Fino ad ora sarebbe stato utopistico pensare che su Marte, un tempo,
l'acqua avrebbe avuto un ruolo da protagonista. Ora non è più così
Un
recente studio effettuato dalla NASA ha evidenziato la possibilità che sul
"pianeta rosso", circa 4 miliardi di anni fa, un vasto Oceano sarebbe
arrivato a coprire più del 20% della superficie totale del Pianeta.
Lo studio è stato intrapreso attraverso l'utilizzo di potenti telescopi
ad infrarossi, grazie ai quali è stato possibile mappare l'atmosfera di
Marte, osservando la distribuzione delle due differenti tipologie di
molecole d'acqua presenti: quella classica con i due atomi di idrogeno
legati all'atomo di ossigeno, e una seconda caratterizzata dalla
presenza del deuterio, un isotopo dell'idrogeno. Nel tempo l'acqua
contenente i due atomi di idrogeno è stata gradualmente perduta nello
spazio, mentre la forma caratterizzata dalla presenza del deuterio, più
pesante, è rimasta in loco. Questo processo è stato utilizzato per
individuare la quantità d'acqua presente originariamente sul Pianeta:
più alta è la concentrazione di deuterio, più acqua è stata persa.
Le
mappature ottenute tramite i telescopi hanno evidenziato elevate
quantità di deuterio nell'acqua attorno alle calotte di ghiaccio
presenti su Marte. Da ciò gli scienziati hanno dedotto che sul Pianeta,
un tempo, la superficie ricoperta dall'acqua fosse decisamente vasta. Un'estensione
tale da mettere in forte dubbio tutte le teorie finora portate avanti
riguardo l'estrema difficoltà che il pianeta rosso fosse stato abitabile
a causa dell'eccessiva mancanza di acqua, tale da non rendere possibile
l'evoluzione della Vita. Gli studiosi sostengono che tuttora di quel
grande "Oceano Marziano" ne sia rimasto soltanto il 13%, intrappolato
sottoforma di ghiaccio all'interno delle calotte. Questo in seguito sia
alla graduale dispersione delle molecole d'acqua verso lo spazio dovuta
alla caduta di pressione dell'atmosfera marziana, sia alla progressiva
riduzione della quantità d'acqua in forma liquida in seguito alla sempre
minor insolazione ricevuta da Marte nel corso del tempo.
Insomma,
siamo di fronte ad una notizia che potrebbe far cambiare completamente
l'idea che fino ad oggi regnava riguardo allo scenario marziano passato.
Charles Cockell, professore di Astrobiologia all'Università di
Edimburgo, afferma: "Più è lungo il tempo di
permanenza dell'acqua su una superficie planetaria, più è probabile che
ciò renda l'ambiente più abitabile e di conseguenza più favorevole alla
nascita e alla proliferazione della Vita".
Fonte
Commento di Oliviero Mannucci: Meglio tardi che mai, dico io! Peccato che la NASA non si decida a scavare nel sottosuolo marziano, dove di acqua c'è ne ancora moltissima popolata da una miriade di forme di vita!
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