Tra tre giorni ricorre il primo anniversario del disastro di Fukushima, avvenuto l’11 marzo del 2011. Ad un anno di distanza la situazione nella prefettura giapponese non è ancora affatto sotto controllo e, molto probabilmente, non lo sarà ancora per molto tempo.
Come non lo è ancora a Chernobyl, a 26 anni dalla tragedia che ha cambiato profondamente il modo in cui il mondo guarda all’energia nucleare. Legambiente lancia infatti l’allarme: ancora nel 2011 risultavano contaminati dalle radiazioni circa 2.400 paesi e villaggi della zona di Chernobyl.
Di questi, ben 2.370 sono ancora abitati da 1.140.000 persone (220.000 bambini). Dati raccolti in un nuovo dossier di Legambiente, in fase di stesura, che integra quello del 2006. Dal 2007 al 2011 Legambiente è tornata sul luogo della catastrofe ucraina con il suo ambulatorio mobile e ha esaminato 28.462 pazienti, riscontrando molte delle patologie classiche tra coloro che sono stati esposti a lungo alle radiazioni come le iperplasie (cioè l’aumento ingiustificato del numero delle cellule che compongono un tessuto o un organo) e le calcinosi (aumento patologico di calcio nei tessuti).
Le radiazioni che hanno causato queste malattie provengono dall’enorme sarcofago che fu costruito nel giugno del 1986 per blindare la centrale nucleare esplosa con 300.000 tonnellate di cemento e 1.000 tonnellate di metallo. Dentro questo sarcofago ci sono ancora 200 tonnellatedi materiale altamente radioattivo che non furono mai estratte dai reattori.
E ci sono anche numerose fessurazioni, dalle quali escono polveri radioattive, nella struttura in cemento a causa dell’usura e della difficoltà oggettiva di fare manutenzione in un sito altamente contaminato. Come se non bastasse Bielorussia e Russia hanno firmato un accordo per la costruzione di una nuova centrale nucleare ad Astraviec, al confine con la Lituania e a circa 500 km dalla martoriata Chernobyl. Angelo Gentili, coordinatore nazionale di Legambiente Solidarietà, spiega come questo possa aumentare il rischio per russi, bielorussi e ucraini:
La situazione in Bielorussia dopo la tragedia di Chernobyl continua a essere sempre più grave. Ancora oggi, infatti, nonostante sia calato inesorabilmente l’interesse e il sostegno della comunità internazionale nei confronti delle vittime della catastrofe di Chernobyl, circa 7 milioni di persone vivono in zone contaminate della Bielorussia, Russia e Ucraina, e sono costrette a nutrirsi con cibo fortemente radiattivo, e a pagarne le conseguenze è soprattutto la popolazione infantile
Fonte: Festambiente
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