(ANSA) - ROMA, 9 MAR - Fra gli effetti piu' vistosi del disastro di Fukushima di un anno fa c'e' un drastico calo delle nuove costruzioni di impianti nucleari nel mondo. Lo ha calcolato l'universita' di Greenwich, riporta il Guardian, secondo cui e' comunque possibile un 'rinascimento nucleare' almeno in alcuni paesi.
''Tra il 2008 e il 2010 e' iniziata la costruzione di 38 reattori in tutto il mondo - spiega Steve Thomas, docente di studi energetici - mentre nel biennio 2011-2012 i progetti entrati in fase esecutiva sono stati solo due''.
In Europa l'incidente ha causato l'uscita dal nucleare di Germania e Svizzera, oltre al referendum italiano. Nel resto del mondo paesi come Kuwait e Venezuela hanno rinunciato ai progetti sul nucleare, cosi' come il Messico: ''Fukushima e' stata la scintilla che ha acceso il dibattito - afferma Tobias Muenchmeyer di Greenpeace Germany - Ci e' costato un po', ma ora abbiamo 300 mila posti di lavoro nelle energie rinnovabili invece che 30 mila nel nucleare''.
I piani sull'atomo sono invece ancora in piedi soprattutto in Asia, nonostante una crescente protesta pubblica: l'India punta a produrre il 25% della propria elettricita' dal nucleare entro il 2030, e la Cina dovrebbe aggiungere 40 Gigawatt da nuove centrali entro il 2020. Il Giappone, che era tra i leader mondiali dell'energia nucleare, ha invece attualmente in funzione solo due dei 54 reattori attivi prima dell'incidente. Ma la loro chiusura e' prevista entro il prossimo mese e non e' chiaro quando potranno tornare in funzione. Secondo le tabelle della World Nuclear Association nel mondo sono 435 i reattori operativi, 60 quelli in costruzione, 163 quelli gia' ordinati o pianificati e ben 329 quelli proposti e in attesa di autorizzazione in 45 paesi. Il 'rinascimento' nucleare riguarda soprattutto nazioni emergenti con Turchia e Bielorussia, che dovrebbero iniziare la costruzione quest'anno. (ANSA).
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