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Sunday, July 13, 2014

Migranti, la Svizzera manda in volo i droni per controllare gli ingressi illegali alle sue frontiere

Con gli occhi digitali sempre aperti. Secondo Amnesty International, tra il 2007 e il 2013, l'Ue ha speso quasi 2 miliardi di euro per proteggere le sue frontiere esterne, a fronte di soli 700 milioni di euro per il miglioramento della situazione di richiedenti asilo e rifugiati all'interno dell'Ue nello stesso periodo

 Migranti, la Svizzera manda in volo i droni per controllare gli ingressi illegali alle sue frontiere 

MILANO - La Svizzera sta rinnovando la flotta di droni per passare a setaccio le frontiere ed evitare ingressi illegali. Particolarmente utili d'estate, quando le condizioni climatiche sono migliori e possono decollare dall'aeroporto di Payerne per sorvolare le montagne del Giura. "Abbiamo una collaborazione con Skyguide grazie all'esercito, a cui appartengono i droni", spiega Jacques Javet, responsabile stampa delle guardie frontaliere. "Utilizziamo semplicemente le loro immagini video e li guidiamo nel riconoscere il terreno; li prenotiamo per delle missioni specifiche, secondo una pianificazione concordata con l'esercito".

Gli occhi digitali. In realtà, già dal 2001 le Forze armate hanno in dotazione alcuni aerei senza pilota, gli ADS 95 Ranger, ma hanno subito delle critiche per il rumore dei motori, relativamente fastidioso durante la notte. Ad una velocità media tra i 90 e i 200 chilometri orari, questi droni volano a 1000 metri di altitudine, ma all'occorrenza possono salire fino a 5500. Con gli occhi digitali sempre aperti: "Sono dotati - spiega Javet - di videocamere termiche. Quando vediamo persone sospette, mandiamo una pattuglia sul posto per procedere ad un controllo. Sono telecomandati come in un videogioco, con un joystick, ma i contorni delle immagini che catturano restano sfuocati. A secondo della macchia di colore, però, capiamo se si tratta di una persona, un animale, o una macchina in movimento".

Testati in Israele. Per rinnovare la flotta, l'esercito svizzero ha scelto gli Hermes 900 HFE (droni di ricognizione non armati) dell'industria israeliana Elebit Systems, ad un costo di circa 250 milioni di franchi, secondo il Dipartimento federale della Difesa. Questi droni di nuova generazione, molto più silenziosi, possono volare indipendentemente dalle condizioni meteo e passano da un'autonomia in volo di 4 a 40 ore. Ma, soprattutto, in Israele hanno già dato prova di forte affidabilità nel bloccare gli ingressi illegali di migranti.

I costi della Fortezza Europa. I droni svizzeri sono parte degli investimenti per recinzioni, sistemi di sorveglianza e pattugliamento delle frontiere con cui tutti gli Stati europei provano, illusoriamente, ad arginare il flusso dei migranti irregolari. Secondo Amnesty International, tra il 2007 e il 2013, l'Ue ha speso quasi 2 miliardi di euro per proteggere le sue frontiere esterne, a fronte di soli 700 milioni di euro per il miglioramento della situazione di richiedenti asilo e rifugiati all'interno dell'Ue nello stesso periodo. Sul sito di Frontex, l'Agenzia per la gestione delle frontiere esterne dell'Ue rivendica le azioni di rimpatrio finanziate. Per l'Italia, nel 2014 ne vengono riportate tre, con i relativi costi, tutte verso la Nigeria: il 14 maggio (budget 341.474,98 €); il 19 marzo (budget 395.953,51 €), con un volo Roma-Lagos che trasportava 50 immigrati irregolari (29 dall'Italia, 21 da altri Paesi) e 153 membri dello staff; il 16 gennaio (budget Frontex  2.331,37 €).

Svuotare il mare con un cucchiaino. Eppure, nonostante le politiche "dure" della Fortezza Europa, il flusso di immigrati irregolari verso il Vecchio Continente non si è fermato e difficilmente si fermerà. L'Europa che spende 740mila euro per rimpatriare un centinaio di migranti è la stessa regione dove vivono oltre 3 milioni di persone senza permesso di soggiorno e dove, secondo le stime, entrano irregolarmente almeno 100 mila persone all'anno dal Mediterraneo e dalle frontiere terrestri orientali, mentre altre centinaia di migliaia arrivano nei nostri aeroporti con visti che poi lasceranno scadere.

La fabbrica della clandestinità. "Non sapevo come fare a venire regolarmente in Italia. L'unico modo era il deserto, la Libia e il Mediterraneo", spiega Idriss che è arrivato dal Ciad nel 2006 e ha ottenuto la regolarizzazione dopo sei anni. Idriss ha centrato il problema: le politiche restrittive alla lunga creano clandestinità. Spesso, infatti, per i migranti è quasi impossibile entrare "con le carte in regola" nel nostro continente. E così, l'immigrazione irregolare rimane l'unica strada.  


Fonte 

Commento di Oliviero Mannucci: Se i soldi che vengono spesi per Frontex & C. venissero utilizzati in maniera mirata per creare dei centri di raccolta dei richiedenti asilo o dei migranti nei paesi dai quali partono pagando scafisti senza scrupoli, si potrebbe identificare ogni migrante o richiedente asilo e respingere tutti coloro che non hanno i requisiti  per essere accolti in Europa. Mi riferisco a delinquenti vari naturalemente, ne abbiamo già abbastanza da noi, a partire dalla nostra classe politica, nelle banche, e in generale in tutti i posti di potere. Tutti gli altri migranti, persone oneste o in fuga da paesi in guerra, potrebbero essere identificati e distribuiti in maniera equa fra i vari paesi della comunità europea, dove i richiedenti asilo verranno accolti e aiutati, i migranti semplici, avviati all'integrazione sociale e lavorativa. In questo modo gli scafisti rimerrebbero disoccupati e morirebbe meno gente bisognosa. Un Europa, che dice di avere delle radici cristiane, non può ignorare questo problema semplicemente mettendo la testa sotto la sabbia. I veri cristiani non si comportano così.


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