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Tuesday, April 17, 2012

Rianalizzati i dati di Viking del 1976: evidenze di attività microbica

Dopo 36 anni rivisti con nuove tecniche i dati delle sonde Nasa. I risultati confermano l’esistenza di attività microbica

MILANO - Da un nuovo tipo di analisi, squisitamente matematica, sui dati raccolti 36 anni fa (1976) dalle sonde americane Viking che atterrano su Marte, arriva una risposta sorprendente: il pianeta rosso ospita forme di vita elementari a livello microbico. Il nuovo studio è stato coordinato dall’italiano Giorgio Bianciardi, docente all’Università di Siena, in collaborazione con Gilbert Levin dell’Arizona State University, a suo tempo principal investigator di uno degli esperimenti Viking, e con Joseph Miller neurobiologo dell’Università del Sud California.

VIKING - Pubblicato sull’ultimo numero dell’International Journal of Aeronautical and Space Sciences, l’articolo è destinato a riaccendere le polemiche sul controverso e ricorrente problema dell’esistenza di vita su Marte. Una rievocazione preliminare è d’obbligo, dato il tempo trascorso. Nel 1976 il nostro vicino di casa planetario fu visitato da due sonde della Nasa, le Viking appunto. Entrambe misero un orbiter attorno a Marte, destinato a fotografarlo da vicino; entrambe fecero poi atterrare due lander, uno all’equatore, l’altro a circa 6 mila km più a nord. Fu una delle imprese più spettacolari e fortunate della storia dell’esplorazione automatica dello spazio. Dai lander venne fuori un braccino che raccolse un po’ di terriccio marziano e lo sottopose a quattro tipi di esperimenti diversi, tutti miranti a stabilire se sul pianeta c’è attività biologica, almeno a livello elementare.

ESPERIMENTI - In un esperimento il terriccio fu riscaldato e i gas che liberati vennero analizzati con spettrometri di massa; in un altro, al campione marziano furono aggiunte sostanze nutrienti e, anche in questo caso, analizzati i rilasci gassosi. Negli altri due esperimenti i nutrienti contenevano un isotopo del carbonio (14C) come tracciante per seguire gli eventuali processi di elaborazione delle sostanze da parte dei presunti microbi marziani. Ebbene, solo l’esperimento denominato Labeled Release (rilascio marcato) diede risultati positivi, con la liberazione di piccole quantità di anidride carbonica marcata dall’isotopo radioattivo (14CO2), subito dopo l’aggiunta di un brodo nutritivo. Secondo i coordinatori del test, era la prova che microorganismi presenti nel terriccio avevano metabolizzato i nutrienti. Poiché gli altri tre tipi di analisi non furono risolutivi, si pensò che Labeled Release fosse stato ingannato da processi ossidativi fisico-chimici che non c’entravano niente con il metabolismo di eventuali batteri marziani.

CONTROVERSIA - Lì per lì la questione fu chiusa con la conclusione che non c’era evidenza di vita su Marte. Ma da allora si è sviluppata una controversia scientifica che, periodicamente, vede i sostenitori dei risultati positivi portare nuove elaborazioni dei vecchi dati a sostegno delle proprie tesi. Così, Gilbert Levin, l’ormai anziano papà di Labeled Release, ha colto la palla al balzo quando ha saputo che il ricercatore italiano Giorgio Bianciardi, esperto di sistemi caotici applicati alla biologia, stava applicando un modello matematico in grado di distinguere un processo fisico-chimico dal più complesso processo metabolico di un microorganismo. È nata una collaborazione che ha visto Bianciardi come coordinatore e primo firmatario del nuovo progetto di rielaborazione dei dati raccolti dal Viking; Levin e Miller come co-autori.

NUOVA ANALISI - «La questione è stata riaperta anche alla luce della recente consapevolezza che gli altri tre esperimenti su Viking diedero risultati problematici a causa della scarsa sensibilità», spiega Bianciardi. «Dopo aver lavorato intensamente al recupero dei dati ormai vecchi e in parte abbandonati, abbiamo sottoposto ad analisi le variazioni di anidride carbonica misurate, all'epoca, sui campioni di suolo marziano. È stato risolutivo», aggiunge Bianciardi, «il confronto delle oscillazioni caotiche registrate nel terreno marziano con quelle osservate su campioni di terreno terrestre, sia popolato da forme di vita, sia sterilizzato. Ora possiamo concludere che sui campioni analizzati da Labeled Release ci fossero attività biologiche».

FUTURE MISSIONI - Ovviamente l’ultima parola spetterà alle future missioni marziane che prevedono la ricerca di vita elementare su Marte, come Curiosity che atterrerà in agosto e potrà individuare, fra l’altro, molecole organiche complesse, e Astrobiology Field Laboratory, la cui discesa è prevista attorno al 2016, e che sarà capace di analisi molto più raffinate e risolutive.

Franco Foresta Martin

La verità prima o poi viene a galla, sempre!

Oliviero Mannucci

Cari lettori, ripubblico per l'ennesima volta questa notizia, perchè ci tengo che si sappia. Su Marte c'è vita, i marziani esistono, ufficialmente sono microbi, in realtà sono pesci. Quante volte in passato leggendo questo mio blog avete letto questa mia affermazione riferita proprio alle sonde Viking? Chi ha buona memoria sicuramente se lo ricorda, ma comunque le mie affermazioni a tal riguardo sono ancora tutte li, nero su bianco, nelle pagine di questo blog. Ma chi mi conosce ancora meglio, le avrà trovate scritte anche su alcuni miei articoli scritti su ASTROMISTERI e chi è di Siena, le avrà ascoltate alcuni anni fa su Radio Siena, in una mia trasmissione in diretta, dove parlavo proprio di Marte e della vita presente su di essa. Se poi si considera che il sottoscritto collabora anche con l'Università di Siena, dove il Prof.Bianciardi ha collaborato alla scoperta, se uno più uno fa due, due più due fa quattro. La matematica non è un opinione. Ora, il problema è che la verità non è stata ancora detta tutta, si parla infatti di quello che trovarono le sonde Viking nel 1976, vita microbica. Ma da fonti sicure sò per certo che sotto la superficie marziana, dove scorre acqua calda, vivono diverse specie di pesci. Ma questo ce lo diranno tra altri 36 anni, forse! Nel frattempo, come dico sempre imparate a dubitare delle versioni ufficiali, perchè prima o poi vengono smentite dai fatti.

Leggete questo mio articolo pubblicato su questo blog il 18 Settembre del 2010:

ECCO PERCHE' LE SONDE VIKING NON RILEVARONO TRACCE DI VITA SU MARTE

Un gruppo di scienziati, di vari enti e università in USA, ha scoperto perché le due sonde nel 1976, non furono in grado di rilevare l’esistenza di forme di vita sul pianeta rosso

di Oliviero Mannucci

Nel Novembre del 2004 sul magazine “Science” in un articolo intitolato
“ Mars-like Solis in the Atacama Desert, Chile, and Dry Limit of Microbial Life” vennero pubblicate le conclusioni di un gruppo di scienziati della NASA, della Universidad Nacional Autonoma del Messico, della Louisiana State University e di altri centri di ricerca, a proposito del motivo per cui le sonde Viking non furono in grado di rilevare tracce di vita su Marte. Questo alla luce di alcuni studi compiuti nel deserto più asciutto della Terra, il deserto cileno dell’Atacama in Cile.
Le missioni Viking della Nasa ( Viking1 e Viking2) dopo le analisi biologiche del terreno marziano, diedero dei risultati molto controversi. Se da una parte vi erano le evidenze di una qualche attività biologica dall’altra vi erano degli indicatori che ne smentivano l'evidenza. Alcuni scienziati, sostennero che le due sonde inviate su Marte, per come furono concepite non fossero in grado di svolgere in maniera corretta i compiti a loro affidati. Nel 2006 si sono quindi recati nel deserto dell’Atacama a ripetere gli stessi esperimenti compiuti dalle sonde Viking. Lo studioso Rafael Navarro-Gonzales utilizzando un gascromatografo di fatto non rilevò, esattamente come era accaduto su Marte, l’esistenza di nessuna forma di vita microscopica. Cosa che era chiaramente impossibile. I risultati di questa indagine, furono giudicati dal team di scienziati, piuttosto insoliti, ma illuminanti. Le analisi infatti pur essendo state effettuate in un ambiente desertico, ma comunque in un habitat esposto all’atmosfera terrestre avrebbe dovuto rilevare una qualche forma di vita. Ce n’era dunque abbastanza per decidere di andare in fondo alla faccenda e così fu fatto. Il principale ricercatore della missione scientifica, dott.Chris McKay dichiarò: “ Se il Viking fosse atterrato non su Marte, ma nella parte più asciutta del deserto dell’Atacama (sulla Terra quindi) ed avesse fatto esattamente gli stessi esperimenti non avrebbe trovato nulla” La Terra quindi sarebbe stata risultata un pianeta senza vita . Il dott. Fred A.Rainey, dell’Università di Stato della Luisiana, che si occupa dello studio di microrganismi in ambienti estremi disse: “ L’Atacama è l’unico posto della Terra dove ho prelevato campioni del terreno per sviluppare i microrganismi in laboratorio e non si è sviluppato nulla”. Questa constatazione assai curiosa, ha spinto il team di scienziati a procedere nelle loro ricerche e , a sorpresa, durante gli studi, il team in questione ha scoperto che la “morte” di quell’ambiente è solo apparente. I materiali organici, nel deserto dell’Atacama esistono, ma ad una profondità tale e a tali temperature da non essere rilevabili dalle sonde NASA. Secondo questo team di ricercatori, il risultato ottenuto da questa ricerca assume un importanza fondamentale, da tenere assolutamente in considerazione per la preparazione delle future missioni marziane al fine di prevedere strumentazioni ed esperimenti che possano evitare errori valutativi come quelli nei quali sono incappate le sue sonde Viking. Il deserto dell’Atacama, nel quale piove una volta ogni 10 anni, è un ambiente ideale per sviluppare strumenti d’analisi sofisticatissimi capaci in futuro di esaminare, senza compiere errori grossolani, il terreno marziano. Il deserto dell’Atacama, che per le sue peculiarità ospita anche i quattro telescopi da 8.4 metri dell’ESA, si è formato 15 milioni di anni. 50 volte più arido della “Valle della Morte” californiana e quindi “virtualmente” sterile come sembrava sterile Marte alle sonde Viking nel 1976. In teoria quindi, gli errori compiuti nel 1976 nella progettazione degli esperimenti compiuti dalle sonde Viking, non dovrebbero essere stati ripetuti dalla sonda Phoenix, scesa lo scorso anno su Marte, gli strumenti presenti a bordo ulteriormente perfezionati grazie all’esperianza acquisita e grazie al naturale progredire della tecnologia dal 1976 ad oggi, dovrebbe aver fornito questa volta dei risultati inequivocabili e difficilmente confutabili. La ricerca della quale vi ho riferito è stata possibile grazie a diverse istituzioni scientifiche grazie anche alla “NASA’s Astrobiology Science and Technology for Exploring Planets program” . Nel 2004, questo sembrava l'inequivocabile segnale che la NASA volesse andare a fondo della questione “ricerca vita su Marte”. A tratti però mi sorge sorge un dubbio, più che legittimo; non è che la NASA “insegue” una verità che le è già nota. Se fosse veramente così, c’è da sperare nel fatto che a fronte delle spese “astronomiche” sostenute per la ricerca della vita sul pianeta rosso, gli USA non permetteranno a nessuno di batterla su questo fronte e quindi anche se per vari motivi attualmente tarda ad ufficializzare una così importante scoperta , sarà sempre lei stessa, quando reputerà giusto farlo, “illuminare” il mondo su tale verità.



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