Il Museo Astronomico e Copernicano, la Torre Solare, il Telescopio: un patrimonio inestimabile racchiuso a Villa Mellini. Un gioiello di grande valore storico, culturale e scientifico. Questo è l’Osservatorio Astronomico di Roma a Monte Mario, oggi sede della presidenza e dell’amministrazione centrale dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, fondato nel 1938 nell’antica ed affascinante Villa Mellini dagli affreschi e dalle sale misteriose.
La struttura dell’Osservatorio Astronomico di Roma
comprende il Museo Astronomico e Copernicano - che contiene una
importante raccolta storica di strumenti astronomici come cannocchiali e
telescopi, sestanti per la misura della separazione angolare tra gli
astri, astrolabi e quadranti notturni, oltre a una ricca collezione di
sfere armillari e di globi celesti e terrestri, tra i quali quelli di
Mercatore e di Cassini - e la Torre Solare, inaugurata nel 1951 da un
giovane Aldo Moro ed entrata in funzione nel 1958.
Immerso nel verde di Monte Mario, l’Osservatorio
Astronomico di Roma domina l’intera città. Al di sopra l’immensità del
cielo, con i suoi astri, al di sotto l’eternità della Capitale.
I cambiamenti dal 2000
L’Osservatorio di Monte Mario è stato operativo fino
al 2000, dopodiché l’attività di osservazione è stata spostata a Monte
Porzio Catone. Un peccato se si considera che proprio da Monte Mario
sono possibili eccezionali osservazioni. La sede possiede molte
peculiarità, da qui passa anche il primo meridiano.
Ma non solo. Fino al 2000 erano possibili visite
diurne e notturne, venivano organizzate conferenze e visite al museo.
Poi è arrivato l’Inaf e l’Osservatorio è passato sotto il suo controllo,
prima di allora era un ente di ricerca autonomo gestito dal Ministero
della Ricerca Scientifica.
La collocazione degli uffici dell’Inaf all’interno di
Villa Mellini ha cambiato molte cose. Il museo, ad esempio, non è più
visitabile. E non può neppure essere trasferito. Esiste, infatti, un
accordo italo-polacco.
Bisogna poi ricordare che la sede dell’Osservatorio Astronomico di Roma è una villa del ‘400, altamente tutelata, sottoposta a vincoli strettissimi che rendono impossibile realizzare scale o strutture del genere. È proprio per motivi di sicurezza che l’Inaf ha deciso di non riaprire al pubblico.
Bisogna poi ricordare che la sede dell’Osservatorio Astronomico di Roma è una villa del ‘400, altamente tutelata, sottoposta a vincoli strettissimi che rendono impossibile realizzare scale o strutture del genere. È proprio per motivi di sicurezza che l’Inaf ha deciso di non riaprire al pubblico.
La visita
Noi di Vignaclarablog.it abbiamo avuto il grande
piacere di visitare questa incredibile struttura in compagnia di
Marinella Calisi, ricercatore Inaf dell’Osservatorio astronomico di Roma
e responsabile scientifica del Museo Astronomico e Copernicano, e
Francesco D’Alessio, ricercatore Inaf dell’Osservatorio astronomico di
Roma.
Oltre a mostrarci le peculiarità, le ricchezze e le
potenzialità di questa meravigliosa struttura, ci hanno raccontato
qualcosa di più sull’Osservatorio di Monte Mario, dandoci l’opportunità
di conoscere una realtà meravigliosa ed affascinante che, ad oggi, è in
parte celata ai cittadini.
Museo Astronomico e Copernicano
Di grande fascino è il Museo Astronomico e
Copernicano. Le sue origini affondano nel lontano 1873 quando, in
occasione delle celebrazioni del IV centenario della nascita del grande
astronomo Nicola Copernico, il professor Domenico Berti e il rettore
Filippo Serafini decisero di fondare all’università “La Sapienza” di
Roma un museo proprio in onore del celebre astronomo.
Un’idea che venne appoggiata dall’allora ministro
dell’Istruzione pubblica Antonio Scialoia, il quale commissionò allo
scultore Wiktor Brodzki di eseguire un busto di Copernico in marmo. Alla
fondazione del Museo Copernicano a Roma, dove Copernico aveva vissuto
dal 1499 al 1500, collaborò anche il popolo polacco donando
all’Università diversi importanti oggetti. Tanti altri meravigliosi
cimeli vennero offerti dallo storico Arturo Wolynski.
Fu così che piano piano il museo cominciò ad
arricchirsi di incredibili oggetti che non solo si riferivano a
Copernico, ma all’intera astronomia italiana. Il museo ben presto si
trovò ad accogliere una ricca collezione storica relativa allo sviluppo
dell’astronomia osservativa.
Prima di approdare a Villa Mellini, il museo cambiò
diverse sedi, ma poi trovò la sua collocazione definitiva proprio su
Monte Mario. Un luogo estremamente suggestivo, dal quale si gode una
vista spettacolare.
A raccontarci qualcosa in più Marinella Calisi: «Nel
1873, in occasione del quarto centenario della nascita di Copernico, lo
Stato italiano pensò di creare un Museo Copernicano nella città di Roma,
dove nel 1500 Copernico aveva studiato. Per creare questo museo venne
chiamato lo storico polacco Arturo Wolynski che viveva a Firenze.
Wolynski si mise in contatto con i polacchi e sollecitò doni e
sottoscrizioni. I polacchi risposero con entusiasmo a questo tipo di
iniziativa. Il primo dono fu uno dei busti che ancora oggi si trovano
all’ingresso della Villa. Ed il busto fu il primo elemento della
collezione Copernicana».
La responsabile scientifica del Museo Astronomico e
Copernicano ha poi spiegato: «Wolynski fu bravissimo a raccogliere le
donazioni. In circa quattro anni riuscì a mettere insieme moltissimo
materiale. A “La Sapienza” non c’era molto spazio, per cui si pensò di
mettere gli oggetti raccolti dallo storico polacco nell’Osservatorio,
dove si cominciarono a schedare tutti i reperti».
Calisi ha poi aggiunto: «Negli anni l’Osservatorio ha
subito vari spostamenti: dal Collegio Romano al Campidoglio, per poi
stabilirsi nel 1935 a Monte Mario. All’epoca però non c’era un criterio
museale. Anni dopo, nel 1973, in occasione del V centenario della
nascita di Copernico, Massimo Cimino ha pensato di ristrutturare il
museo e di restaurare i reperti che ne avevano bisogno. Dal ‘73 non ci
sono stati altri cambiamenti. Ma con l’arrivo dell’Inaf alcune stanze
sono state adibite a sale riunioni e il museo è stato chiuso al
pubblico».
Spostare il museo però non è possibile. A ribadirlo
anche una Conferenza dei servizi di qualche anno fa in cui è stato detto
che il museo deve rimanere a Roma e non si deve spostare da Villa
Mellini. Quello che sorge in cima a Monte Mario è uno spazio unico, nel
quale sono raccolti oggetti incredibili.
Come spiegato dalla stessa Calisi, il Museo
Astronomico e Copernicano sviluppa settori relativi alla storia
dell’astronomia: l’osservazione a occhio nudo e la concezione
dell’universo nell’antichità; dalla lente allo specchio; la fotografia
astronomica; l’orientamento e navigazione; la misura del tempo e del
tempo meteorologico; la cosmologia e cartografia; Copernico e la
rivoluzione copernicana.
Ed è in tali settori che sono distribuiti, in
funzione della tematica che si intende illustrare, gli oggetti,
distinguibili in tre specie, necessari alle osservazioni astronomiche:
«alcuni servono ad aumentare la capacità visiva per osservare gli astri
in condizioni più favorevoli; altri sono destinati alla misura degli
angoli, la cui conoscenza è necessaria per determinare la posizione di
ciascun astro nel cielo; altri, infine, sono necessari per misurare il
tempo, infatti gli astri appaiono in movimento e quindi, oltre a
determinare la posizione di ciascuno di essi, è anche necessario
conoscere quanto tempo impiega un corpo celeste per passare da una
posizione all’altra».
Strumenti unici, come i cannocchiali o i globi celesti e terrestri, che lasciano senza fiato. Un vero e proprio tesoro.
Telescopio e Torre solare
Ma l’Osservatorio di Monte Mario è molto altro
ancora. Al suo interno, infatti, ospita l’imponente telescopio posto
sulla cupola, che è stato operativo fino al 2000 e che veniva utilizzato
per la ricerca solare.
«Questo telescopio - spiega Calisi a
VignaClaraBlog.it - sarebbe ancora operativo se avesse la lente, che
invece è andata persa. Nel 2000, quando nella sede di Monte Mario è
arrivato l’Inaf (che allora si chiamava Cna), tutto quello che c’era
nella cupola per l’osservazione solare è stato portato via».
Da allora non si fanno più osservazioni dalla cupola.
In precedenza se ne facevano di giorno, per la ricerca sul sole, e di
notte, per i visitatori. A tal proposito Calisi ha raccontato: «Facevamo
visite notturne durante le quali si faceva vedere il museo, si faceva
una conferenza e poi si andava sulla cupola a gruppetti di quindici
persone per osservare i pianeti del sistema solare. Era molto
interessante per i visitatori che partecipavano. Queste osservazioni si
svolgevano soprattutto nel mese di febbraio, quando il cielo è molto
terso.
Subentrato l’Inaf le cose sono cambiate. L’Istituto, infatti, ha richiesto spazi sempre maggiori e così piano piano i ricercatori si sono trasferiti. Purtroppo da allora le cupole dalle quali si potrebbero fare osservazioni, se non più scientifiche almeno di tipo didattico, sono rimaste inutilizzate».
Subentrato l’Inaf le cose sono cambiate. L’Istituto, infatti, ha richiesto spazi sempre maggiori e così piano piano i ricercatori si sono trasferiti. Purtroppo da allora le cupole dalle quali si potrebbero fare osservazioni, se non più scientifiche almeno di tipo didattico, sono rimaste inutilizzate».
Saliamo sulla torre
Un altro gioiello immerso nel verde di Villa Mellini è
la Torre Solare, che ha funzionato fino al 2000. «Poi è finita in
abbandono - ha spiegato Calisi -. Intorno al 2006/2007 è stata
risistemata ed è stata riaperta al pubblico per visite che si svolgono
solo il venerdì, quando ci sono le richieste. All’interno della Torre
Solare è possibile vedere l’immagine del Sole e lo spettro».
La Torre Solare, alta 30 metri, funziona come un
telescopio verticale. Al suo interno è possibile ammirare l’immagine del
disco solare, con le sue caratteristiche macchie, e «lo spettro
multicolore della luce proveniente dalla nostra stella», mentre dalla
sua sommità è possibile godere di un vero e proprio spettacolo. Uno di
quelli che lasciano con il fiato sospeso. E non solo per l’altezza che
la caratterizza. I suoi 177 fitti gradini conducono alle porte del
cielo. E, inevitabilmente, si finisce per sentirsi un po’ tutti piccoli
“Re di Roma”.
La Torre svetta alta e domina l’intera città, che si
distende tutt’intorno ai suoi piedi. La Torre Solare è insieme un
incredibile strumento di indagine scientifica (permette, infatti, di
osservare il Sole) e un luogo capace di regalare emozioni indelebili.
Ragione ed emozione, qui, si uniscono indissolubilmente regalando al
fortunato visitatore esperienze uniche.
Ad occuparsi della divulgazione e delle visite alla
Torre Solare è Francesco D’Alessio, che arriva da Monte Porzio e fa le
spiegazioni sia alla Torre Solare sia alla Torretta del primo meridiano.
Un patrimonio di grande valore
Non c’è alcun dubbio. L’Osservatorio Astronomico di
Roma a Monte Mario è un patrimonio di grande valore per il territorio.
Un bene prezioso, probabilmente ad oggi sottostimato, di cui i cittadini
potrebbero e dovrebbero tornare a godere.
In questi ultimi anni c’è chi ha cercato di darsi da
fare affinché tale spazio potesse tornare in piena attività, come
l’Associazione Amici di Monte Mario che si è impegnata in un’azione
mirata a riaprire al pubblico il Museo Astronomico e Copernicano
istituendo nel 2003 un Comitato per la salvaguardia del museo. Ma ad
oggi, visitando l’Osservatorio, vi è una sola certezza: l’esclusivo
adempimento di pratiche amministrative non è il modo migliore per
rendere giustizia a questo gioiello di Monte Mario.
Stefania Giudice
Fonte: http://www.vignaclarablog.it
Mitico osservatorio, quanti ricordi
di Oliviero Mannucci
ROMA - Correva l'anno di grazia 1977 d.C, erano gli anni di Happy Days e la Febbre del Sabato Sera e Goldrake. Si parla di 35 anni fa soltanto, ma sembra di parlare di un altra era.
E si cari lettori, io allora avevo solo 12 anni, non c'erano i telefonini, non c'era internet ( era ancora slo una rete militare), tantomeno i tablet, gli MP3, gli I Pod, gli I Pad normali o nani che siano ( gli unici nani erano quelli di Biancaneve). Romano verace nato in via degli Scipioni a due passi dal Vaticano, allora abitavo a 2 km a lina d'aria dal mitico osservatorio astronomico di Monte Mario. Allora avevo appena ricevuto in dono da mio papà e da mia mamma, il mio primo telescopio. Un mitico acromatico Sumit, di costruzione Giapponese, acquistato usato. Allora non c'erano neanche tanti telescopi come adesso. C'era il 60/700 come quello che avevo io che tutt'ora possiedo e ho usato assiduamente per 17 lunghi anni) , poi se ti andava bene alla maturità ti poteva arrivare un Newton 114/900, e se poi iniziavi a lavorare potevi aspirare al massimo ad autocostruirti un Newton da 150 o 200 mm. L'astronomia amatoriale a quel tempo era veramente amatoriale, oggi con tutto il ben di Dio che c'è, molti astrofili hanno delle attrezzature che non hanno niente da invidiare agli osservatori professionistici. E infatti c'è una vera e propria orgia di telescopi commerciali nelle configurazioni più disparate, con computer dedicati Go-to, bi bidi bo bidi bu, puntatori laser, CCD da 50000 megapixel e altre diavolerie, che uno che non quando esce di sera per andare a vedere il cielo con tutta l'attrezzatura sembra più che vada a partecipare ad un episodio di Star Wars che a vedere le stelle. Allora gli oggetti del cielo te li dovevi trovare da solo, non c'erano i computer a farlo per te, sarà forse per questo che in tanti anni che osservo il cielo ho collaborato con due Università, anzi con una ancora ci collaboro, e ho scoperto che vi sono astronomi laureati che scambiano Regolo per Saturno. Va be', scusate la divagazione, torniamo all'osservatorio di Monte Mario, che ricordo con affetto, in quanto lì conobbi il mitico astronomo
Giorgio Buonvino, allora sulla cresta dell'onda, in quanto conduceva sul primo canala Rai, all'interno dell'Almanacco del Giorno Dopo ( quello con quella sigla dove facevano vedere le stampe delle varie stagioni musicata dalla mitica Chanson Baladèe)
una rubrica dedicata agli strumenti astronomici presenti nel museo dell'Osservatorio di Monte Mario che ho visto più di una volta. Mi ricordo che la prima sera che andai a visitare l'osservatorio andai con mio padre, e dopo aver scambiato quattro chiacchiere con il mitico Buonvino, dopo siamo andati a vedere il cielo con il telescopio dell'osservatorio, un acromatico da 150mm lungo 2200mm, che a me sembrava il telescopio di Monte Palomar. Ero l'unico ragazzino, il resto erano tutti studenti universitari un pò più grandi di me, ma quella sera a parlare di astronomia fummo solo io e Buonvino, in quanto, anche se era da poco che osservavo il cielo, avevo accumulato più esperienze pratiche dei studenti presenti, e quindi conoscevo alla perfezione tutte le costellazioni, la Luna e il moto dei pianeti, tanto e vero che Buonvino ad un certo punto mi domando: Ma conosci anche il punto Gamma? E naturalmente io conoscevo anche quello, perchè l'avevo studiato sui libri per conto mio. Insomma fu una serata memorabile, passata a vedere Saturno, Castore e Polluce, altre stelle e a parlare della costellazione di Orione e dell'inquinamento luminoso romano. Fu veramente una serata incredibile, di un altra era, appunto! Qualche mese fa sono ritornato all'osservatorio di Monte Mario, ma era tutto chiuso, spero che venga presto riaperto perchè ci sono ancora tante cose da vedere. La torre solare, la meridiana, il museo degli strumenti astronomici antichi e poi andando un poco pù su, c'è il fantastico bar Zodiac, che allora era di proprietà del mitico ufologo Eufemio del Buono ( che conobbi personalmente) che conduceva su Quinta Rete " Noi e gli Extraterrestri" di cui ho visto tutte le puntate. E allora non era poco, perchè le televisioni private si vedevano male, spesso il segnale andava e veniva, una sera vedevi benissimo, un altra sera la ricevevi tutta polverosa, non era come adesso che c'è il digitale terrestre, che non si vede bene lo stesso. Poi se andate un pò più in la, potrete ammirare uno dei più bei panorami di Roma. Fateci un salto una volta!
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