E’ in arrivo un upgrade per il Sardinia Radio Telescope che facilitera’
il lavoro degli scienziati che utilizzano le radio frequenze per la
ricerca spaziale.
Un team dalla forte partecipazione italiana ha di
recente realizzato un componente a microonde con materiale
superconduttore ad alta temperatura che potra’ essere collocato in un
ricevitore radio astronomico del SRT di Cagliari. Quando si parla di
radioastronomia, gli esperti devono fare i conti con segnali di natura
antropica provenienti da tecnologie commerciali che molto spesso
interferiscono con i ricevitori estremamente sensibili usati per le
ricerche scientifiche. Da anni si cercano soluzioni per risolvere quella
che in gergo tecnico e’ chiamata RFI (Radio Frequency Interference).
Tra le tante soluzioni sviluppate negli anni c’e’ quella di utilizzare
dei filtri a microonde. Di questo – segnala il notiziario on line
dell’Istituto nazionale di Astrofisica, Media Inaf – si e’ parlato
nell’ultimo numero del Journal of Astronomical Instrumentation.
Lo studio vede a capo Pietro Bolli, ricercatore presso lnaf, il quale ha
diretto un gruppo di ricerca internazionale che ha visto la
partecipazione anche dell’Inaf e dell’Universita’ di Birmingham (Regno
Unito). L’attivita’ di ricerca e’ stata parzialmente finanziata
dall’Istituto nazionale di Astrofisica all’interno del bando TECNO-Inaf
2009. A Media Inaf Bolli ha spiegato che ”il componente e’ di fatto un
filtro passa-banda tra 5.7 e 7.7 GHz, vale a dire un dispositivo che
rigetta le componenti di frequenza del segnale radio che sono esterne
alla sua banda passante ed e’ necessario per limitare i segnali
interferenti di natura umana che viceversa potrebbero compromettere
l’osservazione scientifica”. Questo filtro in particolare e’ stato
progettato per il ricevitore banda C da fuoco terziario del Sardinia
Radio Telescope che e’ il ricevitore con cui e’ stata effettuata la
prima luce di SRT. A differenza di esperimenti precedenti, in questo
caso e’ stato utilizzato un materiale superconduttore ad alta
temperatura (HTS): ”il punto di forza sta proprio nel fatto che questi
superconduttori, se raffreddati al di sotto di una temperatura detta
‘critica’, mostrano una conducibilita’ elettrica nettamente superiore a
quella dei conduttori metallici standard e quindi permettono di avere
ottime prestazioni in termini di perdite e di conseguenza di temperatura
di rumore del ricevitore. Il fatto che questi superconduttori siano
classificati ‘ad alta temperatura’ significa che la temperatura critica
e’ relativamente alta (si parla comunque di temperature dell’ordine dei
-200 gradi celsius), rendendo di conseguenza il sistema criogenico di
raffreddamento abbastanza standard”. L’utilizzo di tecnologia
superconduttrice ad alta temperatura (prossima a quella di ebollizione
dell’azoto liquido) permette di sfruttare le caratteristiche
superconduttrici del materiale riducendo significativamente le perdite e
di conseguenza il contributo di rumore introdotto nel ricevitore. Il
nuovo componente, di cui sono stati realizzati tre prototipi, verra’
posizionato all’interno dei ricevitori radio astronomici, cioe’ ”gli
strumenti posti nei fuochi dei grandi radiotelescopi che ricevono le
onde elettromagnetiche incidenti provenienti dalla sorgente celeste che
si vuole osservare, amplificano il segnale e ne effettuano una prima
elaborazione”, ha poi spiegato il ricercatore di Arcetri. ”Trattandosi
di segnali che giungono a terra con livelli di potenza estremamente
bassi e’ necessario che il ricevitore radio astronomico introduca meno
rumore possibile sul segnale e per questo motivo si fa lavorare a
temperature criogeniche (fino a -250 gradi celsius)”. E ha aggiunto: ”E’
un ambiente con la temperatura adatta per innescare il fenomeno
superconduttivo, senza necessita’ di modificare il sistema con aggravio
di costi”. Bolli ha sottolineato che ”il valore aggiunto del lavoro e’
stato nello studiare soluzioni alternative alla realizzazione del filtro
superconduttore per cercare di contenere i costi di produzione con
accorgimenti meccanici ed elettrici alternativi a quelli normalmente
utilizzati”.
Fonte
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