L'European Extremely Large Telescope sarà realizzato in una decina di anni sulle Ande cilene a oltre 3 mila metri di quota
SULLE ANDE CILENE - L’imponente impresa sarà realizzata entro dieci anni a Cerro Armazones sulle Ande cilene a 3.060 metri di quota. Perché lì e non altrove? «Là l’atmosfera è particolarmente trasparente e tranquilla, non disturbata da turbolenze o inquinata da luci di città», precisa Stefano Cristiani, astronomo dell’Istituto nazionale di astrofisica. «Le montagne alte, dalle pendici regolari e vicine a un mare attraversato da correnti fredde, forniscono le condizioni ideali». Poiché le Canarie e le Hawaii sono già piene di osservatori astronomici e telescopi, e l'Antartide pone grandi problemi logistici, le Ande restano pertanto il posto più conveniente, dove ancora c’è molto spazio per costruire grandi occhi per scrutare l’universo.
STRUTTURA - L’E-ELT sarà composto da un sistema di cinque specchi di cui il maggiore di 39,3 metri di diametro, grande quasi la metà di un campo da calcio, consisterà di un alveare di 798 sotto-specchi esagonali larghi 145 centimetri ciascuno e spessi 5 cm, tutti deformabili, per fornire in ogni momento una superficie accuratissima, con deviazioni inferiori a un decimillesimo di un capello. «Alla costruzione del quarto specchio, detto M4, deputato a correggere gli effetti atmosferici, è fortemente candidato il nostro Paese», prosegue Cristiani. «Si tratta di un pezzo di alta tecnologia, che sarà sostenuto da 6 mila attuatori, cioè da pistoncini che ne controllano la forma modificandola al ritmo di mille volte al secondo». Il super-telescopio, che peserà circa 3 mila tonnellate e sarà inglobato in un enorme edificio capace anch’esso di muoversi in sintonia con lo strumento, costerà 1,1 miliardi di euro.
ASTRONOMIA - L’E-ELT sarà in grado di raccogliere luci debolissime poste a grandissime distanze: potrebbe vedere un lampione stradale su Marte. Nonostante le dimensioni mastodontiche avrà anche una precisione di puntamento estremamente elevata, equivalente a colpire una moneta da 2 euro posta a 100 km di distanza. «Ci farà vedere cose imprevedibili e ci farà fare un salto di qualità simile a quello che fece fare il telescopio di Galileo rispetto all’occhio umano», promette Cristiani. Senz’altro ci consentirà di osservare direttamente e indirettamente pianeti extrasolari simili al nostro, per capire la frequenza delle condizioni adatte alla vita come la conosciamo sulla Terra. Ci consentirà di studiare come si formano e si sviluppano le stelle, le galassie e i buchi neri, di misurare direttamente l’espansione dell’universo rispetto a 10 miliardi di anni fa, di verificare la teoria della relatività generale, nonché di valutare se le costanti della fisica, come il rapporto tra la massa del protone e quella dell'elettrone, sono rimaste invariate nel tempo.
TELESCOPI - Il grande telescopio, che userà luce infrarossa per scrutare l’universo, sottolinea la tendenza attuale di costruire strumenti sempre più grandi con un aumento esponenziale di potenza risolutrice. Dal seicentesco telescopio di Galileo Galilei, grande solo pochi centimetri, se n’è fatta di strada. Si è passati dai telescopi realizzati da Herschel alla fine del Settecento e da Rosse nell’Ottocento, dal cento pollici di monte Wilson e dal cinque metri di monte Palomar messi a punto nel Novecento, alla serie dei telescopi da 10 metri costruiti a cavallo tra la fine del Novecento e i primi del 2000. Tra questi ultimi si annoverano l’americano Keck situato alle Hawaii, l’europeo Vlt (Very Large Telescope) che si trova sulle Ande e lo spagnolo Gtc posto alle Canarie. Ancora da approvare sono i telescopi americani Tmt e Gmt, rispettivamente di 30 e 24 metri.
RADIOTELESCOPIO - Oltre all’E-ELT, c’è in cantiere lo Square Kilometer Array (Ska) radiotelescopio che lavora a frequenze radio e che sarà costruito in Sudafrica o in Australia. Si tratta di un’altra grandissima impresa che studia le onde radio emesse o assorbite dagli oggetti sparsi nell’universo per capire cosa è successo dopo il Big Bang, come si sono formati i primi corpi luminosi che hanno messo fine all’«età delle tenebre», quando si sono apparsi i buchi neri e le prime galassie e quali erano le condizioni primordiali. Quale dei due sarà più performante, l’E-ELT o lo Ska? «Sono due approcci complementari, che cercano di dare una risposta in gran parte agli stessi quesiti con mezzi diversi, con la luce infrarossa il primo e con le radiofrequenze il secondo», risponde Cristiani. Entrambi dunque sonderanno l’insondabile. Nemmeno E-ELT sarà tuttavia in grado di vedere direttamente il buio dell’universo (tradotto in inglese con dark, usato come termine scientifico per «nessuno sa cosa sia»), ma solo di capirne meglio le proprietà, indirettamente, misurandone gli effetti.
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