Se mai in futuro una colonia umana abbandonerà la nave Terra per trasferirsi sulla Luna, saranno radicali i cambiamenti a cui andrà incontro la vita di tutti i giorni. Uno di questi, forse il meno epico a cui pensare, eppure essenziale per la sopravvivenza, riguarderebbe l’approvigionamento di acqua. Sulla Luna, non ci sono sorgenti che sgorgano dalle rocce, né fiumi, mari o laghi superficiali. C’è acqua – ormai è assodato – ma è intrappolata nel sottosuolo. E soprattutto non è la stessa acqua che siamo abituati a bere sulla Terra: ha un sapore, un colore e una composizione chimica diversa dall’acqua che esce dai nostri rubinetti.

L’acqua di Luna arriva da molto lontano, dicono questa settimana su Nature Geoscience ricercatori statunitensi e giapponesi. A portarla lì sarebbero state le comete. Che avrebbero “inondato” il suolo lunare solo in seguito al grande impatto, tra la Terra e un meteorite, che si presume abbia causato la formazione del nostro satellite. Le analisi dei campioni di rocce lunari, prelevati durante le missioni Apollo tra il 1969 e il 1972, portano a escludere che sulla Luna siano finite “pozzanghere” degli oceani terrestri, quando un pezzo del nostro pianeta si è staccato e ha iniziato a orbitare intorno alla Terra. Le caratteristiche geochimiche tra i liquidi, per esempio il rapporto tra deuterio e idrogeno, sono chiaramente differenti e incompatibili. Al contrario, coincidono in modo sorprendente con alcune comete.

Il gruppo guidato da James Greenwood, professore della Wesleyan University di Middletown, Connecticut, fa anche nomi e cognomi degli “innaffiatoi” spaziali: Hale-Bopp, Hyakutake e P/Halley. Ecco le comete che hanno fatto il bagno alla Luna. Le impronte chimiche parlano. Se l’origine dell’acqua sulla Luna ha così trovato una spiegazione convincente, lo stesso non si può dire dell’oro blu che ricopre oltre il 70 per cento della superficie terrestre. Da dove provenga l’acqua dei nostri oceani resta, infatti, ancora un mistero.

Ma non è l’unica “breaking news” sul nostro satellite, incessante fonte di soprese. Di pochi giorni fa è la conferma che anche nella Luna batte un cuore. Precisamente, un nucleo solido e ricco di ferro simile a quello della Terra, avvolto da un ‘guscio’ fluido. Anche questa scoperta, pubblicata su Science, è figlia dei dati raccolti negli anni ’70, all’epoca delle missioni Apollo. Grazie a tecniche per l’analisi sismologica di ultima generazione, gli esperti della NASA hanno potuto misurare che il cuore cuore solido della Luna ha un raggio di 240 chilometri, mentre lo strato fluido che lo circonda ha un raggio poco maggiore, di circa 330 chilometri.

Fonte: http://www.media.inaf.it/