Furono i vulcani a portare H2O in superficie, creando forse condizioni favorevoli alla vita sul pianeta rosso
di Richard A. Lovett
Il vulcano Olympus Mons, il monte più alto di Marte e del Sistema Solare, fotografato da una sonda orbitante. Immagine NASA/Corbis
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Sotto la superficie di Marte, intrappolati a grandi profondità, potrebbero esserci interi oceani d'acqua, sostiene un nuovo studio. E forse, milioni di anni fa, le eruzioni vulcaniche portavano quell'acqua in superficie, creando ambienti adatti alla vita.
Gli autori della ricerca, guidati da Francis McCubbin, planetologo della University of New Mexico di Albuquerque, hanno analizzato alcuni meteoriti di origine marziana: frammenti di roccia schizzati via dal pianeta a causa di impatti di asteroidi e poi piombati sulla Terra. Quelle rocce contengono una quantità sorprendente di minerali idrati, in cui cioè molecole d'acqua sono incorporate nelle strutture cristalline.
Gli studiosi stimano che il mantello di Marte (lo strato intermedio del pianeta, compreso tra la crosta e il nucleo) contenga tra le 70 e le 300 parti per milione d'acqua, abbastanza da sommergere l'intero pianeta sotto una fascia liquida profonda tra i 200 e i 1.000 metri. "Si tratta di una quantità d'acqua uguale o persino maggiore di quella contenuta nella parte superiore del mantello terrestre, tra le 50 e le 300 parti per milione", spiega McCubbin.
Con ogni probabilità il pianeta ha contenuto acqua al suo interno fin dalla sua formazione. "Nulla fa pensare che sia stata portata successivamente, da comete o asteroidi", sostiene lo scienziato. Ma a suo parere non si tratta di un'eccezione: dovrebbero contenere acqua anche gli altri pianeti rocciosi, Mercurio e Venere (oltre naturalmente alla Terra) e persino alcuni satelliti o grandi asteroidi. "Credo che l'acqua si possa trovare un po' dappertutto nel Sistema Solare", dice McCubbin.
Acqua dai vulcani
I meteoriti analizzati dall'équipe di McCullin sono basaltici, vale a dire che provengono dal magma portato in superficie da eruzioni vulcaniche. Esaminando attentamente un minerale chiamato apatite, i ricercatori hanno scoperto ioni idrossile, molecole formate da un atomo di ossigeno e uno di idrogeno. Ciò confermerebbe che nel magma marziano era presente anche acqua "normale" (H2O, due atomi di idrogeno legati a uno di idrogeno), che però è evaporata quando la lava è giunta in superficie. L'idrossile, invece, è rimasto più strettamente legato alla roccia.
Secondo McCubbin, misurando la quantità di idrossile nei meteoriti è possibile calcolare anche la quantità di acqua presente nel sottosuolo marziano. "Usiamo l'apatite come un idrometro che segnali quanta acqua ci fosse nelle rocce prima che evaporasse", spiega. Studi simili condotti sull'apatite di origine lunare hanno svelato che il nostro satellite è 100 volte più ricco d'acqua di quanto si pensasse.
Misurando l'età delle rocce basaltiche di cui sono composti i meteoriti, gli scienziati hanno calcolato che nel corso dell'intera vita del pianeta devono essersi verificate eruzioni che hanno portato in superficie l'acqua del sottosuolo; ciò avveniva anche durante il Noachiano, il periodo in cui Marte era abbastanza caldo da poter trattenere acqua liquida sulla superficie.
È anche possibile che eruzioni più recenti creassero zone temporaneamente favorevoli alla vita così come la conosciamo. "Quindi le zone vulcaniche sono le più adatte a cercare tracce di vita passata sul pianeta rosso", conclude McCubbin.
Fonte: http://www.nationalgeographic.it
Gli autori della ricerca, guidati da Francis McCubbin, planetologo della University of New Mexico di Albuquerque, hanno analizzato alcuni meteoriti di origine marziana: frammenti di roccia schizzati via dal pianeta a causa di impatti di asteroidi e poi piombati sulla Terra. Quelle rocce contengono una quantità sorprendente di minerali idrati, in cui cioè molecole d'acqua sono incorporate nelle strutture cristalline.
Gli studiosi stimano che il mantello di Marte (lo strato intermedio del pianeta, compreso tra la crosta e il nucleo) contenga tra le 70 e le 300 parti per milione d'acqua, abbastanza da sommergere l'intero pianeta sotto una fascia liquida profonda tra i 200 e i 1.000 metri. "Si tratta di una quantità d'acqua uguale o persino maggiore di quella contenuta nella parte superiore del mantello terrestre, tra le 50 e le 300 parti per milione", spiega McCubbin.
Con ogni probabilità il pianeta ha contenuto acqua al suo interno fin dalla sua formazione. "Nulla fa pensare che sia stata portata successivamente, da comete o asteroidi", sostiene lo scienziato. Ma a suo parere non si tratta di un'eccezione: dovrebbero contenere acqua anche gli altri pianeti rocciosi, Mercurio e Venere (oltre naturalmente alla Terra) e persino alcuni satelliti o grandi asteroidi. "Credo che l'acqua si possa trovare un po' dappertutto nel Sistema Solare", dice McCubbin.
Acqua dai vulcani
I meteoriti analizzati dall'équipe di McCullin sono basaltici, vale a dire che provengono dal magma portato in superficie da eruzioni vulcaniche. Esaminando attentamente un minerale chiamato apatite, i ricercatori hanno scoperto ioni idrossile, molecole formate da un atomo di ossigeno e uno di idrogeno. Ciò confermerebbe che nel magma marziano era presente anche acqua "normale" (H2O, due atomi di idrogeno legati a uno di idrogeno), che però è evaporata quando la lava è giunta in superficie. L'idrossile, invece, è rimasto più strettamente legato alla roccia.
Secondo McCubbin, misurando la quantità di idrossile nei meteoriti è possibile calcolare anche la quantità di acqua presente nel sottosuolo marziano. "Usiamo l'apatite come un idrometro che segnali quanta acqua ci fosse nelle rocce prima che evaporasse", spiega. Studi simili condotti sull'apatite di origine lunare hanno svelato che il nostro satellite è 100 volte più ricco d'acqua di quanto si pensasse.
Misurando l'età delle rocce basaltiche di cui sono composti i meteoriti, gli scienziati hanno calcolato che nel corso dell'intera vita del pianeta devono essersi verificate eruzioni che hanno portato in superficie l'acqua del sottosuolo; ciò avveniva anche durante il Noachiano, il periodo in cui Marte era abbastanza caldo da poter trattenere acqua liquida sulla superficie.
È anche possibile che eruzioni più recenti creassero zone temporaneamente favorevoli alla vita così come la conosciamo. "Quindi le zone vulcaniche sono le più adatte a cercare tracce di vita passata sul pianeta rosso", conclude McCubbin.
Fonte: http://www.nationalgeographic.it
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