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Friday, August 24, 2012

A proposito del CICAP..... " Caso Bardi"

Commenti del LABORATORIO ad un nuovo, scomposto tentativo del Cicap di screditare l'indagine sul castello di Bardi imbastendo una approssimativa pseudo-inchiesta che finisce in realtà per mettere in luce il discutibile e dilettantesco modus operandi adottato dal comitato.

Nuova pseudo-inchiesta del Cicap

(ovvero come montare un caso di debunking in assenza di elementi )



a cura de

IL LABORATORIO





In questi ultimi tempi è giunta segnalazione di un nuovo articolo del Cicap (vedi qui), a firma di Andrea Salsi, Achille Alberelli e Maria Tartaglia, sul caso del castello di Bardi (PR) investigato da due nostri ricercatori (Michele Dinicastro e Daniele Gullà) negli scorsi anni. Pur avendo già pubblicato sul nostro sito un commento dettagliato e chiarificatore (clicca qui per leggerlo) ad un precedente articolo del Cicap apparso sul sito di questa associazione a firma di S. Fuso e relativo allo stesso caso, riteniamo necessario pubblicare un nuovo commento sull’ultimo tendenzioso, confusionario ed a dir poco approssimativo articolo della compagine scettica. Per non lasciare nulla al caso, Il Laboratorio ha condotto, come associazione chiamata in causa e con modalità interdisciplinare, il presente lavoro al fine di dare una definitiva risposta alle illazioni del Cicap sul “Caso Bardi”.

Per non appesantire eccessivamente la lettura del presente articolo, ci limiteremo ad evidenziare e commentare le affermazioni più “eclatanti” ivi contenute.



A proposito dei risultati ottenuti dai nostri ricercatori durante le indagini al castello di Bardi i tre scettici affermano:

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“I due ricercatori sono talmente sicuri dei loro risultati che hanno esportato il metodo all’estero: infatti le tecnologie ed i software di elaborazione delle immagini sono stati passati ai cacciatori di fantasmi Brasiliani e Inglesi!”

Si tratta di affermazioni gratuite, prive di senso e di fondamento, che non trovano alcun riscontro con la realtà! Probabilmente i tre hanno attinto l’informazione da qualche tabloid scandalistico e senza alcuna verifica l’hanno riportata. Ci complimentiamo per “l’attenta” scelta delle fonti da parte del Cicap!!



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“Il caso, partito in sordina nel 2000, ha poi pian piano acquisito sempre di più spazio sui mass media, fino a giungere agli onori della televisione nazionale, durante una serie di puntate dedicate al mistero, agli UFO e alle infestazioni. Il 19 Agosto 2002 - Studio Aperto, il TG del canale televisivo ITALIA1, ha trasmesso alle ore 22,30 uno special sulla fenomenologia paranormale. Sono stati intervistati Michele Dinicastro ( Direttore della Sezione Ricerca del Laboratorio) e Daniele Gullà (Responsabile del Settore Consulenza e Ricerca sulle Immagini). I due parapsicologi, hanno praticamente monopolizzato la serata, portando avanti il loro discorso di «esperti di video e audio paranormale». L’unica voce razionale, fu quella del Prof. Silvano Fuso (segretario del CICAP-Liguria), che intervenne solo tre volte, per un totale di 4 minuti di trasmissione (a fronte dei 45 dedicati alla controparte)”.

Questa lamentela corrisponde esattamente al dato caratteristico n. 8 dello pseudoscienziato (“cercano costantemente di apparire come perseguitati” - Vedere Pag. 4). Agli autori della Tesi non sorge il dubbio che non siano stati i due studiosi del Laboratorio a tenere il microfono, ma il responsabile della trasmissione a concedere più tempo a loro che al rappresentante del CICAP, semplicemente perché essi erano gli autori dell’indagine e quindi, parlando a ragion veduta, dicevano cose molto più interessanti? E poi, sarebbe interessante sapere come i tre “studiosi” siano riusciti a stabilire “scientificamente” che il Fuso sarebbe stata l’UNICA VOCE RAZIONALE in quella trasmissione!



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“I due ricercatori bolognesi, hanno un ottimo modo di presentarsi al pubblico, parlano (apparentemente) con termini tecnici e cognizione di causa. Il sig. Gullà si presenta alle conferenze e in TV, come “il tecnico” nelle indagini sul paranormale e vanta il titolo di «consulente per le intercettazioni ambientali (audio/video) del tribunale di Bologna», il sig. Dinicastro, normalmente si atteggia all’esperto teorico dei fenomeni e fornisce il supporto “scientifico” a ciò che espongono”.

Sarebbe interessante chiedere ai tre estensori dell’articolo come mai trovino “strano” che il tecnico, Daniele Gullà, dovrebbe “vantarsi” di un titolo che ha regolarmente conseguito Con lo stesso criterio potremmo chiedere: gli autori, Salsi, Alberelli e Tartaglia, si vantano del titolo di dottori o hanno realmente conseguito una laurea? Inoltre, perché un tecnico quando parla di questioni tecniche – come scrivono i tre dottori - usa “apparentemente” dei termini tecnici? Per noi questo pensiero è un rebus. Per quanto riguarda la qualifica del ricercatore Daniele Gullà, anche in questo caso quanto riportato è approssimativo e non verificato. In realtà egli è Consulente Tecnico Ambientale (C.T.A.) e Consulente Tecnico d’Ufficio (C.T.U.) nominato da vari tribunali (Bologna, Rimini, Cassino, Rovigo) per procedimenti penali relativi al riconoscimento acustico e biometrico. (fra l’altro anche con abilitazione di Consulente nell’ambito dell’Unione Europea). E’, inoltre, Consulente Tecnico della Società d’Investigazioni “The Shield”, della “Security & Law” e della C.T.E. Consulting. Inoltre è impegnato nello studio dei fenomeni d’interazione PSI da oltre un quarto di secolo.

E perché “il signor Dinicastro normalmente si atteggia all’esperto teorico dei fenomeni”? A parte l’errore grammaticale, tra i tanti che si trovano distribuiti nell’articolo del Cicap, come si dovrebbe atteggiare una persona che da più lustri studia anche l’aspetto teorico dei fenomeni? E’ fin troppo facile rendere ironico e dubitabile qualsiasi scritto, usando la tecnica di questi tre “studiosi”. Ma l’esperienza insegna che non è consigliabile lasciarsi prendere la mano usando questo stile. Potremmo anche informare i tre “ricercatori” del Cicap che il ricercatore Michele Dinicastro, ha all’attivo numerosi lavori pubblicati sulle riviste nazionali ed internazionali del settore e fa parte della prestigiosa Parapsychological Association (P.A.), associazione che dal 1969 fa parte di uno dei più importanti sodalizi scientifici del mondo: l’American Association for Advancement of Science (A.A.A.S.).



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“A Bardi, la cooperativa “Diaspro Rosso” che gestisce il castello, ha organizzata una mostra fotografica permanente sul fantasma, installando 18 pannelli con dozzine di foto, didascalie e spiegazioni (pseudo) scientifiche del fenomeno. Queste ultime bisogna ammettere sono state scritte infilando termini tecnici della fisica quantistica (Forze Nucleari, Fotoni, etc.), della cosmologia (Onde Gravitazionali, Campo Unificato, etc), e dei termini universitari (Dipartimento, Direttore Scientifico, Ricercatori) assieme alla classica terminologia parapsicologica (Ectoplasma, Psicocinesi, etc.), generando in molte persone la convinzione che il fenomeno rilevato sia autentico e certificato dall’Università di Bologna!”

Premesso che sarebbe interessante conoscere quale processo logico ha fatto cadere in tanta confusione i tre “scienziati” sì da realizzare una correlazione tra le indagini condotte e l’Università di Bologna, il dato certo è che mai quest’ultima viene citata sui pannelli né altrove. Circa le spiegazioni definite (pseudo) scientifiche dai tre, occorre chiarire un concetto molto semplice: si tratta di ipotesi, le quali emergono dai dati e certo non si stanno formulando tesi, come essi dimostrano di fare, sulla base di semplici opinioni, per cui l’appellativo di (pseudo) scientifiche è assolutamente fuori luogo e presuntuoso. A parte il folclore goliardico delle espressioni usate (“..infilando termini tecnici…”) tendenziosamente, si pone in rilievo come la terminologia usata si rifaccia a quella universitaria, ma è opportuno che essi sappiano che i termini da loro segnalati, com’è risaputo, sono usati anche in tanti altri ambiti non necessariamente universitari e fanno riferimento a compiti assunti da persone nell’ambito di particolari strutture. Sono cose che probabilmente conoscono anche i nostri tre, ma invece di chiarirle alle molte persone che sono digiune di queste cose, astutamente concorrono a rafforzare la convinzione di costoro che l’uso di tali parole conduce all’Università di Bologna. Mah!



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“Il gruppo CICAP Emilia Romagna e lo stesso Silvano Fuso, continuano a ricevere lettere da parte di visitatori del castello, in cui viene messa in dubbio la posizione del Comitato nei riguardi del paranormale, dato che “eminenti ricercatori universitari hanno dimostrato scientificamente, senza alcuna possibilità d’errore l’esistenza dei fantasmi”.

Ecco, questo è il vero punto della questione! Il rigore con cui è stata condotta l’indagine di Bardi sembra che abbia messo sempre più in difficoltà il Cicap, alle prese con visitatori del castello che mettevano “in dubbio la posizione del Comitato nei riguardi del paranormale”. Comprendiamo perfettamente la necessità dell’associazione in oggetto di dover comunque dare una risposta… scettica, ovviamente…per difendere “La Causa” su cui si basa quella struttura. Rimane comunque degno di un sorriso il periodo virgolettato della frase, anche perché noi siamo dell’idea che l’inerranza sia solo una realtà divina che la scienza ha eliminato dal suo paradigma da almeno due secoli, per cui gli scienziati, ed anche i tre soci Cicap, debbono mettere il cuore in pace, perché anche loro possono sbagliare.



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“Anche a livello locale la diffusione del “fantasma” è garantita dall’opera capillare di due organizzazioni Parmigiane:

1) il CUN (Centro Ufologico Nazionale) di Parma e il suo affiliato, il Centro Studi

Esobiologici Galileo che già da alcuni anni effettuano conferenze tra Parma, Piacenza e

Reggio Emilia, invitando i due parpasicologi bolognesi (http://www.cunitalia.

net/news/newrete424.htm)

2) il Centro Studi Fortiani (http://art.supereva.it/centrostudifortiani/fenomeni-fortiani-

PR.htm?p), con cui il CICAP-ER ha da circa un anno, avviato un programma di

«domande/risposte» sui più disparati argomenti pseudoscientifici e misteriosi”.

Qui si vuol dare ad intendere che dietro la diffusione naturale della notizia ci sia una organizzazione. Molto più semplicemente, invece, la notizia ha trovato naturale diffusione attraverso i media, come solitamente avviene con informazioni ritenute “insolite”, proprio come quella di cui qui si discute.



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“L’indagine svolta da noi ha lo scopo di:

· appurare se le spiegazioni date dai parapsicologi Bolognesi siano tecnicamente accurate,

· capire cosa è stato effettivamente fotografato

· provare a vedere se esistono spiegazioni “naturali” a ciò che è rimasto impressionato nella pellicola”.

Qui è molto chiaro il modus operandi del Cicap: “· appurare se le spiegazioni… siano tecnicamente accurate”. A parte il dato che gli studiosi del laboratorio non spiegano, ma tutt’al più cercano di dare una interpretazione dei fatti, sarà interessante sapere come i tre “supervisori” faranno ad appurare la correttezza delle affermazioni tecniche, quando essi stessi dimostrano di svolgere un’indagine su un fenomeno basandola solo sull’acquisizione di informazioni indirette. E’ importante, infatti, sottolineare come in questo loro lavoro di analisi non venga neppure lontanamente presa in considerazione l’ipotesi di condurre un’indagine scientifica in loco per appurare il possibile verificarsi degli eventi rilevati dai nostri ricercatori. Per di più i tre si peritano di formulare su quei dati indiretti e, come abbiamo visto, spesso approssimativi (presi da giornali scandalistici o da siti web) ipotesi che definiscono “naturali”.



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“Si è contattato alcuni rappresentanti del gruppo storico San Galgano (di Formigine-MO) che per il periodo 1997-1999 avevano ricevuto l’incarico di organizzare una mostra di macchine d’assedio medioevali funzionanti e che a titolo di curiosità si erano informati sulle leggende del castello. Loro hanno dichiarato che non hanno mai visto i due all’opera. Si sono fermati spesso la notte a dormire al castello e più volte sono stati svegliati da rumori strani, attribuibili però ad animali, vento e vecchie imposte di legno. Le manifestazioni descritte da Dinicastro e Gullà (odori strani, spostamento di oggetti, apparizioni, etc.) non sono mai state osservate né di giorno né di notte”.

I tre “investigatori” dimostrano ancora una volta di essere inesperti nello studio di questo tipo di fenomenologia. Commettono ancora un errore grossolano, quello di ritenere che un possibile fenomeno infestatorio si manifesti costantemente nel tempo e che si mantenga identico alla presenza di qualunque testimone. Se solo avessero letto la specifica letteratura (quella seria) saprebbero che esso non è così frequente e che, essendo un fenomeno psichico, si manifesta sulla base delle caratteristiche psichiche di chi lo vive. Del resto i nostri ricercatori, M. Dinicastro e D. Gullà, hanno dovuto compiere un decennio di indagini per rilevare alcuni eventi di possibile natura PSI. Anche i nostri studiosi hanno incontrato persone che non hanno riportato esperienze particolari sul castello. Tra l’altro, i nostri ricercatori non avendo mai incontrato i “rappresentanti del gruppo storico San Galgano”, stando alla logica dei tre soci Cicap, dovrebbero concludere che questi ultimi non siano mai stati al castello? Inoltre, a quanto scrivono i tre, non c’è stato alcun controllo scientifico che spiega quei “rumori strani” con la presenza di animali o del vento, allora perché tanta sicurezza nell’affermarlo? Teniamo a precisare che negare l’esistenza di uno o più fenomeni, solo perché alcune persone non ne sono state testimoni, è un sillogismo concettuale illogico: io non ho visto “qualcosa”, quindi, questo “qualcosa” non può esistere!!!



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“Anzi il sig. Rossano Guatelli, membro fondatore del Gruppo Storico e socio della Archeolab- Laboratorio di Archeologia Sperimentale [http://www.archeolab.com/], ha minacciato querele se il suo nome dovesse finire accanto a quello del cavaliere fantasma, quale “tecnico che ha esaminato l’epoca storica dell’armatura”, come qualcuno ha evidentemente raccontato in giro per dare maggior spessore alla tesi dello spettro in corazza medioevale”.

Qui siamo al pettegolezzo puro!! I nostri ricercatori non hanno mai sentito parlare di questa persona, né di questo gruppo e, qualora fosse vero che qualcuno abbia detto il contrario, si assumerà le responsabilità di tali affermazioni nelle sedi appropriate.



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“Successivamente si è provveduto a parlare con i due parapsiocologi, chiedendo la loro disponibilità alla collaborazione e al rilascio delle immagini originali per una futura analisi da parte degli esperti del CICAP. La risposta è stata affermativa (anche se poco convinta), ma necessitava di un po’ di tempo e di successivi contatti, dato che era loro intenzione prima pubblicare un libro con tutte le loro scoperte (dato che all’inizio del 2003 hanno “scoperto” un altro spettro nel castello, che potrebbe essere quello della compagna del cavaliere fantasma)”.

Né al Laboratorio, né ai nostri ricercatori è mai giunta formale richiesta di esame del materiale da parte di alcuni. Forse non a caso…



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“Sappiamo che la figura dello pseudoscienziato, normalmente ha una serie di dati caratteristici:

1. si sente escluso dalla comunità scientifica a causa di un complotto o della chiusura mentale dei ricercatori,

2. utilizza un linguaggio che sembra tecnicamente corretto, ma che in realtà è scientificamente molto sgrammaticato o addirittura privo di senso,

3. cita grandi scienziati riconosciuti, solo estrapolando dal contesto poche frasi, cercando di distorcere il significato nel modo a lui più conveniente,

4. non cita le fonti, le prove e le dimostrazioni alla base delle sue teorie,

5. se deve citare qualcosa o qualcuno per esteso, è quasi un altro pseudoscienziato (in questo modo si crea un circolo vizioso, in cui pseudoricercatori si autocitano, ognuno come

sostegno delle tesi dell’altro)

6. spesso ha come “garanti” della genuinità delle sue affermazioni filosofi, metafisici,

personaggi dello spettacolo, giornalisti… e comunque nessuno esperto della materia

accreditato in campo accademico,

7. non si curano di fornire una qualche spiegazione “semplice”, ma attribuiscono tutto al

paranormale,

8. cercano costantemente di apparire come perseguitati”



Ed ecco qui sciorinare da parte dei tre la lezione-slogan del Cicap sugli pseudoscienziati. Si tratta di opinioni che descrivono più che altro un comportamento, ormai ben noto ai più, di assoluta immodestia e malcelata saccenza. Ecco al riguardo i nostri commenti:

1. noi non ci sentiamo esclusi da alcuna comunità né ravvisiamo complotti da parte della comunità scientifica (ma da parte di quella scettica un simile comportamento non è nuovo… vedi il caso Starbaby). La chiusura mentale verso il nuovo da parte della scienza è cosa nota. Nella sua famosa opera “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”, il filosofo e storico della scienza Thomas S. Kuhn fa chiarezza su questo punto mostrando come il procedere della scienza avvenga attraverso vere e proprie rivoluzioni culturali in quanto quest’ultima si imbatte costantemente in fenomeni che non riesce a spiegare e che richiedono un radicale mutamento della propria visione e l’accettazione condivisa della comunità scientifica. A questo riguardo il famoso fisico Max Planck ha dichiarato, sulla scorta della propria esperienza personale, che “Una verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono, e nasce una nuova generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari”.

2. Beh, questa affermazione fa proprio sorridere, soprattutto se si pensa alle diverse decine di errori ortografici e grammaticali commessi dal Cicap in questo lavoro pseudo-indagativo. Quindi, secondo questa filosofia loro stessi non avrebbero dovuto neanche scrivere… Aggiungiamo che la loro assoluta estraneità all’ambito parapsicologico ha più volte messo in evidenza un linguaggio assolutamente inappropriato che nulla a che vedere con gli studi seri condotti in questa disciplina.

3. Da che mondo è mondo esistono le citazioni, le quali possono piacere o non piacere, ma questo nulla toglie alla loro validità. Tra l’altro i lavori dei “ricercatori” del Cicap sono pieni di citazioni…

4. Nei nostri lavori le fonti sono sempre citate!!

5. Infatti Galileo citava Keplero ed a quei tempi erano ambedue pseudoricercatori…

6. In ambito accademico si discute da sempre del rifiuto istintivo ed irrazionale dei positivisti nei confronti della filosofia. Costoro dimenticano quanto la scienza sia in debito con quest’ultima disciplina. E comunque vorremmo far notare una ennesima contraddizione nelle affermazioni dei tre: come fa ad esistere un esperto riconosciuto in campo accademico riguardo agli argomenti che vengono ufficialmente rifiutati dal campo accademico stesso?

7. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una ennesima affermazione avventata e gratuita. Infatti, se solo i tre “ricercatori” si fossero documentati appropriatamente, saprebbero che ciò che loro chiamano “paranormale”, ma che noi definiamo “fenomeni d’interazione PSI” non sono altro che fenomeni naturali che hanno la sola peculiarità di essere ancora incomprensibili. Paranormale è un brutto termine, utilizzato per tanti scopi non sempre puliti. La nostra associazione studia quei fenomeni, che sono stati definiti dai parapsicologi anomali, nell’intento di fare capire, invece, che sono del tutto normali se considerati nel loro contesto. Ricordiamo che, se non si conoscesse l’esistenza delle onde elettromagnetiche, le ricezioni radio rappresenterebbero “fenomeni anomali” e misteriosi.

8. Dinicastro e Gullà fanno parte di un’associazione (Il Laboratorio) composta da persone che non si ritengono per nulla perseguitate, ma semplicemente si occupano, senza scopo di lucro e con mezzi molto limitati, di ricerche che la scienza ufficiale, per molti motivi, spesso non affronta (anche se i militari lo fanno, eccome).



Riteniamo opportuno sottolineare come i tre “ricercatori” del Cicap facciano invece parte di una categoria di persone che, negando a priori qualsiasi evento solo perché sfugge alla loro comprensione, amano presentarsi al pubblico atteggiandosi da scienziati. Un caso eclatante al riguardo è quello del loro pigmalione James Randi, un prestigiatore. E’ noto, infatti, come quest’ultimo abbia più volte tentato di intraprendere dispute “scientifiche” con scienziati veri i cui studi hanno portato nuovi elementi nella comprensione dei fenomeni d’interazione PSI. Ad esempio non si è fatto scrupolo di attaccare addirittura un Premio Nobel per la fisica come Brian Josephson, solo perché dopo anni di ricerche sulla telepatia ha fornito le evidenze sulla reale esistenza di tale forma d’interazione PSI-cognitiva. Qualche anno fa ebbe anche a criticare il professor Josephson per una intervista radiofonica che questi aveva rilasciato per la BBC ed in cui il fisico parlava della stretta connessione tra dinamiche della coscienza e dinamiche quantistiche. Ovviamente il mago, pur non avendo credenziali scientifiche e non sapendo neanche di cosa realmente Josephson stesse parlando, espresse un giudizio negativo sulla cosa! Addirittura, in una recensione del suo libro, intitolato The Supernatural A-Z: The Truth and the Lies, la sua collega scettica Susan Blackmore asseriva che il libro “ha troppi errori per poter essere consigliato”.

Ecco le caratteristiche dello scettico dogmatico:

1. Ritiene di essere depositario della verità e di essere investito di un “sacro compito”, quello di combattere con tutti i mezzi tutto quanto sembra contraddire le “verità” che ha imparato a scuola. In alcuni casi, quando tale comportamento si estremizza, si possono avere condotte che vanno ben oltre il lecito (vedi ad esempio il “Caso Starbaby”), manifestando la tendenza ad aggirare le più comuni leggi etiche e/o deontologiche.

2. Il quadro psicologico di tale soggetto è ben noto e si contraddistingue per la discordanza tra quanto esperisce sensorialmente e quanto recepisce razionalmente. Ciò avviene a causa della interposizione di un “filtro ideologico“ che gli impedisce di vedere anche le cose più lampanti ed eclatanti che si presentano d’avanti ai suoi occhi. Un episodio paradigmatico a questo riguardo, esempio incontrovertibile di allucinazione negativa, avvenne nel corso della tredicesima puntata di “Misteri”, programma trasmesso dal canale televisivo RAI 2 nel 1994. L’attuale responsabile della ricerca del Cicap, Luigi Garlaschelli, invitato in trasmissione sul problema delle Madonne che piangono, asserì che di solito le cose si svolgono così: una persona dice d’aver visto la statua piangere, mentre altri asseriscono la medesima cosa pur avendola vista solo bagnata o sporca. Aggiunse che “è rarissimo vedere un fenomeno mentre sta avvenendo”. A questo punto la conduttrice gli fece immediatamente notare che il filmato presentato poco prima documentava proprio il fenomeno in atto, ovvero la fuoriuscita di lacrime dal volto della Madonna. Ma il Garlaschelli perentoriamente e reiteratamente affermò con certezza che invece “no! Quella era una statua bagnata”. Al che la conduttrice, Lorenza Foschini, decise di fargli vedere un altro filmato documentante lo sgorgare delle lacrime da una statua della Madonna, quella di Siracusa. A questo punto l’ostentata sicurezza esibita dal Garlaschelli qualche secondo prima cominciò a vacillare e dichiarò: “forse è stato anche filmato”; al termine del videoclip l’iniziale sicurezza, però, si sarebbe trasformata in un “questo è un caso ben documentato”, anche se poi continuò tranquillamente a sostenere le tesi scettiche. Questo è un esempio tratto dalla realtà su cui i tre dovrebbero riflettere!

Questo atteggiamento di tipico dogmatismo scettico, benché ormai ampiamente conosciuto, viene, però, sempre e comunque negato dai rappresentanti di questo credo. Illuminante è al riguardo quanto ha scritto a proposito Dennis Rawlins, uno scienziato scettico già membro del Comitato Esecutivo dello Csicop (organizzazione scettica americana a cui il Cicap è strettamente legato) che denunciò le scorrettezze di tale associazione (vedi il caso Starbaby): “ Io resto scettico circa le credenze dell’occulto per il cui smascheramento fu creato lo Csicop. Ma ho cambiato la mia opinione circa l’integrità di alcuni tra quelli che fanno carriera facendo opposizione all’occultismo. Ora credo che, se un disco volante atterrasse nel cortile di un importante portavoce anti-UFO, egli potrebbe nascondere l’accaduto al pubblico (per il bene del pubblico, chiaramente). Egli potrebbe rapidamente convincere se stesso che l’atterraggio era una burla, una allucinazione o una ‘sfortunata’ interpretazione di fenomeni naturali che potrebbe essere spiegato con ‘ulteriori ricerche’. L’ironia di tutto ciò mi angustia particolarmente in quanto sia sulla stampa e prima ancora al pubblico televisivo nazionale ho dichiarato che la mentalità cospirazionista dei credenti nell’occultismo rappresenta un reale pericolo politico in una

democrazia votante. Ora io trovo che proprio il gruppo che io aiutai a fondare ha giustificato parzialmente questa mentalità”.

3. Si propone come esperto nello studio dei fenomeni d’interazione PSI, assumendo, specie se intervistato dalla tv o da altri mass media, un fare apparentemente professionale ed onnisciente. Tuttavia il suo eloquio tradisce una profonda incompetenza in ambito parapsicologico, che gli “addetti ai lavori” sanno riconoscere con facilità.

4. Si lamenta costantemente di non avere sufficientemente spazio sui media, asserendo che questo è invece lasciato quasi del tutto agli “assertori del paranormale”. Come, invece, tutti ben sanno gli scettici, forti della grande organizzazione (ben pubblicizzata ovunque) che hanno alle spalle, sono sempre presenti ovunque ci sia “odore di paranormale”. In particolare la TV, la radio e i giornali costituiscono il grande megafono delle loro idee.

5. Pur dichiarando di svolgere indagini in ambito parapsicologico, adotta un linguaggio non appropriato per gli eventi che dice di indagare e non possiede una adeguata conoscenza della materia. Tra l’altro dimostra un dilettantismo disarmante quando prova a compiere degli “esperimenti” (vedi cosa è accaduto durante alcuni esperimenti fatti in TV dal Cicap condotti dal suo responsabile scientifico Garlaschelli).

6. Spesso cita impropriamente e parzialmente noti scienziati adattando le loro affermazioni alle proprie credenze scettiche, trascurando sistematicamente le incompletezze e le contraddizioni di fondo delle loro teorie e presentando una falsa realtà costituita da certezze assolute, che sono, invero, del tutto estranee alla vera scienza, la quale trae proprio dal perenne dubbio lo stimolo per procedere nella conoscenza.

7. E’ solito fare citazioni di scettici dogmatici come lui.

8. E’ solito compiere “indagini dialettiche”, ovvero cerca di controbattere le rigorose ricerche altrui contrapponendovi le proprie opinioni/deduzioni scettiche fondate sulle proprie credenze.

9. Si dimostra incapace di separare i fatti dalla teoria: nega i fatti perché ritiene infondata la teoria proposta per interpretarli.

10. Trascura sistematicamente i fatti in sé, per esaminare i dettagli, che sono più facilmente utilizzabili contro coloro che vede come avversari. Se un dettaglio non è esatto, ne deduce che tutto è sbagliato.





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A questo punto i tre “scienziati” eseguono un “esame scientifico” della leggenda di Bardi. Sì, proprio così: hanno esaminato scientificamente una leggenda!!! Cercando di scovare possibili incongruenze, ecco cosa asseriscono i tre “provetti indagatori”:



non vengono citati i documenti di riferimento (cosa normale in una nota introduttiva, ma non ve ne sono traccia nemmeno nei dettagliati pannelli interni alla mostra)

E’ evidente che i tre ignorano cosa sia una leggenda. Si tratta di un racconto per lo più legato ad una tradizione popolare che, pur prendendo spunto da eventi storici, si arricchisce di elementi fantastici che in molti casi distorcono quasi del tutto l’evento reale. Tra l’altro, essa nasce come racconto orale che in alcuni casi acquisisce dignità letteraria quando scrittori o storici decidono di perpetuarne il ricordo in forma scritta. Tra l’altro, ai nostri due ricercatori è stata raccontata oralmente. Da un punto di vista storiografico i tre ignorano che per gli storici le fonti orali non sono affatto di secondaria importanza, specie se verificate come in questo caso.



Tra le varie incongruenze che i tre “scienziati” tentano di far emergere da quanto scritto nella mostra di Bardi sulla leggenda vi è una ulteriore prova della superficialità con cui hanno affrontato quella che loro chiamano “indagine”. Ad esempio, ecco cosa dicono:



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il periodo storico citato nel pannello «a cavallo del XV e XVII secolo». Viene portata come prova dell’epoca l’analisi della foggia dell’armatura del fantasma, confrontata con quella di un dipinto di Francesco Gonzaga del 1496. Dall’inizio del 1400 alla fine del 1600 l’evuluzione delle armature è enorme… un po’ come confrontare una Ford Model T del 1925 con una Formula 1 attuale. NON esiste «l’armatura medioevale» tout court. Variavano sensibilmente, a seconda della zona geografica (armature alla tedesca, Milanesi, etc.), a seconda dell’impiego (fanteria pesante, cavalleria, torneo, etc.).

In realtà, nei cartelli si mette in evidenza come, essendo l’epoca della leggenda inquadrabile (secondo quanto riferitoci) tra il XV e il XVI (e non XVII come hanno malamente riportato i tre, ci auguriamo solo per superficialità!), essa ben si adatta al tipo di armatura che caratterizza l’extra termico.



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A questo punto i tre, con un meticoloso “copia–incolla” riportano un lungo, quanto inutile (alla luce di quanto testé chiarito) elenco di modelli di armature liberamente tratti da siti internet. Il tutto per cercare in qualche modo di rendere più probabile la loro “disamina scientifica”… Segnaliamo, però un “piccolo” particolare: visto che il periodo segnalato sarebbe (come erroneamente riportato dai tre soci del Cicap) compreso tra il XV e il XVII secolo, perché viene mostrata anche un’armatura datata 1370, che invece appartiene al XIV secolo?



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Segue un commento che, approfittando di singoli termini, tenta di screditare l’intero lavoro presentando una lunga dissertazione sul campo unificato, sulle stringhe e sulle superstringhe. Teniamo a far presente che da un punto di vista terminologico molto ci sarebbe da dire sui numerosi errori (come dimostra il loro stesso articolo) che i non addetti alla parapsicologia commettono ogni qualvolta vi si approcciano. Ciò è altrettanto vero per i fisici e per i giornalisti televisivi. A questo riguardo, il prof. Gianni Fochi (docente di chimica generale e inorganica presso Università di Pisa), in un articolo comparso su Scienza e tecnologia al di là dello specchio (Vol. 5 della serie La nuova scienza, Libri Scheiwiller, Milano – 2004), ci informa su quanto avvenuto nel corso di una puntata del programma televisivo SuperQuark. A pag. 305 il prof. Fochi riporta quanto segue: “Se si scorrono i vari programmi si incontrano infatti figure che con la televisione si guadagnano effettivamente da vivere e che, stando alla laurea posseduta, una certa competenza dovrebbero averla. Non però in tutti i campi che sono chiamati ad affrontare. E’ addirittura successo che il programma scientifico più blasonato d’Italia, SuperQuark, facesse illustrare a un fisico concetti chimici fondamentali in modo scorretto, tale da render vani gli sforzi degli insegnanti di scuola media superiore. Il 17 dicembre 2003 veniva mostrato agli spettatori un esperimento sulla polvere pirica; in quel contesto tipicamente chimico, mentre si intendeva parlare degli ingredienti del miscuglio esplosivo, è stato usato il termine ‘elementi’, che in chimica ha un significato diverso e molto preciso: elemento è un insieme di atomi a uguale numero di elettroni. In quel caso carbone e zolfo potevano ancora essere chiamati elementi, sia pure con un po’ di apprensione […]; ma assolutamente non si può chiamare elemento il salnitro (più modernamente: nitrato di potassio), costituito in effetti da tre elementi diversi (potassio, azoto e ossigeno). Inoltre il miscuglio stesso veniva chiamato ‘composto’, contravvenendo con gergo da trasmissione culinaria a quella che è proprio la distinzione basilare della chimica: se non si capisce la differenza fra miscuglio e composto, non si capirà mai nulla in quella disciplina. Per questo motivo nelle prime pagine dei manuali scolastici è descritto il semplice esperimento d’un miscuglio ferro-zolfo, che a caldo si trasforma in un composto (solfuro ferroso). Il cambiamento è facilmente verificabile e aiuta i ragazzi a farsi almeno un idea empirica di partenza”.

Ma, ritornando alla dissertazione di fisica, essa risulta scritta in prima persona e non è opera dei tre firmatari della Tesi, i quali fingono di non capire che il problema è molto più concreto: siccome vengono di frequente rilevate immagini “anomale” (e non spiriti, come essi tendono a ritenere!), ci si chiede cosa le renda fotografabili. Siccome in alcuni casi tali immagini sono più facilmente rilevabili alle lunghezze d’onda più brevi della banda visibile, una delle ipotesi prese in considerazione è la seguente: siccome le molecole d’acqua sono polari (vedere illustrazione), in presenza di un debole campo elettrico tenderebbero ad orientarsi secondo la direzione del campo stesso e, di conseguenza anche ad attrarsi tra di loro ed ad aggregarsi. Benché l’agitazione termica si opponga alla loro aggregazione, se il campo fosse sufficientemente intenso si potrebbe formare una leggera nebbia con una forma corrispondente a quella del campo elettrico che l’ha generata. Essendo formata da microgocce, la suddetta nebbia sarebbe particolarmente visibile a lunghezze d’onda sufficientemente brevi da consentire, da parte delle microgocce stesse, una consistente riflessione della luce incidente. La figura apparirebbe, di conseguenza, in “positivo” se illuminata frontalmente od in “negativo” se illuminata da dietro. La causa generatrice dell’eventuale campo elettrico non ci è nota, ma un’ipotesi plausibile è che possa rappresentare un effetto collaterale “visibile” di un fenomeno primario ad esempio prodotto, in particolari condizioni, dal cervello umano. Analogamente a quella del campo elettrico, non applicabile al caso dell’immagine termica in questione, si può proporre l’ipotesi di un riscaldamento locale, con relativa emissione di fotoni termici.

L’allusione alle teorie multidimensionali oggetto della lunga dissertazione di cui sopra serve solo per suggerire che la realtà può non limitarsi alle tre dimensioni spaziali ed a quella temporale attualmente accettate, ma estendersi ben oltre, come suggeriscono le suddette teorie, pur sviluppate da scienziati ufficialmente riconosciuti.

Per quanto riguarda la trasmissione e la ricezione di segnali elettromagnetici, è noto da almeno cento anni che è bene ricorrere almeno ad un dipolo a mezz’onda oppure ad un’antenna a quarto d’onda con piano di terra (antenna cosiddetta marconiana), ma è altresì noto che esistono, e sono di uso normale (ad esempio nelle radio portatili per onde medie e lunghe), le antenne corte, il cui rendimento diminuisce con l’abbassarsi del rapporto tra lunghezza equivalente dell’antenna e lunghezza d’onda, ma può rimanere ugualmente sufficiente a consentire un’efficace comunicazione.



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“il flusso energetico di tale forza”… Il Campo Unificato NON è una forza!

Certo che non è una forza, né mai ciò è stato scritto. Facciamo notare all’anonimo fisico che, infatti, se rileggesse con più attenzione e meno superficialità il lavoro di Dinicastro comprenderebbe (e questo nel testo è riportato in maniera lampante) che la forza che “si caratterizzerebbe per avere un andamento non lineare, ma ad azione crescente/decrescente o a volte pulsante” altro non è se non la cosiddetta “Psicocinesi”, ovvero la capacità della psiche di influire sullo stato di quiete e/o di moto dei sistemi fisici. Tale affermazione deriva dalle osservazioni effettuate nel corso del tempo dai parapsicologi, osservazioni che ovviamente chi non conosce la materia non può sapere. Ma a questo punto ci chiediamo, visto il perpetrarsi di tali errate interpretazioni, quanto esse siano involontarie… E’ ovvio che tutta la dissertazione scaturita dalla erronea interpretazione del testo perde d’ogni significato. Cogliamo l’occasione per invitare i signori del Cicap ad una maggiore attenzione e ponderazione quando si approcciano all’altrui lavoro!! Illustri Dottori, il compito di chi vuole fare il supervisore è difficile, rischioso ed esige conoscenza dell’argomento ed anche una condotta responsabile.



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Passiamo ora alla “fonte energetica” della non individuata forza “unificatrice”. Secondo il sig. Dinicastro, può essere che “la causa, spesso inconscia, dei fenomeni sia l’uomo”. O meglio la sua energia psichica. Il nostro cervello emetta debolissime onde e-m, si era parlato di queste come base per comunicare con la telepatia, ma ciò richiederebbe antenne di 5 Km4.

Per quanto riguarda le antenne lunghe 5 Km, dalla λ = c/f , nella quale λ è la lunghezza d’onda, c è la velocità della luce ed f è a frequenza, si deduce che f = c/λ . Trascurando gli eventuali fattori correttivi (di solito molto vicini ad 1), ed assumendo che l’antenna sia del tipo a quarto d’onda, se ne ricava 4f = (3 108)/(5 103), ovvero f = 0,15 105 = 15 KHz.

Chi ha mai parlato di questa frequenza?

A parte questo, l’emissione, ad esempio, di segnali elettromagnetici a bassissima frequenza da parte del cervello umano è scientificamente provata.

Precisiamo, inoltre, che le risultanze sperimentali fino ad oggi ottenute in vari laboratori (condotti anche in gabbie di Faraday) e da vari ricercatori lasciano invece supporre che i fenomeni d’interazione PSI cognitiva (come ad es. la telepatia) non hanno nulla a che vedere con la emissione di onde elettromagnetiche.



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Oltre al semplice fatto che una telecamera ferma per cinque secondi è inceppata, e se il nastro è magnetico viene stiracchiato e sovra-esposto…

Evidentemente qui si parla per parlare, infatti il primo controllo eseguito ha riguardato proprio il nastro di registrazione ed ha escluso “stiracchiamenti” od altri difetti.



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Supponendo una sensibilità di tale macchina anche di un grado (tanto per esagerare sulla qualità, visto si tratta di telecamere di sorveglianza) la probabilità che le due sagome ferme fossero così ben allineate da non venire riprese è di 1/180.

Cos’è la sensibilità di una telecamera pari ad un grado? Vale il discorso già fatto sopra: se si vuole screditare un lavoro, basta una parola o una frase. Siccome la sensibilità di una telecamera esprime, relativamente ad un singolo pixel, il rapporto tra l’intensità del segnale di uscita ed il numero di fotoni al secondo incidenti su quel pixel del sensore, cosa c’entra l’angolo tra le telecamere? Se si parla, invece, di capacità di rilevazione della rotazione di un oggetto bidimensionale, per calcolare un angolo minimo bisognerebbe prima stabilire la definizione della telecamera (formato del campo e numero di pixel effettivi) e poi anche le dimensioni dell’oggetto. Senza questi dati la stima di un grado non ha senso! Inoltre è evidente che, con il termine “bidimensionale” si intende “di piccolo spessore”. Inoltre, tanto per chiarire, un’ipotesi non è una dimostrazione scientifica.



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A proposito del vociare, la prova più “evidente” è il fatto che un signore di Genova, dormendo con degli scout dentro al castello avrebbe sentito queste voci e non riusciva a capire da dove provenissero. Non è passato per la mente che fossero i bambini che non volevano dormire o che gli stavano facendo scherzi!

Ancora una volta i soci Cicap dimostrano con tali affermazioni una superficialità disarmante, tentando oltre tutto di far passare dialetticamente una informazione per prova, cosa mai scritta né detta. Ci chiediamo se ne conoscano la differenza! Qui si stava semplicemente elencando gli elementi testimoniali raccolti direttamente dai testimoni (come si fa nelle indagini serie). Circa la loro attendibilità o meno, è chiaro che, tale avvenimento essendosi verificato in passato, non sono in alcun modo verificabili. Quindi, a questo riguardo abbiamo omesso qualsiasi avallo o meno, mentre i tre soci Cicap preferiscono credere che si sia trattato di più tranquillizzanti (da un punto di vista scientista) scherzi. Ognuno è libero di abbracciare le proprie credenze, ma deve avere l’onestà intellettuale di non farle passare per scienza!



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Per quanto riguarda i cerchi di sassi, abbiamo già avanzato l’ipotesi che al marito della custode piaceva scherzare… bisognerebbe, quanto meno, sapere se dopo la sua morte i cerchi hanno continuato a prodursi

Il tre soci Cicap ci danno ancora prova di grande superficialità e fantasia: chi sarebbe la custode? A noi risulta che il castello sia gestito da una cooperativa, la quale ha una presidentessa, il cui marito gode di ottima salute!! Tra l’altro, al tempo in cui fu fatta la ripresa termica dai nostri ricercatori vi era un’altra presidentessa!!! Anche qui, comunque, come il lettore avrà notato, ha il sopravento il credo scettico dei tre, in netta contrapposizione con la neutralità dei nostri ricercatori, i quali ancora una volta si sono giustamente limitati a riportare l’informazione.



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addensamenti nebulosi anomali nella banda UV: particelle ionizzate, in sospensione nell’aria , mosse da una “forza organizzatrice” (ovviamente non si può parlare di fenomeni simili alle normali nuvole, visibili solo all’UV?!?)

E’ esattamente quello che c’è scritto: addensamenti nebulosi!! Forse al Cicap dà fastidio l’aggettivo “anomali”, ma questo è giustificato dal fatto che questi assumono percettivamente forme morfologicamente definite e riconoscibili.



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Esplosione” fotonica in banda UV. Peccato che le “esplosioni” dei fotoni sono una cosa normale. Un fotone invisibile, incide su un elettrone e si libera un altro fotone(visibile). È un fenomeno ben conosciuto e visibile anche ad occhio nudo (nel buio), infatti prima dell’avvento delle camera a bolle, venivano utilizzati degli studenti che osservavano le “esplosioni” dei raggi in esame. A volte, se l’energia è elevata, l’emissione è negli UV… nulla di strano. Infatti uno dei principali problemi con i CCD sono si raggi cosmici, che “incidono” e fanno apparire punti luminosi la dove in realtà non dovrebbe esserci nulla. Comunque la foto scattata, poi mostrata al medium L. C. avrebbe dato luogo alla sceneggiata del ramaio con la nobildonna e successiva tortura fino alla morte.

Ancora una volta l’improvvisazione e l’atteggiamento fideistico prendono il sopravvento nei tre soci Cicap. Questi ultimi descrivono un fenomeno che definiscono “visibile ad occhio nudo”, ignorando che l’ultravioletto (UV) è invisibile per l’uomo (la sensibilità dell’occhio umano va grosso modo dai 400 ai 700 nm, mentre l’UV si estende al di sotto dei 400nm) e comunque se in realtà vi fosse stato qualcosa di visibile ad occhio, questo sarebbe certamente stato scorto dai due ricercatori presenti, cosa che non è avvenuta. I tre, poi, si avventurano ad ipotizzare che il CCD sia stato in quel momento colpito da raggi cosmici ad elevata energia, cosa che per ricaduta produce emissione negli UV. Ebbene, a parte il fatto che tale eventualità è tutta da provare (che sia effettivamente avvenuta in quel momento e non che sia possibile) prima di escludere altre ipotesi, ma successivamente spiegano come avviene il fenomeno: “raggi cosmici, che ‘incidono’ e fanno apparire punti luminosi la dove in realtà non dovrebbe esserci nulla”. Ebbene, purtroppo ancora una volta ci troviamo nella necessità di dover sottolineare la superficialità con cui hanno condotto la loro “inchiesta”. Infatti nelle immagini relative all’evento non sono affatto visibili dei punti luminosi, come impropriamente affermato, ma un bagliore luminoso che per di più si è protratto per qualche fotogramma!! Per di più si ignora volutamente che, come riportato nel cartello, “le immagini mostravano sporgenze scure che il muro non aveva e che sono di difficile interpretazione”!!! Particolare sfuggito?!?

Per quanto attiene al medium, segnaliamo un altro grossolano errore: non si trattava di L. C., né nel cartello ciò è riportato. Precisiamo che in questo caso è molto più corretto parlare, come i nostri studiosi hanno fatto, di psicodramma e non di “sceneggiata”, come spocchiosamente è stato fatto dai tre.



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Dall’immagine ricavano che era un uomo in armatura del XV secolo. Dal fatto che compare solo il torso, nel XV secolo il piano di calpestamento era più basso e deducono che le gambe sono “cementate” nella scalinata fatta erigere molto più tardi. A prova della genuinità del periodo storico, citano il fatto che sul braccio sinistro il cavaliere, pare portare un pezzo di stoffa (dono dell’amata o bendaggio di una ferita, dato che è la parte più calda di tutto il “corpo”). Gli elementi illuminanti si posizionerebbero a 30°, e dati gli indumenti indossati deducono che l’immagine è congelata alle ore 14.00-15.00. Il fatto che l’immagine sia alta 155 cm, il 75% di un uomo normale odierno, confermerebbe che si tratta di un uomo del XV secolo.

Ancora una volta la superficialità e l’approssimazione di questa “indagine” ci lasciano (per quanto non meravigliati) abbastanza perplessi. Infatti, non sappiamo cosa i tre abbiano visto (forse una mostra in qualche altro castello?), ma continuano ad attribuire ai nostri ricercatori cose mai scritte!! Ricordiamo a questo riguardo che la mostra è stata fotografata e ripresa innumerevoli volte anche dalla TV di stato e che quindi le loro affermazioni sono smentibili con facilità! Ma vediamo cosa in realtà è stato scritto sull’altezza del “fantasma termico”: “le analisi antropometriche sul cavaliere hanno evidenziato un aspetto di straordinaria importanza avvalorante la straordinarietà dell’evento: le sue fattezze sono pari a circa il 65% di quelle di un uomo medio dei nostri giorni (altezza 175 cm). Tale singolarità resta evidente anche se le misure del cavaliere vengono confrontate con quelle di un uomo medio del suo tempo. Si ritiene che l’altezza media degli uomini della fine del ‘400 fosse di appena 150-155 cm. Questa caratteristica del fantasma del castello di Bardi non è sconosciuta in parapsicologia e noi stessi abbiamo avuto, qualche anno fa, la fortuna di fotografarne un altro grande appena il 60%”. Come si vede, le cose stanno in ben altro modo rispetto a come forzatamente i tre soci del Cicap vorrebbero far apparire. Infatti, il 65 % di 175 cm è 113,75. Il motivo per cui si indica come l’altezza media degli uomini di quel periodo storico fosse di 150-155 cm è da ricercarsi nel fatto che si vuol mettere in evidenza come non possa trattarsi di una “copia eterea” di un essere vivente del passato, come popolarmente si ritiene essere un fantasma, bensì della proiezione mentale di una immagine criptomnesica.



A questo punto i tre soci Cicap, in riferimento agli studi compiuti dal prof. Jule Eisenbud (a quel tempo psichiatra presso l’Università di Denver, Colorado, USA) sul sensitivo Ted Serios che sono citati dai nostri due ricercatori, presentano la solita tesi scettica (mai provata) che tutte le “psicografie” da lui ottenute siano frutto di frode. Si preferisce ancora una volta usare il popolare assunto scettico secondo cui, dimostrando che un fenomeno è riproducibile con dei trucchi, il fenomeno non esiste. In altri termini, sarebbe come dichiarare che tutte le banconote circolanti sono dei falsi in quanto i falsari sono in grado di riprodurle molto bene! Chi ricorre a questa sorta di “prova del nove” per supportare le proprie argomentazioni a favore della ipotesi fraudolenta, dovrebbe avere l’accortezza e l’onestà intellettuale di specificarne il carattere indiziario e circostanziale; omettere una tale doverosa puntualizzazione significa, non solo “tirare l’acqua al proprio mulino”, ma anche ingannare i lettori più semplici, i quali possono ingenuamente pensare che riprodurre un trucco equivalga a smascherarlo. Senza una precisazione di questo tipo, si lascia a intendere che tale equivalenza sia concettualmente, metodologicamente e epistemologicamente corretta, quando, invece, non lo è affatto. A questo riguardo consigliamo i tre soci del Cicap di leggere quanto scrive un altro socio della medesima associazione, Marco Morocutti, in un suo libro intitolato Voci dell’Aldilà. Indagine sulla psicofonia (Avverbi Edizioni, Roma, 2001) alla pagina 114: “ Vorrei comunque fare una precisazione che non dovrebbe essere mai dimenticata. Il fatto che un fenomeno possa essere riprodotto con un trucco non significa affatto che quel fenomeno sia frutto di un trucco. Significa però che si devono porre in atto tutte le precauzioni per assicurarsi che nessuno stia agendo in modo scorretto…” (esattamente come fece Eisenbud!). Tra l’altro, che quella del trucco sia solo un’ipotesi, lo si evince chiaramente da quel “probabilmente” usato dai tre scettici, che fa capire, al di là di ogni ragionevole dubbio, come i ricercatori di “Popular Photography”[1] non siano mai stati in grado di dimostrare che Serios ricorresse a trucchi per realizzare le sue psicografie. Ma non è finita qui. Sempre in questo passaggio, si afferma che lo schema tecnico pubblicato da Reynolds avrebbe consentito ai lettori di realizzare un mini-proiettore di diapositive simile a quello che i ricercatori sospettavano fosse celato nel “gismo” di Serios, ma se tale congegno non è mai stato scoperto e quindi, visto e esaminato, da dove scaturisce tutta questa sicurezza che esso fosse effettivamente simile al dispositivo artigianale realizzabile grazie allo schema di Reynolds? Correttezza avrebbe voluto che chi ha scritto o anche solo riportato, questo passaggio, anteponesse all’attributo “simile” l’avverbio “presumibilmente”.

Naturalmente anche nel caso di Ted Serios si preferisce volutamente ignorare tutta una serie di elementi che provano il contrario della loro ipotesi. Portano avanti la tesi, ad esempio, che le immagini ottenute da Serios sarebbero state in realtà provocate da un piccolo attrezzo di forma cilindrica, da lui denominato “gismo”, senza però spiegare come mai lo stesso soggetto le abbia ottenute anche in assenza di tale strumento o quando la macchina fotografica era molto distante da esso. Inoltre, Serios ha ottenuto immagini riportanti elementi che il gismo non poteva creare. I risultati dell’indagine di Eisenbud, esemplare da un punto di vista metodologico-procedurale, vennero confermati nel corso di una rigorosissima indagine condotta tra l’aprile e maggio 1967 presso l’Università della Virginia da I. Stevenson e J. G. Pratt.



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Alla fine unificano le teorie: forse la sottrazione termica è dovuta ad effetti psicocinetici. Ora siccome per innalzare la temperatura occorre esercitare un lavoro, ed avere una fonte di energia, dobbiamo ipotizzare che il fantasma va a batterie!

Ecco ancora una volta i tre dare dimostrazione di non comprendere lo scritto dei nostri studiosi e di essere capaci di fare solo ironia a buon prezzo. Infatti, pur riportando l’ipotesi di questi ultimi secondo cui l’evento apparizionale sarebbe dovuto ad effetti psicocinetici, si chiedono dove fosse l’energia che l’avrebbe prodotto!!! Il termine psicocinesi (o telecinesi), infatti, introdotto nel 1935 dal famoso parapsicologo Joseph Banks Rhine (direttore del Laboratorio di Parapsicologia della Duke University di Durham, USA), indica l’azione energetica della mente sui sistemi fisici. Ciò dimostra quanto abbiamo affermato già in precedenza: la mancanza delle nozioni basilari in un campo in cui si ritiene addirittura di voler condurre un’indagine o di poter giudicare le indagini altrui.



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La medium dice di poter evocare un soldato austriaco (non specificando di che periodo storico), ma le foto risultanti mostrerebbero quelle di un soldato mongolo nazista che avrebbe stuprato una donna del paese.

Qui si tenta volutamente di rappresentare i fatti in maniera distorta, ovvero di collegare due cose (di cui una di matrice dichiaratamente incerta) che non necessariamente potevano/dovevano essere legate.

Giusto per fare chiarezza riportiamo la didascalia che i nostri ricercatori hanno messo alla foto del presunto mongolo e che i tre “scienziati” del Cicap si sono guardati dal citare: “16 maggio 2001 – Sala delle torture – Curiosa immagine di difficile decodifica al cui carico non sussistono sicuri elementi indiziari di paranormalità. L’immagine, scontornata dal contesto della scena di ripresa, è stata evidenziata con filtro cromatico blu. Sembrerebbe trattarsi del volto di un orientale. Questo particolare richiama alla mente i tragici avvenimenti di Bardi durante la seconda guerra mondiale. Pare che due mongoli facenti parte di un contingente delle truppe tedesche siano stati giustiziati nella fortezza dopo essere stati riconosciuti colpevoli dello stupro e dell’omicidio di due donne”.

Per quanto riguarda la donna che i tre soci del Cicap definiscono medium, saremmo curiosi di sapere quali studi li hanno indotti a definirla così, visto che i nostri ricercatori la definiscono così: “sedicente sensitiva, che affermava di essere in grado di provocare, in una determinata stanza del castello, dei fenomeni paranormali”.



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Per Dinicastro e Gullà tutte le tesi esposte sono valide e serviranno per dimostrare la realtà dei fenomeni apparizionali (come loro li chiamano).

Ancora una volta con disarmante superficialità si tenta di attribuire ai nostri ricercatori cose non vere. Infatti, la lunga esposizione delle più diverse teorie che secondo differenti studiosi spiegherebbero i fenomeni apparizionali ha il solo fine di far comprendere al visitatore proprio la diversificata e spesso contrastante moltitudine di teorie proposte nel corso del tempo. Ciò a segno della complessità degli eventi in oggetto e della loro difficile decodifica. Aggiungiamo che attraverso essi non si voleva affatto dimostrare la loro realtà, come arbitrariamente insinuano i tre soci del Cicap, ma solo quanto abbiamo già chiarito. Evidentemente i tre “supervisori” pensano che siano sufficienti delle teorie (come hanno dimostrato in alcuni punti del loro lavoro) per dimostrare la realtà di un evento.

Segnaliamo, infine, a conferma di quanto già esposto in precedenza, la manifesta non conoscenza della parapsicologia ed in particolare della sua terminologia da parte dei tre soci del Cicap, che scrivono: “fenomeni apparizionali (come loro li chiamano)”.



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Ovviamente hanno tutte in comune il fatto che violano le basilari leggi della fisica, eppure, senza alcun riscontro si sono evolute con una logica tutta loro.

Anche le teorie delle stringhe e delle superstringhe violano le leggi tradizionali della fisica, ricorrendo ad un numero di dimensioni superiore alle quattro ufficialmente accettate, quindi dobbiamo gettar via il bambino insieme all’acqua sporca?



Alla pagina 18 della loro “indagine” i tre soci del Cicap tentano in qualche modo di dimostrare che l’immagine termica ottenuta sperimentalmente dai nostri ricercatori sia in realtà una immagine pareidolica (termine con cui avrebbero dovuto indicare la tipologia di fenomeno dispercettivo con cui forzatamente tentano di interpretare l’evento in questione), ovvero l’interpretazione di forme casuali e non ben definite come volti, animali, oggetti ecc. Chiaramente, risalendo la mostra a diversi anni fa, epoca in cui le indagini erano ancora in corso, i nostri ricercatori, che ben conoscono la fenomenologia pareidolica, non avevano ancora avuto modo di eseguire e pubblicare gli esami computi per verificare o escludere tale ipotesi. Ecco la procedura usata per determinare probabilisticamente la non casualità dell’immagine “fantasma”. Sono stati eseguiti dei test mediante un applicativo software di pattern recognition per l’analisi di immagini basato su reti neurali (usato in ambito giudiziario) che, utilizzando un sistema di comparazione dell’immagine in questione con un vastissimo database di ben 3.000 foto di vario tipo, lo strumento (e non l’occhio umano) ha associato quell’immagine proprio a quella di un mezzo busto umano di un uomo in armatura! Dunque non è un pareidolia, ma è un dato oggettivo. Aggiungiamo che è stato eseguito anche un test con numerosi soggetti a cui, mostrando separatamente l’immagine termica, è stato chiesto cosa vedessero. Ebbene il 99% ha riconosciuto nettamente un uomo in armatura.





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La zona in cui è stato fotografato il fantasma termico è un’area di passaggio fra due “piazze” all’interno del castello. In queste zone normalmente i turisti fumano… se la brace di una sigaretta è in grado di sviluppare 300°C, il fumo che sviluppa è sicuramente caldo… che succede se un po’ di questo fumo, trascinato dal vento si incanala nel pertugio che porta al mastio e da li all’altro spiazzo e viene fotografata all’infrarosso o all’ultravioletto? Che succederebbe se questa nuvola di fumo, caldo si disponesse (come una nube in cielo) in modo da sembrare una figura umana? I ricercatori sono stati attenti a scattare le 31 foto quando non c’era nessuno, ma probabilmente non hanno ottenuto il castello tutto per loro (altrimenti il gruppo storico San Galgano lo avrebbe saputo) ed è da supporre che qualche turista o uno dei membri della troupe di ricerca fumassero. Se qualcuno fosse passato di li fumando?

In questo caso, pur se sotto forma di interrogativo, si tenta di far passare una ipotesi più “rassicurante” per gli scettici, ma che in realtà è più fantascientifica di quanto in apparenza non sembri. Ecco cosa viene immaginativamente ipotizzato:

1. la presenza sul posto di qualcuno che fumava. Ebbene, il posto era strettamente e costantemente sorvegliato da ben quattro ricercatori e siamo in grado di asserire che nessuno stava fumando (ammesso che ciò possa dare luogo a una immagine termica come quella ripresa, ma come vedremo non è così). Tra l’altro ogni ripresa termica era accompagnata da una ripresa fotografica del luogo.

2. La presenza di fumo di sigaretta proprio sul luogo delle riprese termiche, cosa che avrebbe generato il fenomeno apparizionale. Ancora una volta i tre soci del Cicap danno prova di avventurarsi in un campo che non conoscono affatto, presentando una tesi che dimostra come non sappiano proprio di cosa stiano parlando. Se solo i tre “scienziati” provassero ad usare lo strumento utilizzato dai nostri ricercatori, saprebbero che ciò è impossibile, soprattutto se posto in relazione (come loro propongono) a del fumo di sigaretta che si sarebbe dovuto propagare da molti metri di distanza (vista la sorveglianza in loco)! Invitiamo i tre estensori dell’articolo a documentarsi meglio e a sperimentare personalmente questa loro “fumosa” ipotesi!



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A dimostrazione degli straordinari poteri delle medium fiorentine viene esposta una foto IR di una di loro. In essa ovviamente la fronte è molto più luminosa del cappotto (fuori c’erano 10°C). questa “superiore luminosità” viene citata come prova del potere dalla signora. Come mai non hanno fatto foto anche ad altri membri “non dotati” del gruppo? È logico pensare che se avessero fatto queste foto a tutti, e vi fosse stata una notevole differenza di temperatura, le avrebbero mostrare per confrontare le “differenze di potenziale”.

Per l’ennesima volta i tre cercano di imitare i prestigiatori e tentano di travisare i fatti. Infatti, in barba alla più elementare regola deontologica, non viene riportata l’esatta didascalia dell’immagine. Ma poiché c’è un adagio che dice che il diavolo insegna a fare le pentole, ma non i coperchi, ancora una volta è chiaramente palese che l’unico fine del loro scritto non è quello di appurare la verità, ma semplicemente di screditare il lavoro altrui. Ma vediamo qual è l’esatta dicitura riportata sotto la foto: 16 ottobre 1999 – Scalinata della sala del boia – Immagine termica ritraente la sensitiva Susanna Cammilli nel momento in cui asseriva di avvertire delle “presenze”. Come abbiamo già precisato al riguardo (leggi qui) in un altro articolo, in realtà, tale immagine, come chiaramente riportato nelle didascalie, semplicemente evidenzia le zone termicamente più attive della sensitiva riprese con la termocamera durante la sperimentazione.



Segue una lunga appendice in cui vengono riportati, oltre ad alcuni articoli di scuola scettica su taluni fenomeni d’interazione PSI, anche l’intero lavoro dei nostri ricercatori (Dinicastro e Gullà) esposto in mostra nel castello, senza che sia mai stata rilasciata (né da parte loro richiesta) alcuna autorizzazione in tal senso.





CONCLUSIONI

Gli interrogativi che solleva un tale fazioso ed approssimativo lavoro del Cicap sono vari e lasciano molto perplessi sul modus operandi adottato da tale associazione. Il numero di imprecisioni, approssimazioni, errori nel riportare o citare testi ed altro è tale che, se presi tutti in considerazione, questo nostro articolo avrebbe dovuto avere una estensione enciclopedica. Ma vediamo ora quali sono alcuni dei citati interrogativi che questa pseudo-inchiesta solleva.

Primo fra tutti:

1. cosa giustifica la messa on-line di un articolo a dir poco raffazzonato, pieno zeppo di errori grammaticali, ortografici, di battitura ed anche di errate informazioni/citazioni (oltre che di interpretazioni) del lavoro altrui? In altri termini, quali finalità realmente persegue la pseudo-indagine del Cicap?

Beh, diciamo subito che, pur portando in prima pagina la data del 12 ottobre 2003, non risultava certamente on-line prima della fine di giugno 2006… Infatti, se col tasto destro del mouse andiamo a guardare le proprietà del relativo file (UnFantasmaalCastello.pdf), leggiamo (vedi immagine seguente) che la reale data di creazione è il 29 giugno 2006[2] ad opera di Andrea Salsi, uno dei tre estensori dell’articolo.

Inoltre, aggiungiamo che prima di allora non ci era stato segnalato da alcuno, né le nostre ricerche col motore Google ce lo avevano mostrato. Precisiamo, oltre a ciò, che il precedente articolo del Cicap di S. Fuso sul “Caso Bardi”, che hanno commentato direttamente i nostri due ricercatori (vedi qui), M. Dinicastro e D. Gullà, pur essendo datato 1 marzo 2006 (quindi con data posteriore a quella indicata dal Cicap nel documento che qui discutiamo e confutiamo), differisce notevolmente, non riportando numerose (pseudo) informazioni ed eccezioni che invece sono il cardine di quest’ultimo articolo. Tra l’altro, ciò avviene nonostante uno degli estensori di quest’ultima pseudo-inchiesta, Andrea Salsi, sia citato nel menzionato articolo di S. Fuso come uno dei due “indagatori” di Bardi assieme ad un altro socio Cicap di nome Fausto Serventi! Che strano!! Tra l’altro, come mai l’articolo datato 1 marzo 2006 ad opera del citato Fuso riporta come “verificatori” della mostra di Bardi solo questi due soci Cicap, mentre nella pseudo-inchiesta “conclusiva” da noi qui esaminata si parla solo di Andrea Salsi, Achille Alberelli e Maria Tartaglia? Infatti, se si tratta della “tesi conclusiva”, come pomposamente riportato dal titolo dell’articolo, che fine ha fatto Fausto Serventi? (un’altra dimenticanza? … Poco credibile!) E’ possibile che abbiano tirato le conclusioni senza prendere in esame il rapporto da questi stilato con il Salsi e che viene esplicitamente citato dal Fuso (ed a cui quest’ultimo attinge per il suo articolo)? Come si vede le cose che non tornano sono davvero molte…

Ma torniamo alla questione della data, in quanto è particolarmente importante per capire cosa abbia realmente spinto il Cicap a scrivere questa pseudo-inchiesta. Per farlo dobbiamo necessariamente seguire la cronologia degli eventi:

· 1.3.2006 – Il Cicap mette on-line l’articolo di S. Fuso in cui, asserendo di rispondere ad una lettera d’un navigatore, si tenta scompostamente di attaccare i nostri due ricercatori ed i risultati dell’indagine compiuta al castello di Bardi.

· 8.4.2006 – Nasce “L’Osservatorio”, una nuova sezione del sito web del Laboratorio (vedi qui) con la finalità di far chiarezza nei confronti di tante opinioni diffuse a scopo scandalistico e disinformativo, in particolare dai professionisti dello scetticismo, sul cosiddetto "paranormale" e di diffondere una corretta informazione al riguardo, in cui si pubblica anche il commento dei due nostri ricercatori, M. Dinicastro e D. Gullà, sulla prima pseudo-inchiesta del Cicap firmata da S. Fuso.

· 7.6.2006 e 16.6.2006 – Il Laboratorio pubblica nella sezione “L’Osservatorio” del proprio sito web due articoli di critica di altrettanti tentativi di sperimentazione condotti in TV dal Cicap per la trasmissione Voyager (vedi qui). In particolare nei nostri due articoli sono stati messi in evidenza i numerosi (e spesso banali) errori metodologico-procedurali posti in essere dai rappresentanti del Cicap. A dirigere le sperimentazioni c’era Luigi Garlaschelli, che riveste l’incarico di “Responsabile delle Sperimentazioni del Cicap” e che è “guarda caso” proprio colui che si è dato la pena di pubblicare “alla chetichella” su un suo sito l’articolo dei tre soci del Cicap…

· 29.6.2006 – Data di creazione del file (retrodatato e di tipo pdf) della seconda pseudo-inchiesta del Cicap, la cui messa on-line deve essere avvenuta in tempi strettamente successivi in un sito secondario del citato Garlaschelli.



La vicinanza temporale fra la creazione dell’Osservatorio (ed in particolare dei nostri due articoli di critica sugli esperimenti televisivi del Cicap cui prendeva parte, oltre a M. Morocutti, loro socio, anche il Garlaschelli come coordinatore e sperimentatore) e della messa on-line di quest’ultima pseudo-inchiesta del Cicap, assieme alla sua mancata revisione e ad una stesura a dir poco raffazzonata sembrano in realtà tradire le reali motivazioni della sua pubblicazione: la fretta. Ma cosa giustifica tanta urgenza? Come dimostra l’elencata cronologia dei fatti, la necessità di rispondere in qualsiasi modo, pur arrivando finanche a mettere in dubbio le qualifiche stesse dei nostri ricercatori, al nostro Osservatorio. Tra l’altro, navigando in Internet abbiamo scoperto un interessante articolo (vedi qui), intitolato Uno “strano” esperimento in Italia, da cui si apprende come il Garlaschelli (colui che ospita la pseudo-inchiesta di cui parliamo) non sia affatto nuovo alla conduzione di test sperimentali a dir poco discutibili.




2. Ancora una domanda: come mai l’articolo definito dal Cicap “tesi conclusiva” sul “Caso Bardi” non compare sul sito del Cicap, ma solo in un sito secondario di Garlaschelli? Dobbiamo supporre che sia stata proprio la fretta e l’emotività a suggerire al Garlaschelli di mettere on-line, pur di rispondere in qualche modo al nostro “Osservatorio”, tale approssimativo lavoro pur nella probabile (parziale) consapevolezza della sua impresentabilità.



3. E’ attendibile la valutazione delle prove testimoniali effettuata dal Cicap? In effetti la forte impostazione scettica del Cicap costituisce una pesante pregiudiziale nella valutazione delle testimonianze. Infatti, il Comitato è il primo a dubitare della veridicità di una testimonianza, quando questa si riferisce ad eventi “anomali” ma quando essa è a suo favore, diventa, di colpo, autorevole e non esita a portarla all’attenzione del pubblico. Nel loro articolo sono reperibili due chiari esempi di questo tipo di valutazione. Del primo tipo è la seguente “Si è parlato con la custode, la quale ha raccontato che diverse volte il marito ha notato misteriose luci o persone che si aggiravano per i locali. Ogni volta che lei accorreva, queste erano sparite o non riusciva a vedere nulla, mentre il marito continuava ad indicare un punto preciso. Alla richiesta di parlare con il marito ci è stato risposto che era morto 3 mesi prima…”. Del secondo tipo è invece questa “Si è contattato alcuni rappresentanti del gruppo storico San Galgano […] Si sono fermati spesso la notte a dormire al castello e più volte sono stati svegliati da rumori strani, attribuibili però ad animali, vento e vecchie imposte di legno. Le manifestazioni descritte da Dinicastro e Gullà (odori strani, spostamento di oggetti, apparizioni, etc.) non sono mai state osservate né di giorno né di notte”.



4. Come mai il Cicap non ha provato a ripetere le sperimentazioni effettuate al castello di Bardi dai nostri ricercatori, ma si è limitato ad una “indagine” indiretta sugli esiti di una ricerca altrui, pur non avendo analizzato direttamente i dati e soprattutto prima che venisse pubblicata la nostra ricerca? Di fronte al raffazzonato e contraddittorio lavoro dei tre soci del Cicap (pur se scritto in buona fede) si ha la netta sensazione (se non certezza) che, impostato in quel modo, servisse solo a giustificare una sentenza già scritta: il rifiuto dell’ipotesi PSI emergente dalla ricerca effettuata a Bardi dai nostri ricercatori. Aggiungiamo che ripetere le indagini condotte dai nostri due ricercatori nell’arco di un decennio, comporta un sacrificio in termini economici e di tempo non indifferenti che non tutti sono disposti ad affrontare. Senza contare la specifica preparazione che necessariamente deve avere chi decide di “tuffarsi” in questo tipo di indagini. Indagini che, riguardando fenomeni strettamente legati all’attività psichica umana (cioè quanto di più complesso si conosca), richiedono estrema attenzione. In caso contrario il rischio è quello di muoversi come farebbe il classico elefante in una cristalleria. Si comprende come sia, quindi, molto più semplice condurre delle “indagini” facendo un paio di passeggiate a Bardi e, caso mai, un allegro picnic in zona… Tutto molto scientifico…





SUGGERIMENTO FINALE

Il CICAP farebbe meglio, secondo noi, ad utilizzare professionisti e ad orientare i propri sforzi verso lo smascheramento dei tanti ciarlatani e imbonitori che sfruttano l’ignoranza e le debolezze altrui per arricchirsi ignobilmente, invece di sprecare inutilmente il proprio tempo a tentare di demonizzare il lavoro di studiosi seri e preparati che appartengono ad associazioni riconosciute che perseguono senza fine di lucro finalità sociali. Facciamo presente che gli studiosi del Laboratorio svolgono il loro volontariato associativo sperimentano sul campo a loro spese e col supporto di professionisti seri e preparati, le cui finalità sono esclusivamente conoscitive.

Si può garbatamente mettere in discussione qualsiasi teoria (in fondo si discute ancora sull’esistenza di Dio), perché nessuno è infallibile, ma attaccare degli studiosi seri con un atteggiamento da caccia alle streghe, solo perché propongono teorie non condivise dal Cicap, finisce con lo screditare chi attacca. Chi se la prende col bersaglio sbagliato dimostra, infatti, scarsa intelligenza, a meno che non lo faccia per trarne non dichiarati vantaggi personali… Ma noi questo non lo pensiamo.

Ciò, invece, di cui siamo convinti è che al termine di ogni analisi critica è bene formulare le proprie conclusioni in modo chiaro, fondate su evidenze scientificamente serie e ben documentate con il richiamo di indicazioni bibliografiche a supporto delle proprie critiche.

Se i soci del Cicap, estensori dell’articolo in oggetto, si fossero attenuti a un simile corretto livello di analisi scientifico-tecnica, certamente non avrebbero affrontato l’avventura di scrivere il loro. Questa, almeno, è la nostra opinione. Pertanto è auspicabile che il CICAP o chi per esso, quando intendono realizzare una attività di verifica sulle affermazioni del “paranormale” (usiamo questo termine solo per intenderci) la affronti in modo responsabile e con un vero scopo conoscitivo. Tutti gli amanti della conoscenza ne saranno grati.

Per il futuro non ci presteremo più a simili polemiche, lasceremo al CICAP e ai suoi chierici i loro pareri, com’è loro diritto, e noi ci terremo i nostri. Ai lettori capaci di comprendere l’arduo cammino della conoscenza lasciamo il compito di giudicare quanto viene pubblicato dagli uni e dagli altri: il tempo darà ragione a chi la merita.



3 Febbraio 2007

[1] I tre autori del rebuttal riportano che Reynolds pubblicò su “Popular Photography” uno schema con cui i lettori avrebbero potuto realizzare un piccolo visore per diapositive simile a quello che ipotizzava fosse occultato nel “gismo” di Serios.



[2] Pur se si vorrà obiettare che tale data si riferisce solo alla conversione in formato pdf di un precedente file di testo (cosa plausibile), nulla cambia nella economia della nostra ipotesi. Infatti, tale affrettata conversione per fini di pubblicazione propagandistica di un lavoro non revisionato dagli autori e/o da colui (Garlaschelli) che lo pubblica finisce comunque col giustificare quanto da noi ipotizzato.

Fonte: http://www.biopsicocibernetica.org


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