Statistiche

Thursday, August 23, 2012

Un'equazione per calcolare le civiltà aliene

Solo nella nostra galassia sarebbero miliardi i pianeti in grado di ospitare forme di vita

Un'equazione per calcolare le civiltà aliene

di Sabrina Pieragostini

Quante potrebbero essere le civiltà sparse nell'Universo? Nonostante la mancanza- totale, fino ad oggi- di prove oggettive che ne dimostrino l'effettiva esistenza, la scienza si interroga comunque sull'eventualità di trovarci, un giorno, faccia a faccia con Esseri di altri mondi. Ma statisticamente parlando, con quali probabilità?

Alla domanda, ha risposto l'astronomo Frank Drake, che già nel 1961 elaborò una formula matematica per stabilire se e quante civiltà extraterrestri potessero svilupparsi nella galassia. L'equazione, passata alla storia con il suo nome, prevede molte variabili, quasi tutte solo stimabili e non dimostrabili, come il numero delle galassie o delle stelle esistenti. Cambiare il valore di una, ovviamente, modifica radicalmente il risultato finale.

In base alle previsioni di Drake, esso è davvero impressionante: possono esistere 375 miliardi di pianeti abitati nella sola Via Lattea- la nostra galassia- e tutti con forme di vita intelligente. Se anche una piccola parte di esse fosse in grado di comunicare nello spazio, ne risulterebbero milioni di società evolute in potenziale contatto le une con le altre. A livello cosmico, il numero arriverebbe quasi a 3 miliardi di miliardi...

Nel corso degli anni, le stime di Frank Drake sono state riviste al ribasso, anche in virtù delle maggiori conoscenze sul cosmo acquisite in questi ultimi decenni. Ma pur con la visione più scettica possibile e mantenendo i piedi ben ancorati a terra, le cifre che emergono sono da capogiro: lassù, ci sarebbe un gran bel traffico...

I meno propensi a vedere E.T. in ogni angolo partono infatti dalla considerazione che meno del 40 per cento delle stelle della nostra galassia possa far parte di un sistema solare. Un calcolo approssimativo verso il basso, perché- al momento- i nostri telescopi sono in grado di scovare solo pianeti grandi almeno quanto il nostro: quindi, a rigor di logica, tutti gli astri potrebbero essere circondati da mondi alieni più piccoli. In ogni caso, la stima del 34 per cento di stelle dotate di pianeti porta a valutare - nella sola Via Lattea- circa 2 miliardi di gemelli della Terra.

Drake sosteneva che tutti i pianeti abitabili fossero abitati. Ora invece si tende a pensare che solo un 13-15 per cento lo siano: i meccanismi che presiedono alla vita sono complessi e delicati. Ma una volta che si forma, quale percentuale evolverà in vita intelligente? Gli scettici la ritengono un'eventualità eccezionale: guardando alla Terra, solo una specie-quella umana- ha sviluppato abilità cognitive.

Altri scienziati, invece, ritengono che l'intelligenza sia una tappa inevitabile nel corso dell'evoluzione. Quindi, con una sana via di mezzo, si ipotizza che circa il 50 per cento di queste entità biologiche nate e cresciute su mondi alieni possa essere in grado di creare, costruire, pensare... In numeri, ciò corrisponde a 1 milione di potenziali civiltà extraterrestri. E solo attorno a noi.

Ma di queste, quante sono arrivate ad un grado di sviluppo tecnologico tale da riuscire a comunicare attraverso lo spazio? Nella peggiore delle ipotesi, solo un 10 per cento. I numeri si assottigliano ancora di più, se pensiamo a civiltà distanti anni luce, i cui messaggi possono giungere ai nostri strumenti ora, molto tempo dopo la loro stessa scomparsa. Aumentando o riducendo queste variabili, si arriva agli ipotetici popoli alieni che in questo istante stanno cercando di comunicare: da un minimo di 1 a poche decine. Nulla di che, penserete...

E invece no. Moltiplicando questo numero irrisorio per le galassie che formano l'universo, si torna ancora ad una stima spaventosa: centinaia di miliardi di civiltà possibili, evolute almeno quanto noi, se non di più. Tutte lì, tra quei puntini luminosi che osserviamo distratti in una notte di cielo stellato.

www.extremamente.it


TERRESTRI: CIVILTA' NON IN GRADO DI COMUNICARE A LIVELLO INTERSTELLARE

di Oliviero Mannucci

L'articolo sopra descrive abbastanza bene "lo stato dell'arte" del pensiero scientifico ufficiale attuale. La cecità scientifica del nostro tempo cerca di ridurre ad una formula matematica, la presenza o meno di altre civiltà nello spazio. Una formula matematica però ( equazione di Drake) basata sul nulla, o quasi. I parametri di tale equazione, più volte cambiati nel corso del tempo, si basano sulle nostre striminzite conoscenze della vita nello spazio. Conoscenze che fino a qualche anno fa, non comprendevano neanche l'esistenza di altri pianeti ruotanti intorno ad altre stelle. Che se pur aggiornatie ai valori attuali, sono sempre il risultato di una nostra limitatissima conoscenza dello spazio, della vita in tutte le sue forme, delle dimensioni nelle quali si manifesta. Altro errore imperdonabile, è considerare il genere umano, fra le civiltà in grado di comunicare con altre civiltà. Le onde radio, ricordatevelo bene, le civiltà che viaggiano nello spazio, le continuano ad usare solo per comunicazioni a breve distanza, in quanto considerate lente, poco efficienti e poco affidabili. Quindi noi non siamo una civiltà da annoverare tra quelle in grado di comunicare con eventuali altri civiltà, se non a breve raggio. Altre civiltà, in grado di compiere viaggi interstellari, usano mezzi assai più veloci ed efficienti, tra cui la telepatia, che permette comunicazioni pressochè istantanee, in quanto la distanza non conta. E' per questo, che i nostri radiotelescopi, continuano a non ricevere nulla dagli alieni, la vedreste voi la televisione digitale terrestre senza decoder? Ma manco con il radiotelescopio più grande del mondo, non vi pare?!


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