È già la terza spedizione per il monitoraggio della
situazione radioattiva nella regione dell’Estremo Oriente e delle isole
Curili. La compongono una decina di specialisti russi nella sfera della
radioattività, rappresentanti di Rosatom, Rosghidromet, Ministero della
Difesa e dell’Università marittima dell’Estremo Oriente. Dopo una
castrastrofe di tali dimensioni ricerche simili vanno svolte non una
volta ma regolarmente, ha detto a “La Voce della Russia” prima della
partenza della spedizione Stanislav Šabalev, capo del Laboratorio della
sicurezza radioecologica. Secondo le sue parole, quest’anno “le rierche
saranno più vaste che in precedenza”.
Sarà
monitorizzato il contenuto di radionuclidi tecnogeni negli aeresol,
saranno prelevati campioni per determinare il contenuto di cesio,
stronzio e tritio ed anche in parte il contenuto di plutonio nell’acqua.
Sarano prelevati campioni di terra, di erbe e di idrobionti, ad esempio
molluschi. Durante la spedizione tutto ciò sarà esplorato per stabilire
il contenuto di radionuclidi.
Secondo le parole
dello specialista, le precedenti spedizioni, quelle del 2011 e del 2012,
hanno mostrato che il contenuto nell’acqua marina e nella terra di
cesio-137, di stronzio-90 e di altre sostanze pericolose non permette di
parlare di un serio impatto provocato dall’avaria di Fukushima. Le sue
conseguenze sul territorio della Russia non rappresentano una minaccia.
La spedizione è chiamata innanzituto a confermare questo fatto, fa
notare Šabalev.
Un altro compito non meno importante è l’esplorazione
dei processi di comportamento della radiazione nel mare e nella fascia
rivierasca:
Potevano
intervenire cambiamenti verso il meglio e, molto probabilmente, ciò è
avvenuto. Qualcosa è andato e si è dissolto nell’oceano, i radionuclidi a
vita breve si sono disgregati. Ma potevano avviarsi anche processi
negativi. Ciò deve essere verificato per convincersi che nella zona
delle nostre acque territoriali, delle nostre isole e nelle zone di
pesca il livello di radiazione corrisponda a quello naturale.
I
dati del monitoraggio sono necessari per garantire la sicurezza dello
svilupo del settore del nucleare, ossia la sicurezza del personale e del
funzionamento delle centrali nucleari esistenti e di quelle che vengono
costruite. “Cerchiamo di valutare come le misure realizzate dalla parte
giapponese dopo l’avaria di Fukushima abbiano permesso di minimizzare
il danno, di arrestare la fuoriuscita dei radionuclidi nell’ambiente
circostante”, ha detto lo studioso, il quale ritiene che tale
valutazione sia importante per l’adozione delle decisioni corrette nella
sfera della sicurezza e dello sviluppo del nucleare in Russia.
È
utile ricordare che l’avaria alla centrale Fukushima 1, seconda per
dimensioni dopo la catastrofe di Chernobyl, ha avuto luogo dopo il
fortissimo terremoto avvenuto l’11 marzo 2011 nel nord-est del Giappone.
Dopo il sisma è arrivato sulla costa uno tsunami alto 14 metri che ha
coperto d’acqua quattro dei sei gruppi generatori di Fukushima ed ha
danneggiato il sistema di raffreddamento della centrale.
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