Rifiuti in orbita, un problema sempre più rilevante. Ripulire è complicato e costoso. E' l'obbiettivo del programma e.DeOrbit
IL CIELO non è pieno solo di stelle,
comete, qualche pianeta, ed una pallida Luna. Negli ultimi vent’anni
l’orbita terrestre è andata anche riempiendosi di pattume. Rifiuti di
qualità, intendiamoci, alta tecnologia che però ora è solo spazzatura
che saetta a velocità inimmaginabili intorno alla Terra. Si tratta
soprattutto di frammenti e resti di satelliti. Ma sono così tanti da
formare una sorta di alone che rende ormai praticamente impraticabili
alcune orbite.Si stima che ci siano più di 17000 oggetti
delle dimensioni maggiori di una tazzina da caffè, lanciati a velocità
folle e che potrebbero schiantarsi contro satelliti operativi o
interferire con le molte missioni spaziali intorno al nostro Pianeta.
Anche un solo bullone, a quella velocità, è come un proiettile e
potrebbe mandare in pezzi sensori e parti di satelliti, oltre ad essere
un pericolo per i futuri programmi spaziali. Parte di questa spazzatura è
perfino esplosiva. Dinamiche insomma che ricordano il recente film di
fantascienza Gravity. Un problema che in pochi decenni è passato da inesistente a preoccupante.
Ripulire
l’orbita terrestre è però un affare complicato e costoso. Con il varo
del programma e.DeOrbit, l’Agenzia Spaziale Europea ha mosso un primo
passo in questo senso. Entro il 2021 il satellite e.DeOrbit potrebbe
essere in grado di "arpionare" oggetti come satelliti defunti e
abbandonati e così catturarli. Attingendo dall’arte della pesca d’altura
gli scienziati stanno ancora valutando l’uso di
tentacoli meccanici e reti speciali.
Rimane ancora la questione
di come frenare gli oggetti arpionati, e di cosa farne poi. Già, perchè
cosa fare poi di questo ammasso di rifiuti è ancora da vedere. Una
ipotesi è di portare tutto ad una orbita più bassa e lasciare che
l’atmosfera faccia il resto, disintegrando l’ammasso. Operazione
possibile, ma complessa, visto che tutto ciò andrebbe fatto in settori
oceanici e quindi disabitati.
Jacopo Pasotti
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