L’esperimento. Da un paio di giorni è stato pubblicato sull’autorevole Proceedings of the National Academy of Science uno studio sociologico condotto da Facebook. Adam Kramer, Jamie Guillory e Jeffrey Hancock hanno manipolato il flusso di news e aggiornamenti sulle home page di 689.000 ignari utenti e hanno dimostrato di poter influenzare lo stato d’animo delle persone.
Come ci sono riusciti? È stato molto semplice. Utilizzando il software LIWC2007 (Linguistic Inquiry and Word Count), hanno identificato alcune parole chiave nei post di Facebook (per esempio “bello”, “amore”, “brutto”, “dolore”, ecc) e hanno poi utilizzato queste informazioni per dare maggior visibilità ai post positivi o negativi sulle bacheche delle 689.000 social-cavie.
I risultati. Un flusso di aggiornamenti positivi ci mette di buon umore, spingendoci a condividere belle notizie mentre gli aggiornamenti negativi ci mettono di cattivo umore, incrementando la nostra rabbia e la nostra tristezza.
Apparentemente sembra banale ma in realtà è “terrificante”. Clay Johnson, esperto di social network, responsabile della campagna elettorale di Obama nel 2008, ha così commentato (e la dichiarazione è stata riportata da Focus.it):
“L’esperimento di Facebook è terrificante. La CIA potrebbe quindi scatenare la rivoluzione in Sudan spingendo Facebook a promuovere il malcontento tra la popolazione?”
I precedenti. Non può non tornare alla mente la scorsa “Primavera Araba”. In realtà, lo si è capito dopo, le rivolte che hanno interessato quasi tutti i paesi del Nord Africa erano pilotate e finanziate dai soliti noti. Ma ricordate il ruolo che ebbero i social network?
Riporto solo due documenti da fonti ufficiali: 1. Direttamente dal sito del Ministero della DIfesa: “I Social Media: elemento strategico della Primavera Araba?” 2. “Il ruolo dei Social Network nelle Rivolte Arabe”, del Centro Studi Internazionali, presente sul sito del Parlamento.
La CIA e Facebook potrebbero scatenare rivolte nazionali? Sembrerebbe proprio di sì. E magari ci hanno già provato. Diffidiamo sempre dai movimenti che “nascono dalla rete” e che riescono a coinvolgere milioni di persone, soprattutto quando cominciamo a sentir parlare di quei movimenti anche in televisione.
Daniele Di Luciano
Fonte
L’esperimento. Da un paio di giorni è stato pubblicato sull’autorevole Proceedings of the National Academy of Science
uno studio sociologico condotto da Facebook. Adam Kramer, Jamie
Guillory e Jeffrey Hancock hanno manipolato il flusso di news e
aggiornamenti sulle home page di 689.000 ignari utenti e hanno
dimostrato di poter influenzare lo stato d’animo delle persone.
Come ci sono riusciti? È stato molto semplice. Utilizzando il software LIWC2007 (Linguistic Inquiry and Word Count), hanno identificato alcune parole chiave nei post di Facebook (per esempio “bello”, “amore”, “brutto”, “dolore”, ecc) e hanno poi utilizzato queste informazioni per dare maggior visibilità ai post positivi o negativi sulle bacheche delle 689.000 social-cavie.
I risultati. Un flusso di aggiornamenti positivi ci mette di buon umore, spingendoci a condividere belle notizie mentre gli aggiornamenti negativi ci mettono di cattivo umore, incrementando la nostra rabbia e la nostra tristezza.
Apparentemente sembra banale ma in realtà è “terrificante”.
Clay Johnson, esperto di social network, responsabile della campagna
elettorale di Obama nel 2008, ha così commentato (e la dichiarazione è
stata riportata da Focus.it):
“L’esperimento di Facebook è terrificante. La CIA potrebbe quindi scatenare la rivoluzione in Sudan spingendo Facebook a promuovere il malcontento tra la popolazione?”
I precedenti. Non può non tornare alla mente la scorsa “Primavera Araba”. In realtà, lo si è capito dopo, le rivolte che hanno interessato quasi tutti i paesi del Nord Africa erano pilotate e finanziate dai soliti noti. Ma ricordate il ruolo che ebbero i social network?
Riporto solo due documenti da fonti ufficiali: 1. Direttamente dal sito del Ministero della DIfesa: “I Social Media: elemento strategico della Primavera Araba?” 2. “Il ruolo dei Social Network nelle Rivolte Arabe”, del Centro Studi Internazionali, presente sul sito del Parlamento.
La CIA e Facebook potrebbero scatenare rivolte nazionali? Sembrerebbe proprio di sì. E magari ci hanno già provato. Diffidiamo sempre dai movimenti che “nascono dalla rete” e che riescono a coinvolgere milioni di persone, soprattutto quando cominciamo a sentir parlare di quei movimenti anche in televisione.
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Come ci sono riusciti? È stato molto semplice. Utilizzando il software LIWC2007 (Linguistic Inquiry and Word Count), hanno identificato alcune parole chiave nei post di Facebook (per esempio “bello”, “amore”, “brutto”, “dolore”, ecc) e hanno poi utilizzato queste informazioni per dare maggior visibilità ai post positivi o negativi sulle bacheche delle 689.000 social-cavie.
I risultati. Un flusso di aggiornamenti positivi ci mette di buon umore, spingendoci a condividere belle notizie mentre gli aggiornamenti negativi ci mettono di cattivo umore, incrementando la nostra rabbia e la nostra tristezza.
“L’esperimento di Facebook è terrificante. La CIA potrebbe quindi scatenare la rivoluzione in Sudan spingendo Facebook a promuovere il malcontento tra la popolazione?”
I precedenti. Non può non tornare alla mente la scorsa “Primavera Araba”. In realtà, lo si è capito dopo, le rivolte che hanno interessato quasi tutti i paesi del Nord Africa erano pilotate e finanziate dai soliti noti. Ma ricordate il ruolo che ebbero i social network?
Riporto solo due documenti da fonti ufficiali: 1. Direttamente dal sito del Ministero della DIfesa: “I Social Media: elemento strategico della Primavera Araba?” 2. “Il ruolo dei Social Network nelle Rivolte Arabe”, del Centro Studi Internazionali, presente sul sito del Parlamento.
La CIA e Facebook potrebbero scatenare rivolte nazionali? Sembrerebbe proprio di sì. E magari ci hanno già provato. Diffidiamo sempre dai movimenti che “nascono dalla rete” e che riescono a coinvolgere milioni di persone, soprattutto quando cominciamo a sentir parlare di quei movimenti anche in televisione.
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