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Sunday, May 4, 2014

Marte ci presenta la sua ammonite: la NASA che dice?



Una foto inviata dal rover Curiosity mostra l’immagine ben definita di un fossile di ammonite che emerge dal bordo inferiore di una roccia marziana. Lo scatto è stato eseguito dalla Mastcam destra del rover nel giorno marziano Sol 551 corrispondente al 23 febbraio 2014, ora UTC 07:21:41. Qualche settimana fa avevamo dibattuto circa l’inspiegabile infiorescenza (un apothecium?) apparsa all’improvviso nei pressi del rover Opportunity. La Nasa ha poi spiegato trattarsi del frammento di un raro minerale (!) frantumatosi a contatto con le ruote del veicolo.





In questo ultimo caso però, penso si tratti di qualcosa di più, qualcosa che ci dà la certezza che su Marte, già in epoche remote, si siano sviluppate forme di vita complesse simili a quelle terrestri. I fossili di ammoniti, cefalopodi un tempo molto comuni sulla Terra, risalgono a un periodo compreso tra il primo Devoniano e la fine del Cretaceo, cioè tra 400 e 65 milioni di anni fa. Il sistema di galleggiamento di questi animali era assai simile a quello del Nautilus. Se infatti accostiamo l’immagine trasmessa dal rover a quella di un fossile di ammonite terrestre osserviamo evidenti analogie che non possono essere frutto di casualità. Sull’immagine marziana notiamo la forma spiraliforme del guscio, tipica di questo gruppo di animali marini e l’evidente divisione della conchiglia in setti. Il reperto in questione, dovrebbe misurare qualche centimetro di diametro ma le dimensioni non sono importanti perché esistono reperti che vanno dalla grandezza di una monetina a quella della ruota di un camion e più. Da ragazzo mi divertivo a collezionarne poiché sugli Appennini se ne trovano grandi quantità, attratto dalle geometrie di rara perfezione che ricordano quelle dei crop circles… I paleontologi assicurano che le ammoniti fossero carnivore, poiché si cibavano di esemplari di altre specie, vivi o già morti, oppure di microorganismi. Ciò significa che i mari di Marte, in un remoto periodo della storia del pianeta, possedevano già un habitat complesso, tale da consentire la vita ad animali dediti alla predazione.


A proposito di questa scoperta, non risulta che la Nasa abbia offerto spiegazioni e credo non lo farà; ritengo tuttavia impensabile che un reperto di tale importanza non sia stato valutato in maniera approfondita dai suoi scienziati.  Forse questo comportamento all’apparenza omissivo è il sintomo di un cambiamento della strategia comunicativa, da interpretarsi come una mite apertura da parte dell’ente spaziale che lascia sempre più spesso al pubblico la valutazione delle evidenze marziane senza intervenire con nette prese di posizione.  La scoperta dell’ammonite apre inoltre la strada a successivi quesiti che riguardano la collocazione temporale del reperto e la ricostruzione dell’habitat. Se consideriamo che la presenza delle ammoniti sulla Terra fu, per un lunghissimo lasso di tempo, contemporanea ai dinosauri (230-65 milioni di anni fa), non possiamo scartare a priori l’esistenza di questi rettili anche su Marte. Già in un mio precedente post avevo evidenziato le tracce fossili di un sauro. Se poi, con un approccio privo di pregiudizi, ci apprestiamo a valutare le immagini provenienti dalla località marziana di Rocknest, forse troviamo la quadratura.  Quelle forme che in un mosaico ad altissima definizione della Nasa (ecco il link) sono state interpretate come ammassi di materiali pietrosi o lavici potrebbero invece rappresentare ciò che resta di animali ben più complessi delle ammoniti: ad esempio grandi rettili, colti all’improvviso dalla morte a causa di un evento catastrofico (taccio poi sulla presenza in quello stesso scenario dell’uomo “pompeiano” di cui ho riferito in un precedente post). Una recente ricerca del dottor Andreas Johnsson dell’Università di Göteborg in Svezia, giunge alla conclusione che non più tardi di 200 mila anni fa esistevano mari e fiumi su Marte (questo il link).




Una certezza che ricolloca la scomparsa dell’acqua in forma liquida in un periodo molto vicino a noi, negando le precedenti ipotesi che parlavano di centinaia di milioni di anni. A una successiva revisione supportata da nuove prove, questa data potrebbe slittare verso un’epoca molto meno remota. Azzardo: dieci o ventimila anni? Non possiamo escluderlo. In questo caso potremmo immaginare una catastrofe interplanetaria che coinvolse più di un pianeta del Sistema Solare, segnatamente Marte e la Terra. Mentre però la vita su Marte fu spazzata via, sulla Terra le cose andarono meglio e ce la cavammo con un diluvio… universale.

Flavio Vanetti

Tetricus
Didascalie
Foto Nasa: il luogo del ritrovamento dell’ammonite marziana (luce solare).
Ammonite Marte: dettaglio dell’ammonite marziana
Ammonite: fossile di ammonite terrestre
Anatomia: anatomia delle ammoniti

Fonte 

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