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Wednesday, May 23, 2012

Terremoti, intervista ad Alessandro Martelli (Enea): “lo diciamo da tempo, l’estremo sud è ad alto rischio”


Ricordate questo nostro articolo di esattamente un mese fa? Era il 20 aprile, e riprendevamo un’inchiesta di RaiNews24 molto attenta e precisa, fatta di interviste a prestigiosi esperti e scienziati di fama internazionale, tra cui l’ingegnere sismico Alessandro Martelli, direttore dell’Enea di Bologna (vedi foto) che già allora spiegava come “le previsioni in senso stretto cioè dire che un evento di magnitudo “x” avverrà nel luogo “x” il giorno “x” è assolutamente impossibile al giorno d’oggi, ma quello che si può fare è prevedere con una certa probabilità di azzeccarci che un terremoto possa avvenire in un certo periodo di tempo (qualche mese, almeno, o un anno) in una zona normalmente abbastanza estesa come dimensioni“.
Stamattina Martelli è finito sulle prime pagine di alcune testate secondo cui avrebbe detto che il terremoto di ieri in Emilia Romagna era stato previsto e che adesso ci attendono forti scosse al sud, ma in realtà s’è trattata solo di una leggerezza di qualche collega giornalista dal titolone facile.

Per capire davvero come stanno le cose abbiamo contattato direttamente l’ing. Martelli che ci ha spiegato in modo preciso il suo punto di vista sulla situazione generale, precisando innanzitutto che quando si parla di “previsioni” dei terremoti bisogna sempre usare le virgolette, perchè non è una previsione come quelle meteorologiche, che dicono dove e quando pioverà (a volte anche sbagliando!), ma si tratta di previsioni molto meno precise in quanto le tecnologie e le attuali conoscenze scientifiche non permettono di poter sapere in anticipo e con precisione dove e quando si svolgerà un terremoto.

Martelli ci ha spiegato che il terremoto di ieri in pianura Padana era stato “previsto” nel senso che alcuni stumenti di previsione realizzati da diversi Paesi, e in Italia dall’International Centre for Theoretical Physics (ICTP) e dall’Università di Trieste, avevano indicato la possibilità di una scossa sul territorio del nord Italia di magnitudo superiore a 5.4 Richter, e che a marzo gli studiosi avevano lanciato l’allarme alle autorità competenti, tra cui la Commissione Grandi Rischi della Protezione Civile.
Martelli spiega sche “l’algoritmo delle analisi mostrava che un terremoto superiore a quella magnitudo era fortemente probabile“, ma nessuno era in grado di dire dove precisamente si sarebbe verificata la forte scossa, perchè questi studi vengono fatti su porzioni di territorio abbastanza ampie e l’allerta era stata diffusa per il “nord Italia“, con riferimento alle zone interessate dai terremoti più recenti e cioè l’area del lago di Garda, nel Veronese, quella dell’Appennino Emiliano, tra Parma, La Spezia e alta Toscana, quella del Montefeltro, nell’Appennino Romagnolo, e anche quella del Ferrarese, dove poi effettivamente s’è verificata la scossa.


Martelli ci ha spiegato nel dettaglio come funziona questo sistema di allerta, che è un metodo sismologico “di cui io sono solo un utilizzatore dei risultati, perchè non siamo noi ingegneri a svilupparli. Sono metodi attualmente sviluppati in Italia dall’Istituto di Fisica Teorica di Trieste e dall’Università di Trieste, e da altri centri del mondo. In questi studi si analizzano i risultati del monitoraggio del territorio suddiviso in zone sismiche. L’Italia è divisa in tre zone sismiche: il nord, il centro e il sud“.

Ogni inizio anno – continua Martellia gennaio, in base all’esame di tutti i terremoti più piccoli delle varie zone, si possono notare delle anomalie che vengono analizzate e poi verificate; da lì si capisce se sta accadendo qualcosa al di fuori dalla norma. Quel qualcosa al di fuori dalla norma è la possibilità di avere un evento significativo nel breve/medio periodo che significa qualche mese o un anno, al massimo due anni. Allora ogni anno in Italia si fa per ciascuna di queste tre aree una verifica del genere“.


Quest’anno – entra nello specifico Martellidal 1° gennaio avevamo allertato l’Italia meridionale, poi ogni due mesi facciamo delle verifiche per capire se la situazione è inalterata oppure è cambiata, e capiamo se c’è la necessità di allertare anche un’altra Regione in base agli algoritmi utilizzati per definire questi allarmi, oppure se va tolto l’allarme per la zona in cui era stato lanciato. A marzo di quest’anno è successo che, oltre a mantenere l’allarme per le Regioni meridionali, abbiamo allarmato anche il nord mentre il centro è rimasto non allarmato. L’allarme per il nord vedeva una soglia precisa, cioè la concreta possibilità del fatto che si potesse verificare nel breve/medio termine una scossa di magnitudo superiore a 5.4 Richter. Sapevamo, insomma, che era di molto aumentata la probabilità che in quella macro-area si verificasse un terremoto forte. Ovviamente non abbiamo tenuto la notizia per noi, ma l’abbiamo comunicata alle autorità competenti pur non divulgandola a livello mediatico perchè notizie del genere possono scatenare panico o paure infondate che non portano a nulla. Attualmente queste previsioni sono il massimo che i sismologi possono riuscire a fare, in base alle attuali conoscenze scientifiche e tecnologiche. Più che di vere e proprie previsioni, è giusto parlare di “esperimenti di previsione“.


E adesso questi esperimenti di previsione cosa dicono?

Adesso che al nord il forte terremoto c’è stato, a preoccuparci è il sud. L’allarme per il sud è molto più grave perchè c’è da più tempo ed è il risultato di studi incrociati che dicono tutti la stessa cosa. L’algoritmo Italiano individua il rischio nell’area del sud, che va dalla Campania in giù, ma alcuni prestigiosi centri di calcolo di altri Paesi concentrano il rischio tra Calabria e Sicilia, quindi all’estremo sud“.

Che Calabria e Sicilia siano due Regioni ad altissimo rischio sismico è noto a tutti da tempo, così come il fatto che da moltissimi decenni in quest’area non si verificano scosse forti, come quelle che ne hanno segnato la storia millenaria. Ma adesso che la scienza dice che un nuovo forte sisma può essere imminente, cosa si può fare per limitare i danni?

Certamente non si può evacuare per due anni tutto il sud: non sappiamo dove di preciso sarà la scossa, nè quando si verificherà con esattezza. Ma sappiamo che ci sarà. Si possono certamente fare interventi importanti a limitarne i danni, le coseguenze sul territorio e sulle città. Ma non è una scelta scientifica, noi ci limitiamo a fornire alle autorità competenti le informazioni a disposizione, poi sono loro a decidere cosa fare. Sicuramente c’è tanto da fare“.


C’è tantissimo da fare, ma ovviamente è una scelta politica: si potrebbero esaminare le strutture strategiche, verificare l’efficienza del sistema di protezione civile, fare ristrutturazioni antisismiche negli edifici più vecchi e verificare che quelli recenti e residenziali lo siano, informare la popolazione in modo serio su come comportarsi in caso di sisma e molto altro ancora: ma la politica, e anche la gente comune, è interessata a tutto questo?
Siamo sicuri che l’interesse nei confronti della scienza sia tale da poter considerare in modo preciso quello che gli esperti ci stanno dicendo da tempo?
Siamo tutti pronti a puntare il dito contro qualcuno(vedi L’Aquila e quel processo a dir poco vergognoso rispetto a chi “non ha previsto il terremoto“!!!), ma finchè una cosa non ci tocca da vicino rimaniamo belli tranquilli nella nostra quotidianità, senza farci scalfire da ciò che accade altrove.


E allora, se proprio vogliamo avere la coscienza a posto, partiamo da noi stessi: quante persone, quanti calabresi e quanti siciliani, vivono e sanno di vivere in una casa, in una villa, in un palazzo che è stato costruito rispettando tutte le norme antisismiche, e che quindi potrà reggere anche a un terremoto fortissimo senza avere danni?
Se tutto funzionasse bene, non ci sarebbe motivo di preoccuparsi. Le paure, a volte isteriche, sono legate proprio alla consapevolezza si rischiare la vita a causa di costruzioni poco sicure e rispettose delle norme. Ma anzichè piangersi addosso o etichettare chi dice che ci sarà un terremoto come un iettatore, è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e iniziare a risolvere i problemi, senza bisogno che lo facciano sempre altri, aspettandoli invano.
Ma poi chi è che dovrebbe farli, se non lo facciamo noi stessi?

Non sottovalutiamo i messaggi che arrivano dagli esperti come quello di Martelli (che non è nè un discendente dei Maya o un pronipote di Nostradamus, ma un uomo di scienza!), altrimenti dovremo riconoscere che Sgarbi, quando dice certe cose, effettivamente ha ragione …

Fonte: http://www.meteoweb.eu


I TRE PORCELLINI E IL LUPO

di Oliviero Mannucci

Ve la ricordate la storia dei tre piccoli porcellini:

C'erano una volta tre porcellini che vivevano con i genitori.
I tre porcellini crebbero così in fretta che la loro madre un giorno li chiamò e disse loro: "Siete troppo grandi per rimanere ancora qui. Andate a costruirvi la vostra casa".
Prima di andarsene da casa li avvisò di non fare entrare il lupo in casa: "Vi prenderebbe per mangiarvi!"
E così i tre porcellini se ne andarono.
Presto la strada si divise in tre parti.
Il Porcellino Grande spiegò che ognuno di loro avrebbe dovuto scegliere una direzione. Li avvisò del lupo e poi andò a sinistra. Il Porcellino Medio andò a destra e quello piccolo nella via centrale.

Sulla sua strada il Porcellino Piccolo incontrò un uomo che portava della paglia.
"Per piacere, dammi un po' di paglia!" disse "Voglio costruirmi una casa".
In poco tempo costruì la sua casa e pensò di essere salvo dal lupo.
La casa non era molto bella e nemmeno fatta bene ma a lui piaceva molto.
Gli altri due porcellini se ne andarono assieme e presto incontrarono un uomo che portava della legna.
"Costruirò la mia casa con il legno" disse il Porcellino Medio "Il legno è più resistente della paglia".
Il Porcellino Medio lavorò duramente tutto il giorno per costruire la sua casa.
"Adesso il lupo non mi prenderà e non mi mangerà" disse. Il Porcellino Grande camminò per conto suo.
Presto incontrò un uomo che trasportava mattoni.
"Per piacere, dammi un po' di mattoni" disse il Porcellino Grande "Voglio costruirmi una casa."

Così l'uomo gli diede dei mattoni per costruire una bella casa.
"Ora il lupo non potrà prendermi per mangiarmi" pensò.
Il giorno dopo il lupo arrivò alla casetta di paglia: " Porcellino, porcellino, fammi entrare" gridò il lupo.
Ma il Porcellino Piccolo sapeva che era il lupo e non lo lasciò entrare.
Ma il lupo cominciò a sbuffare stizzito. E sbuffava e sbuffava e buttò giù la casetta del Porcellino Piccolo.
Poi se lo mangiò in un baleno.
Il giorno seguente il lupo andò a casa del Porcellino Medio e bussò alla sua porta. "Chi è?" chiese.
"Tuo fratello" rispose il lupo.
Ma il Porcellino Medio sapeva che non si trattava del fratello e non aprì al lupo.
Così questi sbuffò stizzito e buttò giù la casa del Porcellino Medio.
La casa di legno cadde e il lupo se lo mangiò.
Il giorno dopo il lupo arrivò alla casa di mattoni e gridò: "Porcellino, Porcellino, fammi entrare!"
Ma il Porcellino Grande rispose: "No, non ti farò entrare!" quando improvvisamente sentì bussare nuovamente alla porta.
"Apri la porta e vedrai chi sono!" disse il lupo con una vocetta. Quindi il lupo cominciò a sbuffare e sbuffare ma non riuscì a buttare giù la casa.
Il lupo era furibondo! Gridava: "Porcellino, Porcellino, scenderò per il camino e ti mangerò!"
Il Porcellino era spaventato ma non rispose.
Dentro casa c'era una grossa pentola sopra il fuoco del camino. L'acqua stava per bollire.
Il lupo si calò dal camino.
Siccome non c'era il coperchio sulla pentola il lupo vi ruzzolò dentro e finì nell'acqua bollente.
E questa è la fine del lupo cattivo e la storia di tre piccoli porcellini.

In Italia, paese a rischio sismico, si discute molto sul fatto di come prevedere i terremoti, e si scomodano questo o quegli scienziati per sentire le varie opinioni, salvo poi costruire dove non si deve, con materiali scadenti, come ad esempio le case dell'Abruzzo con tantissima sabbia nel cemento, senza rispettare le misure antisismiche e senza calcolare i rischi idrogeologici, e poi appena arriva un terremoto un pò più forte del normale, tutto va giù, o appena c'è una pioggia un pò più cospicua del solito si allaga tutto e in entrambi i casi muoiono o rimangono ferite decine e decine di persone. Senza contare poi il danno patrimoniale che questo comportamento porta. Poi si deve far intervenire la protezione Civile, i Vigili del Fuoco o addirittura l'esercito. Il discorso è che non serve a nulla sapere dove avverrà con precisione il terremoto o l'alluvione, il principio dovrebbe essere un altro. L'Italia è a rischi sismico ed idrogeologico, prima o poi, è statistico, in un dato luogo, in un dato tempo prima o poi ci sarà un terremoto inaspettato o una pioggia torrenziale. Quindi la cosa migliore da fare sarebbe, usare il cervello come fece il porcellino che si costruì la casa di mattoni, lui sapeva che prima o poi il lupo sarebbe arrivato e non fece come gli altri due, si costruì una casa di mattoni, non di paglie o di legno e alla fine si è cucinato il lupo. In Italia invece, spesso si preferisce essere mangiati dal lupo! Quindi bisogna costruire bene, mettere in sicurezza gli edifici più vecchi, e rinforzare gli edifici antichi che sono la storia e l'identità del nostro paese, altrimenti l'Italia farà la fine di Pompei, un muro alla volta verrà spianata completamente.






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