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Friday, October 3, 2014

A Bruxelles le linee guida europee del diritto dei robot

Dalle protesi biomeccaniche alle auto che si guidano da sole, servono nuove leggi per stabilire diritti e doveri delle macchine. E c’è chi propone di dare agli automi un’entità giuridica: ecco perché

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[La Stampa] Presto saranno tra noi, sempre più numerosi e in tante forme diverse.
Gireranno senza carta d’identità, si orienteranno con sensori e software, dovrebbero renderci la vita più facile e confortevole.
Ma si porteranno dietro una domanda: a quali leggi obbedisce un robot? La risposta è che non c’è una risposta sola, valida per tutti i casi.
Servirà un “codice robotico” dettagliato e di respiro europeo, che distingua in base al tipo di robot e alle sue funzioni e magari sia pronto in tempo, prima che il futuro sia già qui.
È questa – in estrema sintesi – la conclusione degli esperti che sul tema lavorano ormai da un anno e mezzo, cinque atenei riuniti nel consorzio universitario RoboLaw e guidati dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Un rebus a cinque dimensioni

Il documento prodotto dagli esperti di RoboLaw è stato presentato qualche giorno fa a Bruxelles, a Commissione e Parlamento europei. Spiega tutta la complessità della questione ma propone un approccio “morbido”, senza vincoli troppo rigidi che finiscano per frenare un settore che – secondo uno studio McKinsey – rischia di valere 4,5 trilioni di dollari all’anno entro il 2025.
Trovare leggi a misura di robot dovrà essere un processo condiviso tra istituzioni, produttori, consumatori. Su cinque grandi temi. Primo: sicurezza e ambiente. Secondo: responsabilità. Terzo: proprietà intellettuale. Quarto: privacy e protezione dei dati. Quinto: capacità dei robot di completare transazioni con valore legale.

Constatazioni amichevoli problematiche

L’esempio più evidente di quanto la robotica abbia bisogno di regole è quello dei veicoli a guida assistita, delle automobili capaci di moderare la velocità in base alle indicazioni che arrivano da sensori posti sulla strada, o calibrare lo stile di guida in funzione del traffico. Una frontiera prossima, ben più dell’auto che si guida da sola, e che basta a sollevare tante questioni. Chi paga se il sistema non funziona e crea un incidente? Chi garantisce la sicurezza degli utenti?

“Limitare le responsabilità dei produttori”

Le stesse domande si pongono anche per tecnologie mature e in parte già adottate, come le protesi robotiche. «Sono arti meccanici progettati per riprodurre i movimenti di un braccio o una gamba, quindi possono creare danni a terzi, in caso di malfunzionamento», spiega Erica Palmerini, docente di diritto privato alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e coordinatrice di “RoboLaw”.
«In questo caso l’assenza di norme specifiche è uno dei limiti all’innovazione: produttori e sviluppatori corrono il rischio di trovarsi coinvolti in controversie, con esiti imprevedibili. Limitare la loro responsabilità, consentendo però alle vittime di essere compensate, diventa importante».

Dati al sicuro, fin dall’inizio

L’altro, enorme fronte da prendere in considerazione è quello della privacy. Un tema che già oggi è al centro del dibattito e che – in un futuro di robot chiamati a seguirci passo dopo passo – sarà questione ancor più decisiva. La soluzione proposta dagli esperti di RoboLaw è in tre parole: “privacy by design”. I nuovi sistemi vanno cioè progettati fin dall’inizio in modo che integrino sistemi per la protezione di dati e informazioni.

Robot con personalità giuridica

Guardando ancora più in là e al mondo – ancora tutto in via di sviluppo – dei robot umanoidi, la frontiera legale è un’altra ancora: trovare una collocazione nella società per i nuovi individui cibernetici.
Spiega Palmerini: «C’è chi propone di dar loro addirittura personalità soggettiva e diritti, ma ci arriveremo se e quando avremo davvero macchine pensanti. Quelle che si stanno sviluppando oggi non lo sono, però potranno essere usate come ‘badanti’, per l’assistenza a malati, anziani o disabili.
Dare a questi robot un’entità giuridica significa abilitarli a fare piccoli acquisti o pagare bollette. E potrebbe servire anche a risolvere il nodo della responsabilità, che ricadrebbe direttamente sul robot. Certo, un robot non ha un patrimonio per compensare eventuali danni, ma potrebbe essere dotato di un fondo misto, con il contributo di utenti, produttori e – perché no? – anche delle istituzioni».

Fonte

Commento di Oliviero Mannucci: come ho già scritto in passato, quello degli HOME ROBOT, sarà il principale business del decennio 2020/ 2030 , all'inizio potranno comprarli solo le famiglie più facoltose, ma poi arriveranno dei modelli più economici alla portata di tutti. Nel 2025, tutti avranno un qualche tipo di robot in casa, che a secondo del modello, svolgerà diverse mansioni. Farà la guardia in casa in nostra assenza, cucinerà, farà le pulizie, taglierà l'erba del giardino, giocherà con i bambini, aiuterà gli anziani e con il tempo faranno sempre più cose, dipenderà essenzialmente dai loro biochip. C'è soltanto il tempo che ci separa da quel momento, preparatevi, gli HOME ROBOT stanno arrivando! Intanto guardate il video qua sotto, il futuro che vi prospetto è più vicino di quanto pensiate:




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