Gli italiani piloteranno il rover della Nasa sul Pianeta Rosso
Intervista a Lori Garver, amministratore associato della NASA
PARTENZA - L’imminente partenza dei tecnici italiani è emersa dalla celebrazione dei vent’anni trascorsi dal primo volo di un astronauta italiano: Franco Malerba sullo shuttle Atlantis il 31 luglio 1992. Accompagnava il satellite a filo Tethered. «Quando partii – ricordava Malerba ¬- mi dissi ‘finalmente’, perché avevo incominciato a prepararmi ancora nel 1977 quando ero stato selezionato dall’ESA. Erano passati 15 anni». Assieme a Malerba nella nuova sede dell’ASI a Roma, e al ministro per l’Università e la Ricerca Francesco Profumo («non dobbiamo tagliare i fondi per la ricerca», ha sottolineato) c’erano gli altri astronauti italiani saliti in orbita, Umberto Guidoni, Maurizio Cheli, Roberto Vittori più le due matricole: Luca Parmitano (in diretta dalla Nasa a Houston) che partirà l’anno prossimo e Samantha Cristoforetti nel 2014.
COLLABORAZIONE - Ma oltre il primo balzo di Malerba sono anche 50 anni che l’Italia collabora con la Nasa. Proprio mezzo secolo fa l’accordo venne firmato dal vicepresidente americano Lindon Johnson per il programma San Marco del professor Luigi Broglio dell’Università “La Sapienza” di Roma. «La collaborazione continuerà – ci ha precisato Lori Garver, amministratore associato dell’ente spaziale americano – e avrà come elemento fondamentale la stazione spaziale internazionale, e quindi i voli di altri astronauti italiani. In questo modo prepareremo anche le future tappe».
Ma la collaborazione con l’Esa europea – le chiediamo - è diventata difficile e la Nasa ha cancellato la partecipazione alla missione marziana ExoMars. Potrà cambiare?
«Ci sono dei momenti critici ma esistono con l’Europa buoni rapporti come dimostra proprio la collaborazione con l’Italia. Continueremo insieme con la stazione e il volo umano».
La Nasa sta costruendo il grande e potente razzo vettore SLS che farà il primo volo nel 2017 e il secondo nel 2021. Come mai un intervallo tanto lungo?
«Il profilo del nostro budget attuale di due miliardi di dollari all’anno prevede queste due missioni, la seconda con il primo equipaggio umano. Intanto dobbiamo sviluppare le capacità per volare verso gli asteroidi nel 2025 e verso Marte nel 2030».
Come mai la Nasa non propone un piano preciso per l’esplorazione spaziale, oltre le generiche indicazioni degli asteroidi e di Marte?
«Noi lo riteniamo un piano specifico. Ma intanto dobbiamo raccogliere esperienze e sviluppare abilità lavorando sulla stazione spaziale. Inoltre è necessario effettuare altre missioni robotiche. Così potremo definire meglio gli obiettivi già indicati per il 2025 e il 2030».
Permetterete ai privati di compiere spedizioni oltre la stazione spaziale?
«Sosteniamo un programma per aiutare lo sviluppo di nuove tecnologie e spingere oltre le frontiere. I privati hanno anche il mercato aperto per il lancio di satelliti per telecomunicazioni, per l’osservazione della Terra e il trasporto di materiali verso la stazione spaziale internazionale utilizzando veicoli con o senza equipaggio. Ma il trasporto di astronauti deve essere ancora provato ed è il prossimo passo. Solo dopo si potrà guardare oltre».
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