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Friday, May 11, 2012

Vesta, pianeta "mancato" nato prima della terra

La superficie di Vesta in cui si vede il cratere formatosi con lo scontro con un altro asteroide

L'analisi dell' asteroide da importatni informazioni sulla storia del Sistema solare

roma
Come un vero e proprio pianeta mancato ma sopravvissuto, l’asteroide Vesta conserva sulla sua superficie e nelle sue antichissime rocce le informazioni sulle primissime fasi della storia del Sistema solare.

Informazioni che oggi finalmente stanno giungendo fino a noi grazie alla Sonda Dawn della Nasa, che dal luglio scorso sta raccogliendo con i suoi strumenti una grande quantità di dati sul corpo celeste. Un mondo che si sta rivelando sorprendentemente variegato e assai più complesso di quanto ritenuto finora.

Dawn ha già realizzato una mappatura completa del corpo roccioso, l’unico “mattone primordiale” del Sistema solare a oggi conosciuto a possedere una stratificazione geologia, ricco di varietà e concentrazioni di minerali e con un nucleo di ferro ancora intatto. Tutte caratteristiche che lo fanno somigliare più a un piccolo pianeta o alla nostra Luna piuttosto che agli altri asteroidi presenti nel Sistema solare. I dati raccolti permettono di scattare un’istantanea dei primissimi momenti della nascita di un pianeta e a cui la prestigiosa rivista Science dedica ampio spazio, sei studi con importantissimi contributi di ricercatori italiani.

«Vesta risale a 4,5 miliardi di anni fa, prima della formazione della Terra» ha spiegato Maria Cristina De Sanctis, dell’Istituto Nazionale di Astro Fisica (Inaf), autrice di uno degli articoli pubblicati e responsabile inoltre dello spettrometro Vir (Visual and Infrared Spectrometer), l’occhio italiano realizzato da Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e Inaf che viaggia a bordo di Dawn.

I dati raccolti su Vesta, il secondo asteroide del sistema solare, possono far luce sui primi momenti della formazione del sistema solare e dei pianeti in generale. L’asteroide risulta infatti una sorta di embrione di pianeta, rimasto “congelato” nelle sue prime fasi di formazione offrendo così ai ricercatori un’istantanea unica del suo genere dei meccanismi evolutivi del sistema solare.

«Vesta ha compiuto i passi tipici che portano alla formazione di pianeta, gli stessi della Terra - ha spiegato ancora la ricercatrice italiana - ma non è arrivato a concludere il suo percorso», non è riuscito infatti a completare l’accrescimento ed è rimasto molto piccolo (solo 530km di diametro), disturbato dalla “ingombrante” presenza gravitazionale di Giove.

«Probabilmente sarebbe arrivato a diventare un pianeta simile a Marte». Su Vesta sono infatti ben identificabili e differenziati un nucleo metallico, il mantello e una crosta superficiale, e proprio la sua grandezza e la presenza di un nucleo ferroso massiccio hanno gli permesso di “sopravvivere” fino ad oggi resistendo ai numerosi impatti con altri corpi registrati nel tempo.

In particolare, le analisi dell’area del polo sud hanno inoltre confermato la dinamica del violento scontro con un altro asteroide, che ha generato uno dei più grandi crateri conosciuti dell’intero sistema solare, la cui datazione è stata corretta. L’impatto sarebbe avvenuto un miliardo di anni fa e gli strumenti di Vir hanno permesso di confermare che i detriti sollevati sono gli stessi che ancora oggi raggiungono periodicamente il nostro pianeta, e che rappresentavano fino a poco fa una delle poco fonti di informazioni sui meccanismi di formazione dei pianeti.

Fonte: http://www3.lastampa.it

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