Greenpeace stima che gli incendi in corso nei boschi attorno alla centrale nucleare di Cernobyl rischiano di causare una notevole dispersione di radioattività.
A causa della notevole contaminazione delle foreste e dei terreni
attorno alla centrale, i quantitativi totali di materiali radioattivi
rilasciati da questi incendi potrebbero essere potenzialmente
equivalenti a quelli di un incidente nucleare rilevante.
Ventinove anni dopo l’esplosione della centrale, l’incidente a Cernobyl non è ancora un capitolo chiuso.
Sulle foreste e sui terreni attorno alla centrale si sono depositati,
infatti, quantitativi notevoli di sostanze radioattive molto pericolose
come il cesio 137, lo stronzio 90 e il plutonio 239. Gli incendi del 2010 hanno già disperso in atmosfera radioattività dal suolo, dagli alberi e dalle altre piante.
I primi incendi nell’area sono stati segnalati il 26 aprile, giorno dell’anniversario del disastro avvenuto nel 1986. La radioattività è rilasciata in atmosfera dai fumi dell’incendio
e dispersa a seconda dell’andamento dei venti, dell’altezza del
pennacchio di fumo e altri fattori metereologici. In incendi precedenti
la radioattività è arrivata fino alla Turchia. Sulla base di dati
satellitari, gli esperti di Greenpeace stimano che gli incendi abbiano
interessato un’area complessiva di circa 13.300 ettari, di cui 4.100
ettari sono effettivamente andati a fuoco.
L’incendio
non ha raggiunto, al momento, l’area più contaminata attorno alla
centrale ma le fiamme sono adesso a 15-20 chilometri dal sito.
All’inizio di quest’anno è stata presentata un’analisi dettagliata sui
rischi da incendio a Cernobyl: la conclusione è stata che nel caso
peggiore il rilascio di radioattività in atmosfera potrebbe equivalere a
un incidente di livello 6 della scala INES (International Nuclear
Events Scale). Sia l’incidente di Cernobyl che quello di Fukushima sono
stati collocati al livello 7 della scala INES.
Potremo
costruire un altro sarcofago attorno alla centrale, ma è impossibile
costruirne uno per coprire tutta l’area pesantemente contaminata attorno
all’impianto. Dopo ventinove anni, i rischi di rilascio di
radioattività dall’area non sono sotto controllo e ciò può comportare
ulteriori dispersioni di radioattività sull’Europa.
Come a Cernobyl, in Ucraina, notevoli quantitativi di radioattività si
sono depositati anche nelle foreste attorno alla centrale di Fukushima,
in Giappone. A dispetto degli sforzi delle autorità giapponesi, la
decontaminazione completa dei villaggi, delle campagne e delle foreste
attorno alla centrale esplosa nel 2011 è impossibile. Uno stock notevole
di materiali radioattivi rimarrà depositato per tempi molto lunghi con
rischi di incendio e di dilavamento verso aree più densamente popolate.
Una situazione particolarmente preoccupante si registra con lo
scioglimento delle nevi, in primavera, o durante piogge particolarmente
forti che possono disperdere la radioattività in terre, fiumi e laghi.
Fonte
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