Statistiche

Saturday, June 2, 2012

Washington venderà le armi per i droni italiani

Missioni furtive di attacco dal cielo effettuate da velivoli teleguidati (i cosiddetti droni) armati con missili e bombe a guida satellitare. Una capacità finora riservata a statunitensi e britannici ma che presto potrebbe riguardare anche i 12 velivoli Predator e Reaper dell'Aeronautica Militare italiana schierati nella base del 32° Stormo ad Amendola (Foggia) e assegnati ai 200 militari del al 28° Gruppo.

La flotta italiana è stata costituita con due contratti: nel 2001 vennero ordinati 5 Predator più il supporto e una stazione di guida per 47,8 milioni di dollari. Nel 2008 sono stati ordinati 4 Reaper, altrettante stazioni di controllo con 5 anni di assistenza per 330 milioni di dollari e nello stesso anno vennero ordinati altri due Predator (16 milioni di dollari). L'Italia è stata il primo cliente estero ad acquistare i velivoli senza pilota Predator impiegati per la prima volta in Iraq e poi in Afghanistan con compiti di sorveglianza aerea ma con la limitazione di essere privi di armi. Una scelta più politica che tecnica poiché all'epoca l'amministrazione Bush avrebbe certamente accettato di fornire le armi al prezioso alleato italiano.

A causa delle riserve espresse da molti ambienti politici (le stesse che hanno impedito fino a pochi mesi or sono di impiegare bombe a bordo dei cacciabombardieri AMX in Afghanistan) improntate forse al politically correct ma non certo all'efficacia operativa, gli UAS (Unmanned Aerial System) italiani non hanno mai potuto colpire i talebani sorpresi dalle telecamere a posizionare sulle strade ordigni esplosivi né, l'anno scorso, hanno potuto compiere raids mirati sulla Libia dove hanno avuto il battesimo operativo i Reaper appena entrati in servizio e in grado di trasportare 1.800 chili di armamento equivalenti a 14 missili Hellfire e dotati di un'autonomia di 30 ore di volo.

La richiesta di acquisto degli armamenti e dei sistemi per l'imbarco delle armi sui velivoli è stata avanzata dalla Difesa italiana nella primavera scorsa ed è attualmente dibattuta al Congresso di Washington come riporta oggi il Wall Street Journal. Si tratta di forniture di missili Hellfire e bombe a guida laser/Gps (le J-Dam peraltro già prodotte su licenza statunitense in Italia) che l'amministrazione Obama sembra intenzionata ad autorizzare come ha già fatto con la Gran Bretagna che impiega i suoi Reaper in missioni belliche in Afghanistan. L'assenza di veti posti dal Congresso rende ufficiale il via libera alla consegna delle armi che dovrebbe essere imminente o comunque a breve scadenza considerato che il Wall Street Journal rivela che l‘Italia intenderebbe impiegare i velivoli armati in Afghanistan, teatro dal quale la riduzione del contingente italiano inizierà già dalla fine di quest'anno.

Il dibattito in atto a Washington sottolinea che fornire queste armi a Italia e Gran Bretagna renderà poi difficile negarle ad altri alleati mentre c'è chi sostiene come la democratica californiana Dianne Feinstein, a capo della Commissione intelligence del Senato, che la capacità di impiegare velivoli teleguidati armati dovrebbe restare un'esclusiva statunitense da non condividere con nessuno. La Difesa a Roma, il comando militare italiano a Herat e l'ambasciata italiana a Washington non hanno voluto commentare l'acquisizione delle armi per i "droni" tricolore, sottolinea il WSJ, ma la portavoce del Pentagono, Wendy Snyder, ha precisato che la fornitura "consentirà all'Italia di contribuire alle operazioni per proteggere i soldati italiani ne alleati".

La strategia dell'attuale amministrazione prevede del resto di lasciare molte operazioni di prima linea agli alleati (come è accaduto in Libia) colmandone le lacune con forniture di armi e mezzi sofisticati che hanno anche un pesante risvolto industriale. L'acquisto di UAS e velivoli pilotati statunitensi F-35 costringerà gli alleati ad acquistare anche armi e munizioni Made in Usa poiché l'integrazione su questi velivoli di armi europee risulta costoso o impossibile (il missile da crociera MBDA Storm Shadow non entra nella stiva armi dell'F-35) consentendo così all'industria statunitense di assicurarsi per decenni quel mercato che solo fino a pochi anni or sono sembrava destinato a diventare esclusiva dell'industria europea della Difesa. Le richieste di UAS sono del resto in forte crescita (con statunitensi e israeliani in pole position) su scala globale e si prevede che tra civile e militare le acquisizioni raggiungeranno i 4,3 miliardi di dollari di valore nel 2013 e i 5,8 nel 2017.

Fonte: http://www.ilsole24ore.com

No comments:

Post a Comment

Note: Only a member of this blog may post a comment.