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Friday, May 18, 2012

Come Fukushima ha cambiato le politiche energetiche europee


Donatella Scatamacchia

A poco più di un anno dall'incidente nucleare di Fukushima, il Giappone ha deciso di spegnere, temporaneamente, il reattore di Tomari, l'ultimo dei 54 presenti sull'arcipelago e ancora funzionante. Era inevitabile che, nel Paese, si continuasse a parlare e discutere di nucleare anche molto tempo dopo il terremoto e lo tsunami del 2011, quando l'impianto nucleare di Daiichi a Fukushima riportò danni irreparabili, con tutte le terribili e note conseguenze del caso. Il Giappone, dunque, almeno per il momento, ha abbandonato la produzione di energia derivante da impianti nucleari, ma il dibattito non si è certo esaurito.

Subito dopo l'incidente, l'opinione pubblica mondiale si mobilitò, in un effetto domino, contro i governi che sostenevano la produzione di energia nucleare, sortendo in alcuni casi effetti immediati. E il caso del referendum in Italia, quando il 12 e il 13 giugno dello scorso anno, gli italiani hanno deciso di dire no definitivo (così sembrerebbe) ad un ritorno al nucleare nel nostro Paese.

Che cosa è successo invece negli Stati europei dove gli impianti nucleari erano già una realtà? Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Science & Policy dal titolo “The impact of the Fukushima nuclear accident on European energy policy”, analizza le differenti risposte di due potenze nucleari dell'Unione Europea, la Germania e il Regno Unito, comparando le loro reazioni all'incidente di Fukushima e cercando di dare una motivazione a queste ultime. Si tratta, infatti di due casi opposti: nel Regno Unito i decisori politici non hanno avuto alcun dubbio nel decidere di accrescere la produzione di energia nucleare. L'ultima dimostrazione di questa attitudine è stato l'accordo firmato tra Francia e Inghilterra lo scorso febbraio, in base al quale il colosso energetico francese EDF costruirà, entro il 2025, quattro nuove centrali nucleari in Inghilterra. Completamente diverso è stato invece l'effetto sortito in Germania. Pochi mesi dopo l'incidente, infatti, il governo federale tedesco si è messo al lavoro per spegnere i vecchi reattori nucleari e per mettere in sicurezza tutte le infrastrutture connesse alla produzione di energia nucleare, annunciando che entro il 2022 in Germania non ci saranno più centrali operative.

Lo studio in questione dimostra che le decisioni politiche, in entrambi i casi, non sono state prese sull’onda dell’emotività, ma con motivazioni precise e concrete, sebbene non sempre dettate da nobili ispirazioni ambientali o umanitarie. A dimostrazione di ciò, l'analisi individua cinque possibili elementi che possono aver influenzato i decisori politici nelle loro scelte in questi due Paesi.

Il primo elemento è di natura strettamente politica e riguarda le imminenti elezioni in Germania. I tedeschi, infatti, erano chiamati a votare solo due settimane dopo lo tsunami giapponese, per le elezioni regionali. Questo ha significato che le decisioni di politica nazionale relative al dossier sul nucleare sono state largamente affette dal voto di popolarità delle elezioni regionali, che a sua volta incarnava una volontà anti-nucleare. Nel Regno Unito, invece, non erano previste elezioni nel breve periodo.

La seconda motivazione è legata al mondo dei media e dell'informazione. Il disastro di Fukushima ha occupato le prime pagine dei giornali e telegiornali tedeschi per molte settimane, a cui sono seguiti approfondimenti e reportage che provvedevano a dare spiegazioni scientifiche inerenti all'argomento. Di conseguenza il pubblico era tanto e ben informato sull'energia nucleare da chiedere una maggiore trasparenza a livello istituzionale. In Inghilterra, seppur inizialmente la notizia fece molto clamore a livello di media, venne subito soppiantata da un altro avvenimento importante che coinvolgeva gli inglesi in maniera diretta, ossia il conflitto in Libia, in cui il Regno Unito ha partecipato inviando le proprie truppe.

Un altro fattore determinante è stato quello della ricerca nel campo delle energie rinnovabili. Tutti sappiamo che la Germania è leader nel settore delle tecnologie per la produzione di energia rinnovabile, grazie alle quali Berlino ha un'ottima alternativa su cui contare per l'approvvigionamento energetico. Un settore, invece, ancora poco sviluppato in Inghilterra, dove i costi per le energie rinnovabili sono molto alti.

Gli ultimi due elementi che hanno influenzato in maniera diversa le reazioni di Germania e Regno Unito, sono essenzialmente connessi alla storia e alla cultura dei due Paesi. La Germania ha alle spalle una lunga storia di resistenza da parte dell'opinione pubblica nei confronti del nucleare, legata soprattutto al sentimento contro le armi nucleari nato durante la Seconda Guerra Mondiale, quando invece le stesse armi nucleari erano considerate un deterrente necessario nel Regno Unito.

Infine, gli studiosi hanno rilevato una sorta di prossimità culturale tra il Giappone e la Germania, dovuta anche in questo caso agli avvenimenti delle Seconda Guerra Mondiale. Si tratta di due Paesi che sono stati ricostruiti quasi da zero dopo il 1945, e la loro vicinanza di esperienze continua ancora oggi. Gli inglesi, invece, non hanno vissuto in passato nessuna esperienza simile a quella giapponese, da creare una sorta di empatia.

Ciò che emerge con chiarezza, in definitiva, è che l'incidente di Fukushima ha influenzato le reazioni pubbliche e politiche nei confronti dell'energia nucleare, nel bene o nel male, e che inevitabilmente le risposte sono state diverse a seconda di come la vicenda è stata vissuta e raccontata nei diversi Paesi. Si è trattato di fattori di contesto, storici e culturali – raramente ambientali - che hanno avuto, in ogni caso, delle significative implicazioni, soprattutto negli ambiti operativi delle compagnie energetiche internazionali.

Fonte: http://www3.lastampa.it

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