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Monday, June 4, 2012

Joe Cornish: «In Inghilterra non ci sono solo Ken Loach e Mike Leigh»

Il regista di Attack the Block spiega perché ha voluto ambientare un film fantascientifico con gli alieni nella periferia di Londra. Ma parla anche di Spielberg, E.T., Ant-Man e Terrence Malick, che vorrebbe come addetto al catering

Joe Cornish: «In Inghilterra non ci sono solo Ken Loach e Mike Leigh»

Joe Cornish ha quarantatré anni, una carriera in ascesa e uno sguardo da ragazzino curioso che ti colpisce e diverte. Parla un inglese impeccabile, specchio della sua buona educazione posh, ma si lascia prendere la mano dal suo passato di comico, inanellando una serie di battute irresistibili.

Lo abbiamo incontrato a Roma, dove è venuto per promuovere l’uscita italiana della sua opera prima come regista, Attack the Block (leggi qui la nostra recensione), che in patria ha debuttato circa un anno fa ed ha già riscosso successo nei festival di tutto il pianeta. Una storia semplice in un posto difficile: un’invasione aliena in un quartiere periferico di Londra, popolato da teppistelli.

Abbiamo incontrato Joe Cornish per farci raccontare di più su quest’esperienza (e non solo).

Fantascienza e realismo della periferia di Londra: una contrapposizione insolita. Come mai?
«Ho sempre vissuto vicino al quartiere che racconto nel film. Non in un blocco, anzi, in una bella casa. Ho avuto dei genitori amorevoli e frequentato ottime scuole. Questo è il paradosso di Londra dopo la guerra: case popolari vicino a edifici vittoriani. Mi affascinava l’idea di ricercare elementi fantascientifici nella realtà contingente: gli edifici della periferia hanno un aspetto extraterrestre, sembrano astronavi. Inoltre, volevo rispolverare un genere che il Regno Unito ha trascurato a partire dalla fine degli anni ’80, in controtendenza rispetto a Hollywood. Abbiamo avuto grandi autori realistici, come Ken Loach e Mike Leigh, e ci siamo dimenticati l’avventura».

Gli alieni pelosi che compaiono nel film sono molto diversi da quelli antropomorfi a cui siamo abituati. Perché questa scelta?
«Di necessità virtù: non avevo un budget che mi consentisse di ricostruire degli alieni alla Roswell. Quindi, ho optato per un’altra soluzione. Una delle mie fonti di ispirazione è stata la mia gattina nera, a cui ho aggiunto l’idea di una parte del corpo luminosa, i denti – come il dito di E.T. – e la tecnologia animatronica. Volevo che i miei alieni non fossero un prodotto esclusivamente digitale, ma che gli attori ne percepissero la presenza in scena. È stato un lavoro molto complesso, ma il risultato è soddisfacente».

Quanto ha pesato il tuo passato di comico nella scelta di fare un film cupo come questo?
«Non me ne sono preoccupato. Mi sono detto “sono un comico, forse la gente si aspetta da me un film stile Monty Python”, ma mi sono subito risposto “chi se ne frega, farò il film che voglio”».

C’è molta differenza tra scrivere un film ad alto budget come Le avventure di Tin Tin di Spielberg e uno come Attack the Block?
«Quando scrivi, il bello è che non hai limiti se non la tua fantasia. In questo senso, non c’è nessuna differenza. Pensandoci bene, per Attack the Block sono stato supervisore di me stesso, mentre per Tin Tin dovevo recarmi in produzione e consegnare le pagine di sceneggiatura nelle mani di Steven Spielberg. Un po’ di differenza c’è, effettivamente».

Qualche anticipazione sulla sceneggiatura di Ant-Man, il nuovo capitolo della saga degli Avengers di casa Marvel?
«Non posso dire nulla, se non che è stampata su carta e che consta di 113 pagine».

Potendo fantasticare su un remake americano del tuo film, chi vorresti vedere al tuo posto?
«Il mio sogno è un remake diretto insieme da Steven Spielberg, James Cameron, John Carpenter e Joe Dante. Con Terrence Malick addetto al catering.

(Foto: © Festival del film Locarno / Pedrazzini)

Fonte: http://www.bestmovie.it

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