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Monday, May 14, 2012

Vesta promosso da super asteroide a stretto parente del pianeta Terra



Non è affatto un grosso "sasso" di 530 chilometri di diametro, come è sempre stato classificato, ma l'ultimo sopravvissuto di una specie di corpi celesti importantissima. Stiamo parlando di Vesta che dalla sua scoperta, effettuata dal famoso scienziato tedesco Williem Olbers nel 1807, fino ad oggi è sempre stato considerato il più grande degli asteroidi, quelle migliaia di corpi rocciosi di tutte le dimensioni e forme che stanno in una fascia fra Marte e Giove da miliardi di anni.

Da questa settimana invece Vesta è passato al rango molto aristocratico di unico esponente conosciuto di una specie mai vista finora: non un pianeta vero e proprio ma un di quei corpi che, miliardi di anni fa, si unirono fra loro come mattoncini di Lego per formare i pianeti terrestri, solidi. Ha infatti una struttura a strati e un nucleo ricco di metalli, come Mercurio, Venere, Terra e Marte. Altro che "sasso" spaziale insomma, è un nostro stretto parente, per quanto pigmeo.

A queste conclusioni si è potuti arrivare grazie ai risultati di 10 mesi di osservazioni e misure del satellite Nasa Dawn, che gli orbita attorno da quasi un anno e una grossa mano alle ricerche, pubblicate questa settimana sulla rivista Science l'ha data uno strumento italiano, VIR, montato a bordo del satellite. Grazie a questo si è potuto stabilire, ad esempio, di cosa è fatto il suolo di Vesta, che sappiamo essere ricco di metalli.

Dawn è in orbita a poca distanza, chilometri, da Vesta e manda a Terra dati estremamente precisi e dettagliati, grazie ai quali si è potuto capire che è lì da almeno 6,4 miliardi di anni, più vecchio quindi di 2 miliardi di anni del nostro pianeta, e ha passato dei brutti momenti, si fa per dire dato che parliamo di centinaia di milioni di anni. Per un miliardo di anni almeno è stato sottoposto al bombardamento continuo da parte dei migliaia e migliaia di pezzi di roccia che popolavano il sistema solare primitivo, e la sua superficie piena di crateri, di dimensioni anche di diecine di chilometri, dovuti a scontri cosmici disastrosi ce lo confermano.

Grandi sassi spaziali che colpiscono una sorta di mini pianeta da 500 chilometri di diametro ed ecco che si spargono nello spazio "pezzi" di Vesta, anche di pochi centimetri, molti dei quali arrivano tuttora sulla Terra, attratti dalla sua forza di gravità. Ben il 6% delle meteoriti che cadono sul nostro pianeta si pensa arrivino in questo modo.

Il nucleo di metalli sarebbe piuttosto esteso, 220 chilometri sui 530 di diametro, e contribuisce al 40% della massa. Si formato, come si pensa nel caso di altri pianeti, fondendosi grazie a una fucina molto particolare formata dagli elementi radioattivi presenti inizialmente sull' ex asteroide: la radioattività emanata da questi elementi avrebbe fornito il calore elevatissimo necessario a fondere i metalli che, più pesanti, sono colati al centro costituendo questo "nocciolo". Un nuovo inatteso tassello di conoscenza conquistato grazie a scienza e tecnologia spaziale, utile per capire da dove veniamo.

Fonte: http://www.ilsole24ore.com

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