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Saturday, May 31, 2014

NATO: LE BOMBE NUCLEARI DI WASHINGTON IN EUROPA


- di Gianni Lannes -

Solo i piccoli segreti vanno protetti: per quelli grandi sarà sempre sufficiente l’incredulità della gente.

 
La rivelazione di segreti bellici del patto atlantico nel 1978 è costata la condanna a morte di Aldo Moro, stabilita a Washington. Oggi nonostante la guerra fredda sia ufficialmente terminata nel 1989 con la caduta del muro di Berlino, l’alleanza atlantica di criminali in divisa e doppiopetto ha allargato le sue mire terroristiche, avvalendosi anche di scientisti italidioti, assoldati nei retrobottega dell’impero a stelle e strisce.
Così mentre mandano in onda la farsa elettorale dell’Europa, con un parlamento di facciata, ossia privo di qualsiasi potere decisionale e non rappresentativo dei popoli, Obama si appresta a scatenare una guerra nucleare, usando il vecchio continente, dove hanno nascosto un arsenale proibito dal Trattato di non proliferazione nucleare, firmato anche dall’Italia nel 1968 e ratificato dal parlamento tricolore nel 1975.
I governi italiani dal 1956 a tutt’oggi, hanno sempre negato al presenza sul suolo nazionale di armamenti atomici, eppure una miriade di documenti ufficiali USA, nonché la constatazione diretta in alcune basi statunitensi del belpaese, dimostrano il pericolo e l’illegalità sancita dai vertici del nostro Stato, privo di sovranità. Usano da sempre la nostra terra per fare la guerra.
 
 
E pochi sanno che quando sarà scatenato il conflitto nucleare, proprio l’Italia è il primo obiettivo di distruzione, a parte gli incidenti già verificatisi e gli inquinamenti correnti. E’ ora di chiedere il conto e di cacciarli tutti via, a partire dai servi nostrani che banchettano nei palazzi statali.
A un giornalista si chiede di raccontare i fatti, di spiegarli con riscontri documentati, soprattutto di controllare il potere, ogni potere. Occorre cercare la verità, quella scomoda, quella che urtica, quella che obbliga al realismo, non all’intrattenimento.
 
Un’inchiesta giornalistica è la paziente fatica di portare alla luce i fatti, di mostrarli nello loro forza e nello durezza. Il buon giornalismo sa che i fatti non sono mai al sicuro nelle mani del potere e se ne fa custode nell’interesse dell’opinione pubblica.
Possiamo fare qualcosa? Ho il dovere di sperarlo e di essere contagioso. Anche a questo serve la cultura: a rinvigorire l’umanità nei momenti critici, perché la conoscenza ci rende esseri liberi.
 
Riferimenti:

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