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Thursday, August 23, 2012

Nubi artificiali contro il riscaldamento globale: un esperimento da testare

Sul controverso progetto di geongigegneria marina navale i ricercatori dicono che non c'è ragione per non approfondire questa tecnologia con un impianto pilota


Un team di scienziati statunitensi e britannici ha sollecitato un esperimento per verificare la fattibilità della creazione di nubi artificiali per contrastare gli effetti del riscaldamento globale. Lo studio "Marine cloud brightening" pubblicato da Philosophical Transactions della Royal Society sottolinea che ci dovrebbe essere almeno un dibattito scientifico sulla possibilità di realizzare il cosiddetto "cloud brightening", un processo che comporta l'invio di particelle, in questo caso di acqua di mare, nell'atmosfera per creare nuvole che, teoricamente, rifletterebbero una maggiore quantità di luce solare nello spazio. Un controverso progetto di geongigegneria marina navale del quale i ricercatori riconoscono le delicate questioni etiche e politiche ma dicono anche che non c'è ragione per non testare questa tecnologia con un impianto pilota.

Nel documento gli scienziati suggeriscono un piccolo test durante il quale verrebbe spruzzata acqua salata da "cannoni" o "camini" realizzati su una nave o da una chiatta, poi dovrebbero essere eseguite misurazioni delle caratteristiche fisiche e chimiche delle nubi che si verrebbero a produrre grazie all'immissione di particelle di sale nell'atmosfera.

Rob Wood, del Department of atmospheric sciences dell'università di Washington, Seattle, ha detto: «Preferirei che l'idea venisse testate da scienziati responsabili, invece che da gruppi che potrebbero avere un interesse legittimo a dimostrare il suo successo»

Su Philosophical Transactions i ricercatori anglo-americani spiegano che «l'idea alla base della tecnica di bioingegneria Marine cloud-brightening (MCB) è che seminando le nubi stratocumuli marini con copiose quantità di particelle monodisperse sub-micrometro di acqua di mare potrebbe migliorare notevolmente la concentrazione del numero di goccioline e quindi l'albedo e forse la longevità delle nuvole. Ciò produrrebbe un raffreddamento, che i calcoli del General circulation model (Gcm ) suggeriscono potrebbe comportare una soluzione soddisfacente dei problemi tecnici e scientifici qui identificati, avendo la capacità di bilanciare il global Warming fino al punto di raddoppio del biossido di carbonio».

Gli studi eseguiti sul Gcm sono i principali strumenti per la valutazione dell'efficacia a livello globale del Mcb e per valutarne le ripercussioni climatiche sulla quantità e distribuzione delle precipitazioni, così come sulla copertura e lo spessore del ghiaccio marino.

Gli scienziati hanno effettuato una modellazione ad alta risoluzione degli effetti della semina degli stratocumuli marini per comprendere la complessa serie di interazioni dei processi coinvolti nel "cloud brightening", poi si sono avvalsi di studi "microphysical modelling sensitivity" per esaminare l'influenza della semina, la quantità di particelle di sale immesse, le caratteristiche della massa d'aria, la velocità di immissione ed altri parametri del cambiamento dell'albedo elle nubi. Sono state prese in considerazione anche le tecniche di produzione dello spray di acqua di mare, studi sulla fluidodinamica dei rotori che dovrebbero essere utilizzati e le progettazione in tre stadi dell'impianto sperimentale in un'area limitata al campo sperimentale e della ricerca, che dovrebbe avere come obiettivi primari di testare la tecnologia «E determinare in quale misura, se è il caso, l'albedo delle nuvole potrebbe essere migliorato mediante inseminazione delle nubi stratocumuli marne su una scala spaziale di circa 100 X 100 Km».

Wood è convinto che un esperimento di questo tipo potrebbe far progredire le conoscenze su come le particelle inquinanti abbiano un impatto sul clima, ma ammette che «Il motivo principale per farlo sarebbe quello di testare l'idea della geoingegneria.

Un fenomeno che ha ispirato il Marine cloud brightening è quel che accade lungo e rotte navali: le nubi che si formano dietro le navi che attraversano l'oceano, simili alle scie che lasciano gli aerei nel cielo. Lungo le rotte della navi si formano nubi intorno alle particelle rilasciate dalla combustione del carburante. Ma in alcuni casi tracce di navi fanno nuvole scure. «Non so davvero perché avvenga questo», sottolinea to Wood. Ma nonostante il crescente interessi degli scienziati per l'albedo artificiale, c'è ancora una più che giustificata diffidenza verso la geoingegneria delle nubi. Anche Wood è molto cauto: «E' un'idea per una soluzione rapida in quando in realtà quello che dobbiamo fare è muoversi verso un'economia low carbon, che si sta rivelando un processo lungo. Penso che, per ogni evenienza, dovremmo conoscere le varie possibilità».

Il team di scienziati mostra però grande prudenza sulla geoingegneria come soluzione del global warming: «Sottolineiamo che non ci sarebbe alcuna giustificazione per la diffusione della Mcb, a meno che non venga chiaramente stabilito che non comporterebbe significative conseguenze avverse. Ci sarebbe anche bisogno di un forte accordo internazionale a favore di tale azione».

Fonte: http://www.greenreport.it


Commento di Oliviero Mannucci: Tramite la geoingegneria, e quindi l'uso d'irrorazioni chimiche nell'atmosfera terrestre è stato creato il problema ( il riscaldamento globale) e ora si vuole giustificare l'uso delle sostanze chimiche per risolverlo. Questo è il gioco, l'ho avete capito? Qualcuno ancora no purtoppo!

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