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Tuesday, April 10, 2012

"Chi ha paura degli alieni?"

NON SAPPIAMO ANCORA SE LA VITA SULLA TERRA SIA STATA UN COLPO DI FORTUNA OPPURE OBBEDISCA A UNA LEGGE DEL COSMO

Un leader del progetto Seti: se ci fosse il contatto, rivolgetevi a me


AMEDEO BALBI
universitÀ di roma tor vergata


Siamo soli nell'Universo? È una della domande più affascinanti che l'umanità si sia mai posta. Secondo lo scrittore di fantascienza Isaac Asimov, sia la risposta affermativa che quella negativa sarebbero ugualmente sconvolgenti. Per il momento non abbiamo certezze, ma la ricerca di forme di vita al di fuori dalla Terra sta attraversando una fase di grande attività, dopo che negli ultimi anni sono stati scoperti centinaia di pianeti intorno ad altre stelle. Le stime fanno pensare che possano esistere centinaia di milioni di pianeti potenzialmente abitabili nella nostra galassia.

Tra chi si occupa del problema c'è Paul Davies, fisico, cosmologo e divulgatore di fama mondiale. È uno dei pionieri dell'idea di «biosfera ombra»: ovvero che possano esistere, sulla Terra, forme di vita microscopiche basate su meccanismi biochimici diversi da quelli noti e con un'origine indipendente. Se ciò fosse dimostrato, aumenterebbero le probabilità che la vita abbia origine facilmente, date le giuste condizioni, e quindi anche fuori dalla Terra. Davies è anche a capo del gruppo che dovrebbe gestire la fase successiva a un eventuale contatto con forme di vita intelligenti da parte del «Seti» (Search for Extraterrestrial Intelligence, ricerca di intelligenze extraterrestri), il progetto che, dagli Anni 60, ha cercato infruttuosamente di intercettare comunicazioni radio provenienti da altre civiltà avanzate.

Professore, è l’insuccesso del «Seti» che ha ispirato la sua ultima opera, «Uno strano silenzio»: un capitolo contiene una discussione della famosa equazione di Drake, che serve a ottenere una stima del numero di civiltà avanzate che potrebbero esistere nella galassia. Qual è la sua stima?
«Il messaggio del mio libro è che non c'è nessuna base scientifica per arrivare a un numero. Dato che non sappiamo come ha avuto inizio la vita, non abbiamo modo di stimare le probabilità. Si può calcolare una probabilità solo se si conosce il processo che si sta stimando. È possibile che l'origine della vita richieda una concatenazione di condizioni speciali che si sono realizzate una sola volta nell’Universo osservabile e che la vita sulla Terra non sia altro che un colpo di fortuna. È altrettanto possibile che ci sia un “principio della vita” incorporato nelle leggi del cosmo, così che la vita emerga facilmente e sia diffusa. Se c'è un principio del genere, non ne abbiamo ancora trovato alcun indizio. Perciò, dire che l'Universo pullula di vita è un atto di fede. Il mio libro è un appello perché si ottenga tale evidenza, per esempio trovando un secondo tipo di vita qui sulla Terra. Se lo trovassimo, sapremmo che la vita emerge facilmente, non per un colpo di fortuna».

Uno dei motivi conduttori del libro è la necessità di abbandonare l’antropocentrismo, quando riflettiamo sulla possibilità di vita nell'Universo. Il concetto si applica anche alla tecnologia. Trovo divertente che pochi decenni fa, nell'improbabile evenienza di un incontro con altre civiltà, abbiamo messo a bordo della sonda «Voyager» un disco fonografico, qualcosa che un adolescente di oggi non saprebbe più come utilizzare!
«Sono d’accordo e il problema è evidente: come possiamo andare in cerca di tecnologie avanzate quando non sappiamo le loro caratteristiche? Dobbiamo mantenere una mentalità più aperta possibile riguardo a cosa cercare».

Il suo libro discute la possibilità di trovare «vita strana» qui sulla Terra. In effetti, nel 2010, l'annuncio del possibile ritrovamento presso il Mono Lake, in California, di batteri con un metabolismo basato sull'arsenico ha causato eccitazione, ma anche critiche. Lei è stato uno degli autori dello studio su «Science». A che punto sono le ricerche?
«I risultati restano controversi. C'è accordo sul fatto che i batteri possano crescere in grandi quantità di arsenico, ma non su dove vada l'arsenico, una volta entrato nel batterio. Siamo in attesa che gruppi indipendenti replichino i nostri risultati».

Lei specula sull'eventualità che le più avanzate forme di intelligenza sarebbero, con ogni probabilità, artificiali o semi-artificiali.
«Di questo sono assolutamente convinto. Credo che l'intelligenza biologica sarà una fase breve e transitoria nell'evoluzione dell'intelligenza. Già qui, sulla Terra, i computer e le reti fanno la maggior parte del lavoro intellettuale bruto».

Crede che avremmo davvero qualcosa di cui discutere con una intelligenza aliena?
«È difficile dirlo. Noi siamo guidati dalla curiosità, ma un'intelligenza “progettata” potrebbe non avere questa qualità e non avere alcun interesse a comunicare con noi».

Lei dirige il gruppo sulla scienza post-rilevamento del «Seti»: cosa succederebbe il giorno in cui stabilissimo un contatto?
«C'è un protocollo di verifiche da fare e di persone da informare. In pratica, però, sarebbe molto difficile implementarlo nella frenesia mediatica che si scatenerebbe. Il mio gruppo di lavoro è pronto a offrire consiglio, se richiesto».

La gente è sempre stata molto favorevole al «Seti»: qual è, secondo lei, la ragione della fascinazione? C’è forse un sottotesto religioso?
«Sì, ritengo che la ricerca di vita intelligente faccia parte del tentativo dell'umanità di capire in quale modo rientriamo nel grande schema dell'Universo, proprio come fanno le religioni. Ma “Seti” ha le sue radici nella scienza e, quindi, ciò che conta è la ricerca di prove empiriche».

Stephen Hawking ha detto che dovremmo temere altre forme di vita nell’Universo, ma lei non condivide le preoccupazioni, giusto?
«Credo che fosse un'affermazione sciocca. Se gli alieni volessero la Terra, avrebbero avuto quattro miliardi e mezzo di anni per venire a prenderselo. Perché avrebbero bisogno che glielo diciamo noi?».

Lo «strano silenzio» che dà il titolo al suo libro è legato alla domanda di Fermi: «Se gli alieni esistono, dove sono?». Lei può immaginare qualche tipo di prova negativa definitiva che ci convincerebbe che siamo soli?
«Non credo che potremo mai provare con certezza che siamo soli nell'Universo».


Fonte: http://www3.lastampa.it


VITA INTELLIGENTE NELL'UNIVERSO: NON C'E' PEGGIOR CIECO DI COLUI CHE NON VUOLE VEDERE
Il sottoscritto, durante una visita al Kenney Space Center, mentre stringe la mano all'astronauta NASA JHON BLAHA


Della serie: quando la scienza si comporta come gli struzzi


di Oliviero Mannucci

Rido a crepapelle quando leggo articoli come quello pubblicato qui sopra, e sapete perchè? Perchè nonostante l'ignoranza umana che porta alcuni scienziati a cercare la vita intelligente con dei mezzi che sono sbagliati, abbiamo l'evidenza oramai da molto tempo che la Terra è visitata da numerose civiltà intelligenti, però, molti scienziati si rifugiano nella torre d'avorio chiamata "metodo scientifico" che gli dice che gli alieni esistono solo se verranno individuati con metodi superati e mezzi tecnologicamente arretrati e inadatti. Altrimenti, tutta la casistica ufologica, e si parla di migliaia e migliaia di avvistamenti fatti anche da astronomi, astronauti, piloti da caccia e tanti altri, non vale niente. Un caso eclatante di cecità, dunque, che in passato ha fatto le sue vittime e ha rallentato il processo scientifico dell'umanità. Ad esempio, andate a vedere cosa accadeva agli scienziati del 1700, del 1800 e del 1900, nel momento in cui facevano nuove scoperte scientifiche. Spesso venivano messi al bando, allontanati dalla comunità scientifica, derisi e perseguitati da chi credeva di saperne di più, spesso accademici ignoranti come le capre, invidiosi dei loro colleghi più intelligenti che avevano scoperto qualcosa di nuovo, perchè avevano percorso strade che altri, troppo conformi al pensiero scientifico del loro tempo non erano in grado di percorrere, o non volevano percorrere, perchè più interessati ad avere una cattedra e uno stipendio, che dare reale beneficio all'umanità, con una loro eventuale importante scoperta. Questo perchè, per essere uno scienziato che scopre veramente qualcosa di nuovo, oltre ad essere intelligenti, bisogna avere la mente molto aperta ( e anche le palle) oltre che ad essere pronti a percorrere strade che altri accedemici non batterebbero mai perchè troppo opportunisti. Nel Settembre 2008, al palazzo dell'UNESCO di Parigi, durante un Congresso Mondiale del SETI, il dott. Labeque ( astrofisico dell'Università di Orsay) citando un famoso caso di avvistamento UFO avvenuto in USA nel 1957, dove sei ufficiali USAF durante un volo di ricognizione a bordo di un RB47( aereo attrezzato con apparecchiature per le contromisure elettroniche) avvistano un UFO che li segue quasi per l'intero volo ( circa 700 miglia), da quell'oggetto furono rilevati segnali radio sulla frequenza di 3 GHZ( l'oggetto sconosciuto stava quindi comunicando con qualcuno), disse: Cari colleghi, continuate pure a cercare la vita intelligente nello spazio con i sistemi tradizionali, ma attenzione perchè " SOMETHING IS HERE" cioè, QUALCOSA E' QUI. Parafrasando la sua frase ha quindi detto: Invece di cercare inutili segnali dallo spazio trasmessi da alieni( che non necessariamente devono essere segnali radio) studiamo invece gli UFO. Se la scienza facesse questo seriamente, allora si renderebbe conto che il contatto è cominciato da molto tempo, ma non c'è peggior sordo di colui che non vuol sentire, o peggior cieco che non vuol vedere. Se voi provate a svegliare una persona che fa finta di dormire, non la sveglierete mai. Ma non serve fare come lo struzzo, che per non vedere il leone che sta arrivendo a mangiarselo mette la testa sotto la sabbia, tanto prima o poi il leone arriverà ugualmente. Cari amici scienziati, tirate fuori le palle, se ce l'avete! Altrimenti astenetevi da dire stupidaggini. E' statisticamente certo che esistono altri esseri viventi intelligenti nell'universo, questà è la verità, anche se molti di voi non vogliono accettarla. Del resto solo fino a qulache secolo fa, mentre la scienza sosteneva a spada tratta che la Terra fosse piatta e che fosse al centro della Terra, un certo signor Cristoforo Colombo, varcò quelle che erano chiamate le colonne d'Ercole ( non cadendo giù dal pianeta) e scoprì un altro continente, che guarda caso era abitato da altri esseri intelligenti, molto più intelligenti di noi, visto quello che poi hanno dovuto subire dai "CIVILI" europei. Che portavano la "VERITA'", la "GIUSTA RELIGIONE", e la "CIVILTA'". Ma soprattutto TANTA ARROGANZA e VIOLENZA.

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