Spazio: ultima frontiera. Credere che si sia soli nell'universo è come credere che la Terra sia piatta. Come disse l'astrofisico Labeque al palazzo dell'UNESCO, durante il congresso mondiale del SETI di Parigi del Settembre 2008, " SOMETHING IS HERE", "Qualcosa è qui", e I TEMPI SONO MATURI per farsene una ragione. La CIA, l'FBI, la NSA, il Pentagono, e non solo, lo hanno confermato!
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Saturday, October 11, 2014
Astronomia: scoperta una nuova galassia che “mima” l’universo neonato
E’ stata identificata una galassia che “sforna” stelle luminosissime con straordinaria rapidita’ tanto che sembra stia “mimando” i processi che hanno fatto accendere le prime luci nell’universo dopo il Big Bang. La galassia, chiamata J0921+4509, e’ stata individuata grazie ad uno spettrometro posto a bordo del telescopio spaziale Hubble della Nasa. A scoprirla, e’ stato un gruppo di ricerca internazionale coordinato da Sanchayeeta Borthakur, dell’Universita’ Johns Hopkins di Baltimora, che ha pubblicato un articolo su Science. Circa 300.000 anni dopo il Big Bang, la temperatura dell’universo e’ scesa abbastanza da permettere la formazione dell’idrogeno neutro e la propagazione di particelle di luce chiamate fotoni. Dopo questa epoca “trasparente”, una parte degli atomi di idrogeno sono stati nuovamente ionizzati dalla radiazione perdendo cosi’ un elettrone, in una fase nota come reionizzazione dell’universo. Come si sia innescato questo meccanismo, tuttavia, non e’ ancora chiaro. Anche la galassia J0921+4509 che produce stelle luminosissime ad un ritmo di circa 50 masse solari all’anno sta perdendo il 21% della sua radiazione, formando dei buchi nell’alone di gas neutro che la circonda. Queste lacune permettono l’uscita della radiazione prodotta dalle stelle, che puo’ andare a ionizzare molecole di idrogeno lontano. Sembra quindi che la galassia stia proprio imitando i processi dell’universo primordiale. Comprendere i meccanismi che si sono innescati in questa galassia secondo i ricercatori, potrebbe aiutare a capire una simile perdita di luce in altre galassie.
Peppe Caridi
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