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Monday, September 24, 2012

Wycliffe Well: la capitale australiana degli UFO

di Umberto Visani.

Vi sono casi nel panorama ufologico che, spesso per ragioni di collocazione geografica, risultano essere misconosciuti, soprattutto quand’essi abbiano avuto luogo in Stati sui quali ci giungono poche notizie tramite i media. L’Australia è sicuramente uno di questi. Basti pensare, infatti, che riguardo a Wycliffe Well, la cosiddetta capitale australiana degli Ufo, non ci risulta che sulla stampa nostrana siano state spese finora molte parole

Le luci di Wycliffe Well
Wycliffe Well si trova sulla Stuart Highway, a 380 kilometri a nord di Alice Springs, nel nord dell’Australia. Sorse nel 1860 come zona di sosta lungo la linea del telegrafo per poi divenire, durante la Seconda Guerra Mondiale, un punto di raccoglimento di merci per le truppe australiane. Al termine del conflitto, due membri delle forze armate si stabilirono a Wycliffe Well e continuarono lo smercio di commestibili verso Alice Springs. Nel 1960 venne installata una pompa di benzina, in una zona che, essendo scarsamente antropizzata e urbanizzata, vede al suo interno rarissimi centri abitati. La cittadina è ora costituita da poche case sparse e da un parco di oltre 60 acri fornito di bar per i turisti che accorrono in zona.
La fama di luogo di interesse ufologico sarebbe da farsi risalire già al secondo conflitto mondiale, quando si riportano avvistamenti di luci brillanti nei cieli nelle ore notturne. Stando a quanto raccontato dal gestore del parco, Lou Farkus, e da altri turisti capitati in zona, fino a trent’anni fa vi era un registro all’interno del quale erano riportati vari resoconti di avvistamenti avvenuti negli anni ’40, ma poi tale registro sarebbe stato rubato, per cui a partire dagli anni ’90 il computo degli avvistamenti viene tenuto da membri dello staff del parco e la frequenza con cui vengono viste luci misteriose di notte è a dir poco sorprendente, essendovi all’incirca un avvistamento ogni due giorni.
Tuttavia, la casistica non ricomprende solamente luci notturne, dal momento che sono stati riportati avvistamenti di oggetti sigariformi, quadrati, rettangolari, di luci che cambiano forma e colore, soprattutto arancioni, verdi e rosse, le quali spesso emettono raggi luminosi verso il terreno.
Tali oggetti sono stati notati anche in volo stazionario, per poi ripartire a velocità incredibili. A differenza di altre zone ufologicamente “calde”, dalle parti di Wycliffe Well sono rarissimi i casi in cui tali oggetti abbiano mostrato un interesse per l’uomo, ad esempio seguendo automobili di passaggio o, ancor più, procedendo ad abductions, in merito alle quali non si hanno quasi resoconti in zona. Lo stesso si può dire con riferimento ad incontri ravvicinati del terzo tipo, dato che, in oltre settant’anni di casistica, risulta noto un solo caso, raccontato allo stesso Lou Farkus, di una donna aborigena che affermò di aver visto tre entità umanoidi nei pressi di un oggetto discoidale che era disceso in una radura.
V’è però una interessante eccezione: stando a quanto raccontato da un abitante del posto, due anni fa un suo parente era di ritorno da Tennant Creek in automobile, quando all’improvviso il veicolo si spense nell’esatto momento in cui egli osservò una grande luce arancione in cielo che si stava avvicinando alla sua posizione. Al contempo, un senso di stordimento prese possesso della sua mente, come se tutto quanto intorno a lui si fosse fermato. Uscito da questo torpore improvviso e inspiegabile, il signore riprese il proprio tragitto e, una volta tornato a casa, si accorse che era un’ora più tardi di quanto avrebbe dovuto essere in realtà, mostrando dunque un tipico esempio di missing time.
Un altro caso notevole si ebbe una notte dell’aprile 2001, quando una troupe di Channel 10 della televisione australiana riprese un oggetto arancione che emetteva un raggio verso il terreno cambiando spesso direzione. La gente presente a Wycliffe Well iniziò a mostrare segni di forte turbamento, nel timore che il raggio potesse colpire i presenti. In un filmato fatto da un turista, si vedeva chiaramente che la luce arancione nascondeva in realtà un oggetto di forma rotonda dall’aspetto solido. Tale video risulta perso, così come quello girato dalla televisione nazionale australiana, non fosse che decine di migliaia di persone nel paese affermano di avere visto queste riprese nel corso di un programma in prima serata.


Ipotesi
Dinnanzi a un fenomeno così ricorrente e massiccio è normale che molti abbiano espresso la propria opinione su quanto stava accadendo. Seguendo un iter risaputo, ecco giungere alla ribalta ipotesi assurde, come quella secondo la quale si sarebbe in presenza di uccelli fluorescenti. Lou Farkus non si è nemmeno degnato di commentare simile ricostruzione, dato che risulta essere lontanissima da quanto osservato dai locali.
Si è parlato altresì di linee energetiche particolari che percorrerebbero l’Australia del nord, così come di possibili errate identificazioni di velivoli avanzati terrestri.
Pine Gap
È quest’ultima ipotesi a presentare ampi spazi di interesse, ricollegandosi alla presenza della stazione di tracciamento satellitare di Pine Gap, di proprietà degli Stati Uniti d’America e facente parte del noto sistema di sorveglianza e intercettazione satellitare Echelon. Tuttavia, cosa davvero giaccia nel sottosuolo della base è sconosciuto.
Nel 1989, tre cacciatori nel corso di una battuta notturna nelle colline adiacenti Pine Gap, alle 4.30 si accorsero della presenza sul terreno di una vasta apertura che era stata ricoperta di sterpaglie per renderla meno visibile. Stupefatti, i tre si avvicinarono, quando essa si aprì e apparve un disco metallico che, dopo essersi messo in posizione di decollo, scomparve alla vista a una velocità impressionante. Una porta simile era stata osservata anche nel 1980 da due membri della Polizia di Alice Springs alla ricerca di un bambino scomparso, i quali videro tre oggetti discoidali uscire da un’entrata laterale su una collina per poi sorvolare lentamente la struttura di Pine Gap e indi rientrare in un’altra apertura nel terreno.
Non si tratta, in ogni caso, dell’unico evento anomalo da ricondurre alla base. Già nel 1975, infatti, i passeggeri di un aeroplano che stava sorvolando un’area a circa 18 miglia da Pine Gap notarono un velivolo di colore bianco, di grandezza simile alle enormi antenne del sistema Echelon, che si muoveva a velocità sostenuta.
La casistica raccolta nei dintorni di Pine Gap riguarda altresì fenomeni totalmente sovrapponibili a quelli che accadono a Wycliffe Well, costituiti quindi all’apparire di luci colorate nel cielo dalle quali si dipartono raggi che sembrano tastare il terreno nella possibile ricerca di qualcosa.
Pine Gap/ Foto di Keith Douglass (base di ricerca ufologica a Alice Springs). Foto per gentile cortesia di Diane Harrison
Nel 1973, ad esempio, un cartografo incaricato dal governo australiano si era accampato nei pressi di Pine Gap quando, poco dopo mezzanotte, notò un inspiegabile lucore bluastro emesso da una certa area della base. Preso da curiosità, decise di avvicinarsi per avere una visuale migliore su quanto stesse accadendo. Giunto in posizione favorevole, prese il proprio binocolo e lo puntò nella direzione donde proveniva il misterioso bagliore. Si trattava di un oggetto circolare con una cupola centrale di dimensioni enormi, che il cartografo, compiendo calcoli che il suo mestiere fa presupporre essere molto precisi, stimò essere di circa 200 metri di diametro. Nel frattempo, un raggio blu si dipartì dall’oggetto per raggiungere una costruzione della base, per poi di nuovo ritrarsi ed essere seguito da un altro raggio, questa volta di colore giallastro. L’intera faccenda durò per circa quaranta minuti, finché l’oggetto discoidale non iniziò a oscillare e a illuminarsi come una lampadina al neon e ascendere velocissimo per scomparire alla vista in pochi secondi. Il cartografo fece rapporto al suo superiore di Alice Springs in merito a quanto accaduto e pochi giorni dopo ricevette la visita di alcune persone che lo intimarono di non divulgare quanto visto altrimenti sarebbe incorso in episodi poco piacevoli.
Lo stesso oggetto , unitamente ai raggi blu e giallo, venne osservato nel 1984 da un membro di un dipartimento governativo australiano che aveva ricevuto da varie persone dei resoconti concernenti la presenza di luci inspiegabili in zona.
Considerazioni conclusive
Da quanto esaminato, risulta dunque chiaro come nell’area che va da Pine Gap a Wycliffe Well vi sia una massiccia attività aerea la cui origine permane di ardua spiegazione. Lasciando perdere gli uccelli fluorescenti, occorre prendere in esame i dati in possesso, senza modificare i medesimi cercando di farli rientrare in teorie precostituite prima ancora di aver analizzato gli elementi di base.
I dati certi sono rappresentati dagli avvistamenti di luci nel cielo e di velivoli discoidali che sono stati visti provenire da uscite laterali nelle colline antistanti la stazione di Pine Gap. Sul fatto che essa sia semplicemente una stazione di tracciamento satellitare non possono non esservi ormai numerosi dubbi, dal momento che l’attività aerea anomala notata in loco risulta decisamente ampia.
Il problema, però, è nel non balzare a conclusioni affrettate. I velivoli osservati, infatti, presentano certamente delle caratteristiche molto avanzate, ma la loro origine extraterrestre, così come una eventuale collaborazione umano-aliena all’interno della base, è ancora tutta da dimostrare.
Certo è che se ogni avvistamento fosse riconducibile a prototipi, non può non essere palese come i rischi di eventuali avarie sarebbero altissimi, tenuto conto della frequenza con cui nei pressi di Wycliffe Well vengono visti Ufo. Non solo, l’utilità di testare in continuazione sul terreno dei raggi visibili a miglia di distanza risulta oltremodo dubbia.
Ed è che qui che entra in gioco un’ulteriore ipotesi: i test non concernono velivoli avanzati, bensì gli effetti che avvistamenti ripetuti possono avere sulla popolazione rurale di una data zona. L’esperimento, di conseguenza, non sarebbe tecnico-scientifico, bensì sociologico-antropologico, al fine di capire quali dinamiche di accettazione-rifiuto si possano sviluppare all’interno di piccole comunità poste di fronte alla possibilità di una presenza non umana nella zona.
Esperimento che potrebbe essere di natura terrestre oppure metaterrestre/extraterrestre, all’interno di un quadro che pare vedere sempre l’uomo inconsapevole centro di macchinazioni ordite altrove per finalità che tuttora risultano oscure.
Fonte: http://ildemocratico.com


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