Un'imponente manifestazione per protestare contro il riavvio di una centrale nella prefettura di Fukui
[ 30 luglio 2012 ]
In Giappone si susseguono grandi manifestazioni anti-nucleari. L'ultima si è tenuta a Tokyo il 29 luglio per protestare contro il riavvio di una centrale nucleare nella prefettura di Fukui. I manifestanti si sono riuniti all'Hibiya Park nel centro di Tokyo, per protestare contro il riavvio dei reattori 3 e 4 della centrale nucleare di Ohi, sulla costa del Mar del Giappone. Rispetto alle prime timide manifestazioni dopo il disastro nucleare di Fukushima Daiichi, che vedevano la partecipazione di attivisti ambientalisti, si è notata la forte presenza di donne, bambini e persone anziane. Si è trattato di una manifestazione molto rumorosa, scandita dal frastuono dei tamburi, con cartelli e striscioni con scritto "We don't need nuclear power plants" e "No restart of nuclear reactors". I manifestanti hanno marciato verso la sede della ormai famigerata Tokyo electric power company (Tepco), il gestore ormai in bancarotta della centrale nucleare di Fukushima Daiichi e poi si sono diretti verso il ministero dell'Energia. La serata è finita con un sit-in al lume di candela che ha circondato la Dieta, il Parlamento giapponese.
Questa volta ci sono stati anche tafferugli tra manifestanti e poliziotti, segno di una tensione crescente tra le istituzioni ed un movimento molto informale che ha risposto agli appelli on-line della Metropolitan coalition against nukes. Immancabile la guerra delle cifre: 200.000 partecipanti per gli organizzatori, 14.000 per la polizia che però era molto nervosa ed aggressiva verso un movimento che sta crescendo e che non sembra voler mollare ed ogni settimana organizza affollate manifestazioni come quella tenutasi il 16 luglio a Tokyo davanti all'ufficio del Primo Ministro, le più grande manifestazione anti-nucleare dopo il disastro di Fukushima Daiichi.
La risposta delle istituzioni giapponesi e degli organismi internazionali a queste crescenti preoccupazioni della popolazione è sconsolante e ripercorre le vecchie strade della minimizzazione e della tranquillizzazione "tecnica" che hanno fatto naufragio con il terremoto/tsunami dell11 marzo 2011.
Mentre a Tokyo la gente protestava, una delegazione dell' International atomic energy agency (Iaea) ha iniziato l'ispezione dell'impianto nucleare di Onagawa, nella prefettura di Miyagi, uno dei tanti che è stato colpito dal terremoto dell'11 marzo. Il team Iaea, composto da 18 esperti di terremoto e di costruzioni, vuole raccogliere dati sull'impatto del terremoto sulla struttura e sui sistemi elettrici della centrale nucleare.
Sujit Samaddar, a capo dell'International seismic safety center dell'Iaea, ha spiegato al network radiotelevisivo giapponese Nhk che il team sta discutendo delle procedure di lavoro con la Tohoku electric power company, che gestisce la centrale e il governo giapponese.
Ora gli esperti dell'Iaa stanno controllando a tappeto la già "sicurissima" centrale di Onagawa e il 2 agiosto dovrebbero entrare negli edifici dei reattori della centrale per controllare la situazione delle piscine del combustibile nucleare ed i principali dispositivi di sicurezza, inclusi i sistemi di raffreddamento. Quando il terremoto 11 marzo ha la centrale di era 6-minus sulla scala sismica giapponese che va da 0 a 7. Diversi contenitori di barre di combustibile del reattore 3 sono stati danneggiati. E' la prima volta che l'Iaea fa una valutazione per aumentare la resistenza terremoto in un impianto e l'agenzia Onu dice che condividerà i risultati con i Paesi membri. Viene da chiedersi a cosa siano serviti gli "stress test" all'europea avviati e svolti dal Giappone nelle sue centrali e che hanno permesso la riapertura dei rattori nucleari
L'altra operazione messa in atto per "tranquillizzare" la gente e distoglierla dalle argomentazioni di chi protesta sono le esercitazioni. Oggi la Tepco ha simulato un grande terremoto nella capital del Giappone. Circa 300 persone, tra cui il nuovo management della Tepco, ormai commissariata dal governo, si no esercitate a reagire ad uno scenario apocalittico (ma molto cncreto) di un terremoto di 7,3 gradi che avrebbe colpito la Koto Ward vicino alla baia di Tokyo Bay. Si tratta di un sisma della scala 6 giapponese.
In questa situazione virtuale la Tepco, a differenza del disastro di Fukushima Daiichi, ha ripristinato le linee interrotte, tenuto in funzione le centrali termiche e previsto la chiusura di centrali nucleari, utilizzando anche utilizzato un sistema di videoconferenza per il monitoraggio dell'impatto del terremoto sulla 2 centrali nucleari della Tepco nella prefettura di Fukushima, a nordest di Tokyo. L'utility dice che così «spera di ripristinare la fiducia dell'opinione pubblica nella sua capacità di gestione delle crisi mettendo ripetutamente in scena tali esercitazioni». Ma la cosa sarà molto difficile: i giapponesi non si fidano più della Tepco e dell'intera lobby nucleare dopo la tragedia di Fukushima Daiichi che ha messo impietosamente in luce tutte le bugklie sul nucleare "supersicuro" del Giappone.
Domenica, proprio mentre a Tokyo a gente protestava, in tutto il Giappone si sono tenute esercitazioni di evacuazione nel caso di un enorme tsunami. 2.000 persone hanno partecipato ad una simulazione a Tanabe City, Wakayama simulando la reazione ad un terremoto al largo della costa del Pacifico che causerebbe uno tsunami con onde di 12 metri. La gente è fuggita sugli edifici più alti o nelle colline circostanti designate come siti di evacuazione. Una nave della guardia costiera giapponese ha ordinato ai pescherecci di spostarsi rapidamente a circa 5 km dalla costa, dove il mare è abbastanza profondo per ridurre l'effetto di uno tsunami sulle barche. Ai pescatori ci sono voluti circa 30 minuti per raggiungere le con circa 30 metri di profondità. Un funzionario del governo locale ha detto all'Nhk che molte barche da pesca sono state colpite dal disastro dell'11 marzo e i pescatori vogliono proteggersi da un evento simile.
Fonte: http://www.greenreport.it
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