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Wednesday, April 11, 2012

Giappone: un anno dopo Fukushima, attivo solo un reattore su 54

In Giappone, a poco più di un anno dalla catastrofe, la TEPCO, una delle 9 compagnie che producono elettricità dal nucleare e responsabile della centrale di Fukushima-Daiichi, non ha più alcun reattore in funzione. Oggi, solo uno dei 54 reattori nucleari presenti nel paese è ancora attivo.


di Laura Pavesi - 10 Aprile 2012

tomari
Continua a funzionare un ultimo e solitario reattore a Tomari, sull’isola settentrionale di Hokkaido

A poco più di un anno dalla catastrofe nucleare di Fukushima, solo uno dei 54 reattori presenti in Giappone funziona ancora a pieno regime. Lo scorso mese, infatti, sono stati fermati per manutenzione gli ultimi reattori che erano rimasti ancora attivi dopo il sisma e lo tsunami dell’11 marzo 2011 - la più grande tragedia nucleare dopo quella di Chernobyl del 1986.

L’ultimo reattore, in ordine di tempo, è stato arrestato a fine marzo dalla Tokyo Power Company (TEPCO) ed è il numero 6 di Kashiwazaki-Kariwa, la più grande centrale nucleare del paese, situata nella Prefettura centro-settentrionale di Niigata. Un anno dopo il disastro, quindi, la TEPCO (lo stesso operatore della centrale di Fukushima-Daiichi) non ha più alcuna unità in funzione.

In questo momento, solo la Hokkaido Electric Power - una delle 9 compagnie giapponesi che producono elettricità dal nucleare - continua a far funzionare un ultimo e solitario reattore a Tomari, sull’isola settentrionale di Hokkaido: ma anche per quest’ultima centrale è previsto l’arresto ai primi di maggio.

A causa del sisma e dello tsunami, che aveva generato onde alte fino a 14 metri, in tutta la zona nord-orientale del Giappone erano stati immediatamente arrestati una quindicina di reattori, mentre due reattori di Hamaoka, nella zona centrale del paese, presentavano già allora forti rischi di incidente.

nucleare simbolo
La riattivazione dei reattori è condizionata dall’esito di nuovi test di resistenza e dall’eventuale approvazione da parte delle autorità locali

La riattivazione dei reattori che, dopo la catastrofe, sono stati fermati per manutenzione o per la presenza di scosse di assestamento, è condizionata dall’esito di nuovi test di resistenza e dall’eventuale approvazione da parte delle autorità locali. In questi giorni il governo giapponese ha fatto sapere che non ha alcuna intenzione di imporsi con la forza in questo senso, dal momento che le popolazioni rivierasche vicine ai reattori sono molto più allarmate e contrarie oggi rispetto ad un anno fa.

Di conseguenza, non è stata fissata alcuna data per la riapertura delle centrali del sol levante e questo mette in difficoltà le compagnie elettriche in vista dell’estate, periodo di picco nel consumo di elettricità in Giappone, dovuto all’utilizzo massiccio dei condizionatori.

Per compensare l’assenza quasi totale di energia proveniente dal nucleare, che prima di Fukushima rappresentava circa il 30% della produzione totale di elettricità, gli operatori giapponesi sono costretti ad aumentare le importazioni di petrolio e di gas naturale liquefatto per alimentare le centrali termiche. Al tempo stesso, ai cittadini e alle imprese viene continuamente chiesto di ridurre il più possibile i consumi elettrici, onde evitare tensioni troppo alte sulla rete.

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