano, le regioni del centro-sud e gran
parte della Sicilia.
Il decreto attribuisce un carattere
strategico alle concessioni di ricerca e sfruttamento di idrocarburi,
semplifica gli iter autorizzativi, toglie potere alle regioni e prolunga
i tempi delle concessioni con proroghe che potrebbero arrivare fino a
50 anni. Tutto ciò in contrasto con le affermazioni di voler ridurre le
emissioni di gas serra e, cosa ancor più grave, senza considerare che le
attività di trivellazione ed estrazione ostacolano e, in caso di
incidenti, potrebbero addirittura compromettere la nostra più importante
fonte di ricchezza nazionale: il turismo. D’altra parte il decreto non
prende in considerazione la necessità di creare una cultura del
risparmio energetico e più in generale della sostenibilità ecologica e
non semplifica le procedure che ostacolano lo sviluppo delle energie
rinnovabili.
Il mancato apporto, quantitativamente
marginale, delle nostre riserve di combustibili fossili potrebbe essere
facilmente compensato mettendo in atto una campagna di informazione e
formazione culturale, a partire dalle scuole, per mettere in luce i
vantaggi della riduzione dei consumi individuali e collettivi e dello
sviluppo delle fonti rinnovabili rispetto al consumo di combustibili
fossili e ad una estesa trivellazione del territorio.
L’unica via percorribile per stimolare
una reale innovazione nelle aziende, sostenere l’economia e
l’occupazione, diminuire l’inquinamento, evitare futuri aumenti del
costo dell’energia, ridurre la dipendenza energetica dell’Italia da
altri paesi, ottemperare alle direttive europee concernenti la
produzione di gas serra e custodire l’incalcolabile valore paesaggistico
delle nostre terre e dei nostri mari consiste nella rinuncia definitiva
ad estrarre le nostre esigue riserve di combustibili fossili e in un
intenso impegno verso efficienza, risparmio energetico, sviluppo delle
energie rinnovabili e della green economy.
Vincenzo Balzani – Università di Bologna - Coordinatore di Energia per l’Italia
Fonte
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