Non smetteremo mai di chiederci se siamo soli nell’universo e se esistono altre forme di vita. E non smetteremo mai di chiederci cosa c’è dietro quel 96% dell’universo che ancora non conosciamo. John D. Mathews, professore di ingegneria elettrica presso l’Università Penn State, USA, pensa che dei robot potrebbero fare tutto il “lavoro sporco”, cercando forme di vita extraterrestri ed esplorando il cosmo al posto nostro.

Lo studioso ritiene che degli exobot, robot auto replicanti e autonomi, potrebbero, oltre a captare segnali di altri esseri, anche pulire il cosmo dai detriti spaziali. Mathews afferma che con l’ausilio delle macchine l’esplorazione dello spazio, così come della cinta di asteroidi, sarebbe conveniente in termini di costi e di tempi e sicuramente non pericolosa per gli esseri umani. Viaggiare e fare ricerca nello spazio è sicuramente molto dispendioso e richiede vaste risorse economiche. Mathews ritiene i robot potrebbero arrivare in zone del cosmo che gli uomini non sono in grado di raggiungere. Per ammortizzare i costi, i primi exobot potrebbero essere costruiti sulla Luna per utilizzare le risorse lunari e l’assenza di gravità.

I robot sarebbero in grado di riconoscersi tra loro e di identificare un loro simile ovunque si trovi nello spazio. Grazie al loro utilizzo sarebbe più semplice individuare detriti cosmici vicino l’orbita terrestre: potrebbero addirittura riciclarli. Gli exobot viaggerebbero nello spazio usando le risorse che, di volta in volta, troverebbero per continuare la loro missione.

Insomma, se davvero esistono degli alieni, lì da qualche parte nell’Universo conosciuto e sconosciuto, questa potrebbe essere una soluzione per scovarli.

Fonte: http://www.media.inaf.it